IL TRENO DEI BAMBINI
Dall’omonimo romanzo di Viola Ardore, racconta un pezzo di storia del secondo dopoguerra: i treni della felicità. Disponibile su Netflix.
Amerigo Speranza è un famoso violinista. Quando sta per andare in scena in uno dei suoi tanti concerti, è raggiunto da una telefonata che lo avvisa della morte della mamma. Inizia, in quel momento, un viaggio della memoria che lo riporta sul finire della Seconda Guerra Mondiale, quando ancora si faticava a venir fuori dai drammi dei bombardamenti alleati. La povertà nella martoriata città partenopea è devastante. E per cercare di mettere un freno alla fame e alla malattia per le inumane condizioni igieniche, un gruppo di donne legate all’allora partito comunista italiano si inventa quelli che erano conosciuti come i “treni della felicità”. Il progetto intende trasferire nel periodo invernale i bambini figli di famiglie disagiate, dandoli in affido, a famiglie disponibili dell’Emilia-Romagna, con l’intento di farli studiare e porli a riparo da una povertà che sembra imbattibile. Il tutto però si scontra con i pregiudizi diffusi di coloro che, in qualche modo, si lasciano condizionare da ideologie partitiche e religiose. Amerigo, uno di questi bimbi, parte. Ed è lì che ha la possibilità di costruirsi un futuro altrimenti impensabile…
Valori Educativi
La generosità delle famiglie che accolgono: a partecipare erano famiglie oggi considerate numerose e che non si posero il problema di accogliere un altro bimbo alla loro mensa. Lo spirito di condivisione e l’aiuto reciproco.
Pubblico
TuttiIl film è privo di scene violente o sensuali. In una scena, si lascia intendere, senza mostrarlo che la mamma del protagonista ha una relazione extraconiugale con un uomo sposato. È consigliabile la visione con l’accompagnamento di un adulto perché alcune prese di posizione del film vanno valutate criticamente. Si carica la mano per la condanna degli atteggiamenti fascisti che, seppur reali, non sono giustificati ai fini del racconto. C’è un velato anticlericalismo manifestatosi nella scena in cui intervengono le suore (che si oppongono al progetto) e nel presentare coloro che sono in disaccordo come fondamentalisti e bigotti cattolici.
Giudizio Artistico
Il film è ben fatto, ma appare un pochino lento. Dosi di umorismo ne aiutano la visione. Bella la fotografia. Alcune scene si sarebbero potute evitare dando maggior spazio al valore del gesto altruistico.
Cast & Crew
Regia
Cristina Comencini
Sceneggiatura
Furio Andreotti
Giulia Calenda
Camille Duguay
Cristina Comencini
Our Review
Un buon film, con la regia di Cristina Comencini (Parenti serpenti, Speriamo che sia femmina, La bestia nel cuore) ricavato dall’omonimo romanzo di Viola Ardore e che ci riporta alla mente la storia raccontata in One life.
Esempi di altruismo e generosità – i cosiddetti “treni della felicità” dovuti ad una iniziativa dell’Unione Donne in Italia – che peccano, seppur leggermente, di un pochino di strumentalizzazione a fini politici: si calca la mano su fatti storici dimostratisi non necessari ai fini del racconto (la condanna delle atrocità fasciste e il velato anticlericalismo).
Il film è emozionante, mette su schermo una generosità che mostra come il popolo italiano sia unico nel suo genere documentando come l’Italia, quella vera e da molti definita (con biasimevole superficialità) sbrigativamente “di provincia” sia capace di andare incontro ai bisogni veri, di tutti coloro che soffrono.
Diciamo subito che a partecipare all’iniziativa, il più delle volte, furono famiglie oggi considerate numerose che non si posero il problema di accogliere un altro bimbo alla loro mensa, nella loro casa, dandogli tutto il necessario per vivere, formarsi, crescere in ambienti sani e lontani dai pericoli della povertà.
È vero che l’idea portante del film è quella che i bambini siano di tutti ma è d’obbligo un necessario distinguo che – con tutte le debite differenze di natura storico-sociale – ci spingono a ricordare che la vera solidarietà deve sempre cercare di essere intrisa di sussidiarietà: tutti devono essere aiutati a casa propria facilitando e migliorando le condizioni di vita in cui si nasce evitando fughe e confermando l’idea inaccettabile che non si possano cambiare le condizioni sociali di un luogo. Ovvio che, in tempo di guerra, tutti i principi debbano essere adattati all’emergenza del momento: e il film racconta questo.
Di certo non possiamo non fare nostra una verità che, in una ricca (soprattutto dal punto di vista storiografico) recensione al film apparsa sulle pagine del Corriere, ci ricorda che tutta la storia altro non è che la dimostrazione di come «dove c’è da mangiare per due, ce n’è anche per tre». E questa è la bella e sempre vera sapienza popolare.
La vicenda raccontata nel film, che interessò circa 70mila bambini italiani fino al 1952, ha, di certo, le sue imperfezioni a partire dal fatto che i primi treni non partirono dal sud ma da Milano mentre l’iniziativa, osteggiata come si è detto da contrapposizioni di tipo ideologico politiche, trovò anche la sufficienza (mista ad una certa diffidenza) da parte dell’ala maschile dell’allora partito comunista italiano che etichettò l’iniziativa con un semplice “roba da donne”.
Mentre consigliamo la visione del film avendo offerto alcune critiche per non essere tacciati di superficialità e approssimazione, possiamo, in ultimo, affermare che il film è un ottimo esempio di cosa possa produrre la dialettica a livello cinematografico: se da un lato cerca di raccontare fatti che portano in sé espressioni di bellezza umana e, quindi, di suo, esemplari, dall’altro deve fare i conti con l’inevitabile eccessiva esemplificazione dovuta ai tempi dello schermo che non sempre è in grado di tenere in debito conto delle mille sfumature positive e negative di cui è fatta la realtà (mai in bianco e nero, ma sempre molto variopinta e colorata).
In fondo, chi ama il cinema non può fare a meno – qualora ci si ritrovi davanti a racconti ispirati a fatti realmente accaduti – di approfondirli personalmente in modo da assimilare quella conoscenza storica che si pone al servizio della vera cultura.
Autore: Enzo Vitale
Details of Movie
Etichetta | FamilyVerde |
---|---|
Paese | ITALIA |
Tipologia | Film |
Tematiche (generale) | Adozione Guerra |
There are no reviews yet.