JERRY MAGUIRE

Un film non recente e che merita di essere segnalato non solo perché ha vinto un Oscar (Cuba Gooding Jr come attore non protagonista), ha avuto cinque nomination e un Golden Globe, ma anche e soprattutto perché ci dona qualcosa e non lascia indifferente lo spettatore sui temi del lavoro, dell’amore, della famiglia, dell’amicizia: più di due ore di pellicola che ti prendono e dove anche la canzone principale fa la differenza al punto che dai più è conosciuta con il titolo del film e non il proprio: Secret Garden di Bruce Springsteen.

Ciò detto, il film merita anche se – ce lo diciamo con franchezza – la scena di sesso nei minuti iniziali e i nudi maschili, anche se posteriori, appannino il valore di quella che riteniamo essere una commedia leggera valida per tutti e con dei messaggi positivi.

Tutto ruota attorno alla crisi iniziale che spinge il protagonista a rivedere il suo modo di fare affari: è un bambino che lo fa riflettere. E sarà ancora una volta un altro bambino ad aiutarlo “a crescere” nel suo modo di intendere gli affetti. Curioso che entrambi i piccoli abbiano, nei confronti del protagonista, un tocco particolare per il loro rapporto con il proprio padre. Il primo bimbo teme della salute del papà, famoso giocatore di hockey alla sua ennesima commozione cerebrale e che vorrebbe gli fosse impedito di continuare a giocare, mentre l’altro bimbo cerca (guarda caso proprio in Jerry) un affetto paterno di cui è privo. Un gioco di sentimenti? Non direi! È ciò di cui tutti abbiamo bisogno e di cui non possiamo fare a meno nella vita: l’amore di un papà che sia presente per noi e che trasformi noi in padri cioè in coloro che si sanno prendere cura degli altri.

Fatto sta che il nostro Jerry, abituato a monetizzare ogni cosa, pensa che possa anche “pagare” il debito di riconoscenza che avverte nei confronti della sua innamorata assistente e che, poi, si renderà conto, essere molto più di un semplice senso del dovere: in lui c’era il desiderio, forte, di avere qualcuno di cui si fida e con cui condividere tutto… “nella buona e nella cattiva sorte” per usare parole a tutti note.

A questo si aggiunga la particolare amicizia con Rod: si fida di lui quando nessuno più lo fa. Ma fa anche di più! Gli sbatte in faccia la sua ipocrisia nel rapporto affettivo con la sua Dorothy oltre a mostrargli, con il proprio legame familiare, cosa significhi davvero amare.

Il film, tutto sommato, è bello, leggero, veloce nella trama e, se non ci si sta attenti, non si colgono i messaggi positivi in esso contenuti che però restano e lasciano piacevolmente incantati in una commedia romantica e divertente che senza pretese spinge a pensare su aspetti fondamentali per la vita di tutti noi.

In fondo, un film dove il protagonista arriva ad odiarsi per la sua capacità di mentire con una regolarità diabolica, che odia la sua posizione lavorativa, spregiudicata e megalomane, e che è capace di tornare all’essenziale imparando dai propri errori, tutto sommato merita la nostra attenzione. Anche perché è capace di parlare, senza citarla direttamente, della coscienza che ognuno di noi ha e aiuta a capire quanto essa sia importante, se la notte si vuole dormire sereni senza essere svegliati per i rimorsi del male che si compie.