FERNANDA
La vita di Fernanda Wittgens, prima direttrice donna della pinacoteca di Brera e poi impegnata a salvare famiglie ebree dal nazismo. Una storia che è giusto e bello conoscere. Su Raiplay
Fernanda bambina viene portata dal padre alla Pinacoteca di Brera a vedere Il compianto su Cristo morto di Andrea Mantegna e manifesta da subito di comprendere la bellezza dell’arte. I Wittgens sono un’allegra famiglia benestante con sei figli, quattro femmine e due maschi. Laureata in lettere, ottiene alla Pinacoteca di Brera una prima assunzione come operaia avventizia ma in seguito, il direttore della Pinacoteca, Ettore Modigliani, avendone riconosciuto il valore, la nomina a ispettrice. Intanto il partito fascista continua ad accrescere il suo potere e ad allontanare le persone non gradite. E’ quanto accade a Modigliani nel 1940, che nomina al suo posto, come direttrice di Brera, Fernanda. L’Italia è ormai entrata in guerra e La Wittgens si pone fra le sue priorità l’obiettivo di trovare una adeguata protezione ai quadri in vista di un possibile bombardamento inglese. E’ quanto riesce a fare anche per I ‘affresco dell’Ultima cena di Michelangelo nel convento di Santa Maria delle Grazie. Una iniziativa che risulterà provvidenziale. Fernanda scopre un’altra dolorosa realtà: la deportazione di famiglie ebree ds parte dei dai nazisti. Dopo il ’43, in una Milano sotto il controllo tedesco, con la stessa professionalità ed efficienza con la quale si è preoccupata di preservare la bellezza di quadri famosi, si occupa di organizzare, con l’aiuto della Resistenza, la salvezza di famiglie ebree tramite il loro espatrio in Svizzera. Alla fine, viene scoperta e condannata a quattro anni di prigione….
Valori Educativi
Il film esalta la nobiltà d’animo di una donna che transita da una visione della bellezza dell’arte come un valore per tutti, a un più diretto impegno volto a salvare vite umane, espressione della sue convinzioni sulla inviolabilità della dignità e libertà di ogni persona umana.
Pubblico
TuttiGiudizio Artistico
Il film riesce a ricostruisce, grazie all’ottima interpretazione di Matilde Gioli, la personalità e i fatti salienti della vita di Fernanda Wittgens. Poco riuscita è la ricostruzione del contesto storico attraverso la creazione di due personaggi poco riusciti
Cast & Crew
Regia
Maurizio Zaccaro
Our Review
Un uomo o una grande donna degni della nostra ammirazione vengono riconosciuti da ciò che hanno compiuto di buono e di bello. Ma è ugualmente importante conoscere il mondo interiore di queste persone in modo che anche noi apprendiamo, a nostro beneficio, quale spirito, quali convinzioni li abbiano portati a certi nobili comportamenti. La storia di Fernanda Wittgens ci stimola in questa ricerca. Fernanda, un film su RaiPlay , sviluppa* ottimamente il primo obiettivo, quello di presentarci non solo il contesto familiare e culturale, nel quale Fernanda è vissuta ma soprattutto gli impegni più significativi della sua vita: quello di essere stata il primo direttore donna della Pinacoteca di Brera e l’aver messo in atto, sostenuta dalla resistenza lombarda, un piano di emigrazione in Svizzera di persone non gradite dal regime nazista che in quel momento aveva il controllo dell’Italia del Nord.
Ma quale spirito ha animato questa grande donna milanese? Matilde Gioli ben rappresenta un personaggio controllato, scrupoloso nel suo lavoro, attento alle opere d’arte che le sono state affidate in base alla sua ferma convinzione sul valore assoluto del bello, da rendere disponibile a tutti.
Una cura che vorrà anche dire, nei tempi di guerra in cui visse, portare in luoghi sicuri le opere più preziose e proteggere con una cortina di sacchi di sabbia, la parete dove Leonardo dipinse l’Ultima cena. Ma che vorrà anche dire contemplare La predica di san Marco ad Alessandria d’Egitto di Gentile e Giovanni Bellini assieme Giovanni, il facchino tuttofare della pinacoteca che ritiene che quei quadri siano solo come delle belle fotografie.
Dopo l’8 settembre, durante l’occupazione tedesca di Milano, lei comprende che alcuni suoi stessi amici o conoscenti rischiano di finire nei campi di concentramento perché ebrei o perché non collaborazionisti. La sua posizione di direttrice stimata da tutti, la vicinanza della sua villa al confine Svizzero, la convincono che è giusto rischiare a beneficio di intere famiglie in pericolo. E’ in questa seconda fase che la sua visione si rende manifesta: l’amore per l’arte, per la cultura, la dignità della persona, il rispetto della sua libertà, diventano un tutt’uno coerente.
Si tratta di una visione che traspare non solo dal suo comportamento ma anche dalle lettere che scrisse durante la sua prigionia alla madre e alle sorelle. Invita tutti suoi familiari a non preoccuparsi per lei perché: “non ha nessun rimorso”. Si è comportata in modo coerente con i suoi ideali e:” chi salva un solo essere umano rende la sua esistenza un capolavoro”.
Se il ritratto della protagonista emerge in modo coerente e lucido, il film difetta quando cerca di arricchire la fiction inventando personaggi che dovrebbero esprimere l’attualità di quei tempi: il maggiore tedesco Hans Edler che rappresenta la crudeltà del nazismo durante l’occupazione di Milano e il facchino Giovanni, uomo senza cultura che si converte grazie all’influenza di Fernanda, in slvatore di opere d’arte e poi in salvatore, unito alla resistenza lombarda, di persone condannate ai campi di concentramento.
Si tratta di personaggi che risultano “costruiti” e poco convincenti.
Autore: Franco Olearo
Details of Movie
| Etichetta | FamilyOro |
|---|---|
| Paese | ITALIA |
| Tipologia | Film |
| Tematiche (generale) | Antisemitismo Guerra |

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