IL RACCONTO DEI RACCONTI
La regina di Selvascura desidera ardentemente avere un bambino. Per farla contenta, il re uccide un drago marino per estrargli il cuore, unico rimedio alla sterilità secondo le parole di un mago. Il re muore nell’attuare l’impresa ma la regina resta incinta. Sedici anni dopo la regina non riesce a tenere lontano suo figlio dal figlio della sua fantesca che, nel cucinare il cuore del mostro marino, era rimasta incinta anch’essa. I due ragazzi sono gemelli, frutto dello stesso incantesimo e la regina medita l’uccisione dell’ intruso.. Il re di Altomonte cela un segreto: alleva nelle sue stanze una pulce che a furia di mangiare prima diventa gigantesca e poi muore. Sua figlia desidera sposarsi mentre il re, che non vuole lasciarla andar via, indice un torneo di abilità fra i pretendenti, sicuro che nessuno potrà vincere. Appende la pelle delle pulce morta nella sala del trono e invita tutti gli uomini del paese a indovinare quale sia l’animale che ha una simile pelle.. Il re di Roccaforte è un lussurioso e una volta si invaghisce di una donna al solo ascoltare la sua voce. Quando poi riesce a portarla nella sua camera da letto si accorge con orrore che si tratta di una vecchia e la caccia via. La donna incontra una maga che le fornisce una giovinezza temporanea e in questo modo riesce a farsi sposare dal re..
Dalle fiabe di Alessandro Basile, Matteo Garrone trae un film sontuoso e barocco. La piacevolezza estetica non è però accompagnata da un’uguale passione per le storie e interesse per i personaggi
Valori Educativi
Il film prospetta un’umanità prigioniera dei propri istinti e delle proprie passioni, incapace di amare e di rispettare le libertà altrui
Pubblico
18+Alcune scene impressionanti, nudità e sequenze sensuali
Giudizio Artistico
Grandissima cura nei costumi e nella ricostruzione di un seicento fiabesco ma i racconti non emozionano e i personaggi destano poca empatia
Cast & Crew
Produzione
ARCHIMEDE
LE PACTE
CON RAI CINEMA
RECORDED PICTURES
Regia
Matteo Garrone
Sceneggiatura
Edoardo Albinati
Ugo Chiti
Matteo Garrone
Massimo Gaudioso
Our Review
Riproporre una simile quadretto sarebbe stato sicuramente molto divertente ma avrebbe modificato profondamente lo spirito con cui Garrone ha rivisitato Lo cunto de li cunti , opera in vernacolo napoletano di questo autore seicentesco, pubblicato postumo fra il 1634 e il 1636. Matteo Garrone è stato giustamente elogiato per aver portato alla ribalta Alessandro Basile, scrittore poco conosciuto anche da noi, a cui va il merito di aver diffuso antiche favole popolari come Cenerentola, la bella addormentata nel bosco e Il gatto con gli stivali che saranno poi riprese dai fratelli Grimm, ma il criterio con cui il regista ha scelto e riadattato le tre favole che ha portato sullo schermo non sono affatto espressione di uno scrupolo filologico ma di una personale preferenza per certe tematiche. Garrone non tenta di far parlare in napoletano i protagonisti, come nel testo originale, soluzione già adottata in Gomorra, non sceglie le fiabe più burlesche, ambientate fra i popolani del borgo, ma adatta solo storie di re e regine. Trascura le tante, belle storie d’amore che ci ha proposto l’autore (basterebbe pensare a Cenerentola) ma si concentra su amori malati, ossessioni sensuali e pretese impossibili come quella dell’eterna giovinezza. Al contrario l’autore sembra aver sentito l’attrazione per alcune tendenze attuali della produzione internazionale, quando insiste su scene splatter e nell’’impiego frequente di nudi femminili che rimandano alle corti di altri re, in particolare quelle di Il trono di spade.
Nessun protagonista è padrone del proprio destino, ma resta prigioniero di inclinazioni che sono più forti di lui.
In questi scenari dark, non c’è mai un lieto fine e se c’è, è frutto del sacrificio o della morte di qualcuno.
La vita è solo un faticoso gioco di equilibrio (emblematico il finale, dove un equilibrista cammina su una corda tesa tra i torrioni di Castel del Monte) fra forze contrastanti che noi non abbiamo voluto ma che ci sovrastano.
Il film eccelle per la ricchezza dei costumi, le ambientazioni in suggestivi castelli pugliesi e siciliani e la grande cura nella messa in scena. Lo stile visivo adottato non potrebbe esser più diverso rispetto al precedente Gomorra, ma in qualche modo i due lavori si assomigliano: in entrambi ci sono forze che sovrastano i protagonisti (come nell’episodio dei due giovani che provano a violare le leggi della camorra) , e in entrambi l’autore mostra di nuovo la sua debolezza: “una certa mancanza di empatia e di com-passione nel descrivere i personaggi e i loro drammi.” (dalla recensione di Paolo Braga su Gomorra in questo www.Familycinematv.it)
Autore: Franco Olearo
Details of Movie
Titolo Originale | Il racconto dei racconti |
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Paese | ITALIA |
Etichetta | Non classificato |
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