SOTTO COPERTURA

2015Miniserie di due puntate, 2 3 novembre 2015 su Rai 116+  

Nel novembre del 2010 una squadra appositamente costituita dal capo della Squadra Mobile di Napoli Vittorio Pisani (nella fiction, l’attore Claudio Gioè, che lo impersona, assume il nome di Michele Romano), riesce a catturare il boss del clan dei Casalesi Antonio Iovine dopo 14 anni di latitanza. La miniserie ricostruisce, romanzandola ma conservando i fatti essenziali, il lungo e meticoloso lavoro degli inquirenti fatto di intercettazioni e di pedinamenti. Hanno individuato in Anna, un possibile tramite per raggiungere il boss: si tratta di una ragazza che periodicamente va a trovarlo nel suo rifugio. La pista sta per dare i suoi frutti quando Anna si innamora di un bravo ragazzo, Emilio, che gli prospetta una vita normale e felice. Anna ha il coraggio di rifiutarsi di continuare a incontrare Iovine: per la squadra investigativa ciò comporta la perdita di una pista importante. Nel frattempo il boss non ha gradito affatto il comportamento della ragazza.. 

La miniserie racconta, in modo in parte romanzato, la cattura di Antonio Iovine, boss del clan dei casalesi. Un poliziesco che evidenzia l’umanità dei protagonisti e la forza semplice ma seducente del bene che riesce a penetrare anche nei contesti più difficili


Valori Educativi



La ferma volontà di ristabilire la giustizia consente a una squadra di poliziotti di conseguire brillanti risultati; la forza semplice ma seducente del bene riesce a penetrare anche nei contesti più difficili. Presenza di rapporti prematrimoniali

Pubblico

16+

Alcune sequenze di rapporti amorosi con nudità. Scene di sparatorie e di un pestaggio nei limiti del genere

Giudizio Artistico



Un racconto che rende bene l’umanità dei protagonisti, che non vivono del solo lavoro ma amano, soffrono e hanno le loro debolezze. Qualche incertezza sul fronte del realismo di certi passaggi.

Cast & Crew

Our Review

Gli spettatori, vedendo la miniserie Sotto copertura, avranno potuto emettere un sospiro di sollievo. Dopo il film Gomorra e la serie omonima, finalmente hanno potuto godersi il racconto (vero) di come anche nel napoletano la polizia sia riuscita a conseguire importanti successi. Nella fiction non mancano riferimenti al sacrificio di don Giuseppe Diana, anche lui ucciso per mano del clan dei casalesi e ci sono anche alcuni cenni patriottici come non se ne sentivano da tempo: l’importanza di non emigrare ma di restare nel proprio paese per renderlo migliore. Risalta in particolare la figura del commissario Michele Romano che mostra bene come il conseguire un successo di questo genere non sia frutto solo dell’impiego di impiego di sofisticati meccanismi di intercettazione e di elevata professionalità ma di ferma, irremovibile volontà di raggiungere l’obiettivo, a costo di molti sacrifici. Il pubblico ha risposto in modo particolarmente positivo: le due puntate, trasmesse su Rai1 lunedì 2 e 3 novembre in prima serata, hanno guadagnato il primo posto come indice di ascolto.

La cattura di Antonio Iovine, boss del clan de Casalesi, latitante da 14 anni è risultata un’operazione complessa, che ha comportato mesi di intercettazioni e di pedinamenti da parte di una squadra appositamente costituita dal capo della squadra Mobile di Napoli. La miniserie sviluppa il racconto in due percorsi sempre molto intrecciati: il meticoloso lavoro di intercettazione e i molteplici tentativi di catturare il camorrista da parte della squadra mobile, dall’altra il racconto dei non pochi problemi personali dei suoi componenti. Se il commissario Romano non riesce ad accettare la partenza della figlia maggiorenne che ha deciso di andare a studiare a Dublino, i due agenti Arturo e Salvo hanno seri problemi con le loro mogli (Salvo è già divorziato) a causa delle loro continue assenze da casa.  L’agente Rossana, ha avuto il fidanzato ucciso dagli uomini di Iovine e il giovane Antonio ha voluto caparbiamente entrare nella squadra perché aveva conosciuto da vicino don Diana, il sacerdote ucciso dalla camorra.

Siamo quindi profondamente lontani dai polizieschi hard boiled a cui ci siamo assuefatti sia al cinema che alla televisione: racconti con uomini e donne duri e cinici, sia sul fronte dei delinquenti che fra i poliziotti, ormai rassegnati all’esistenza del male. Potremmo parlare, per questa miniserie, di un genere poliziesco dal volto umano.

Il racconto si sviluppa ponendo uguale attenzione anche alla figura del capo camorrista (ottimamente interpretato da Guido Caprino) e agli uomini e donne che ruotano intorno a lui. E’ proprio nel contesto dei “cattivi” che lo sceneggiato introduce un’altra importante linea narrativa: la capacità seduttiva, la forza disarmante del bene. Viene impersonato nella figura di Emilio, un ragazzo terribilmente lineare ed onesto, che cerca “solo” di costruirsi un lavoro dignitoso e sposare la ragazza che ama. Una forza seduttiva che finisce per far breccia nel cuore di Anna, che fino a quel momento non era stata insensibile ai gioielli e alla vita agiata che gli concedeva Antonio Iovine. Sarà proprio la crisi che attraversa Anna a portare a soluzione anche l’operazione della polizia.

Se un racconto di questo genere non ha nessun obbligo di adeguarsi allo stile duro e violento ora in voga, è importante però che mostri di far riferimento a contesti reali. Si tratta di un dettaglio importante perché in questo modo risulta aumentata l’efficacia dei valori che si vogliono rappresentare, che altrimenti finirebbero relegati nel contesto di un racconto favolistico. Indubbiamente le più recenti fiction americane ci hanno abituato a un alto grado di realismo (per il genere poliziesco citerei solo The Wire). Non mancano invece, in questa miniserie, alcuni punti che destano perplessità.
Il commissario Romano aveva avuto l'autorizzazione per allestire un centro per le intercettazioni secondo criteri di massima riservatezza: stranamente vediamo sua figlia entrare e uscire da quell’ambiente molto naturalmente, senza dover bussare a nessuna porta: semplicemente aveva chiesto l’indirizzo alla segretaria del padre.
Non è particolarmente sviluppato, nel racconto (ad eccezione di un breve episodio che si svolge in un bar), il contesto di omertà diffusa che purtroppo protegge i camorristi; sappiamo che, nella realtà, gli abitanti del paesino dove fu catturato Iovine, non furono affatto contenti dell’accaduto: il boss garantiva sicurezza, lavoro e tranquillità a tutti.

La figura di Anna desta la perplessità maggiore: presentata ufficialmente come la donna che si “prende cura” del boss, del tipo preparargli da mangiare, si stenta a non concludere che fosse anche la sua amante (accetta il suo invito a passare un weekend in America, cosi come non disdegna i tanti preziosi regali che riceve) eppure  lo sceneggiato mostra chiaramente in due scene, i  rapporti amorosi fra Anna ed Emilio mentre sorvola su quelli fra Anna e Iovine,  forse per  “preservare” visivamente la sua reputazione.

La miniserie resta comunque un’operazione importante nel contesto della corrente produzione televisiva, perché è in grado di riorientare positivamente un pubblico ormai rassegnato alla supremazia della corruzione e della delinquenza. La realtà non è solo quella raccontata in Suburra.

Autore: Franco Olearo

Details of Movie

Titolo Originale Sotto copertura
Paese ITALIA
Etichetta
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