TUTTO TUTTO NIENTE NIENTE
Mala tempora currunt. Il politico calabrese Cetto La Qualunque (Albanese) viene arrestato insieme a tutto il consiglio comunale per corruzione e collusione mafiosa. Lo spacciatore-guru Frengo Stoppato (ancora Albanese) finisce in galera, incastrato dalla madre bigotta, che lo vuole santo e subito. Il leghista veneto Rodolfo Favaretto (sempre Albanese) prepara la “secessione morbida” addestrando truppe d’assalto ma, per sopravvivere, introduce in Italia immigrati clandestini. Finirà in prigione pure lui, denunciato da un clandestino che era stato ributtato in mare perché creduto morto. Tre balordi, insomma, che un subdolo sottosegretario (Bentivoglio) decide di “reintegrare”, proponendo loro un seggio in parlamento. Il patto è questo: privilegi di ogni tipo, benefici e vitalizi in cambio di una docile obbedienza agli ordini di scuderia del governo. I tre ex reietti, però, si rivelano tutt’altro che manipolabili e prendono iniziative, anzi, che si ritorcono contro chi credeva di usarli a proprio vantaggio. Non c’è scampo in questa povera Italia…
Un film comico che, grazie alla bravura di Antonio Albanese vorrebbe fare satira sulla situazione desolante in cui versa la classe politica del nostro Paese ma non va oltre la macchietta stantia
Valori Educativi
Una volta la satira era intelligente: in questo caso si tratta solo di cattivo gusto e qualunquismo
Pubblico
18+Turpiloquio, scene sensuali, cenni di nudo, linguaggio volgare, scene di dubbio gusto ambientate nei palazzi vaticani.
Giudizio Artistico
Antonio Albanese è fenomenale nelle sue maschere, Il regista è bravo nel non far mai calare la noia ma Il grottesco, il cattivo gusto dopo un po’ diventa stucchevole; il troppo stroppia
Cast & Crew
Unknown
Domenico Procacci per Fandango
Leo
Antonio Albanese e Pietro Guerrera
con la collaborazione di Andrea Salerno
Produzione
Rai Cinema
Regia
Giulio Manfredonia
Our Review
È una farsa kitsch volutamente sguaiata, eccessiva nel tono e nei contenuti, questo nuovo film della coppia Albanese-Manfredonia (il primo mattatore sul set, il secondo alla regia, per la terza volta insieme dopo È già ieri e Qualunquemente). È un film comico che vorrebbe fare satira sulla situazione desolante in cui versa la classe politica del nostro Paese ma non va oltre la macchietta stantia. Il grottesco, dopo un po’ diventa stucchevole; il troppo stroppia e il cattivo gusto, che il film vorrebbe stigmatizzare, diventa preponderante. Antonio Albanese – che come attore non si discute, è fenomenale nelle sue maschere – si triplica riesumando il Cetto La Qualunque visto nel già deludente Qualunquemente e il Frengo di Mai dire Goal (che qui diventa un tossicomane incallito). Ai due si aggiunge un personaggio di nuovo conio, Rodolfo Favaretto, reduce un po’ ammaccato del miracolo economico del triveneto, riciclatosi come scafista per ovviare alla crisi. Tre “mostri”, per dirla con Dino Risi, tipici dei tempi che corrono, che vorrebbero ritrarre un’Italia allo sbando, cialtrona, corrotta, puerile, volgare, rancida e repellente. Il regista è bravo nel non far mai calare la noia, grazie anche al ritmo e alla colonna sonora. Però rimpiangiamo quando prestava il suo talento a film più originali e brillanti di questo, come Se fossi in te, È già ieri e Si può fare.
All’inizio ci si diverte, grazie alla bravura del protagonista e alla classe degli altri interpreti (Fabrizio Bentivoglio su tutti, memorabile nel ruolo del machiavellico parlamentare), ma dopo un po’ la banalità dilaga e la volgarità prende il sopravvento. Albanese e Manfredonia vorrebbero puntare il dito sui difetti di una nazione, buttando nel tritarifiuti politici intrallazzoni, scandali sessuali, incoerenze ideologiche, opportunismi vergognosi, ma non vanno al di là di un riepilogo abbastanza ovvio di luoghi comuni, tenuti a galla solo grazie alla verve dell’esagitato protagonista.
Da dimenticare l’episodio ambientato in Vaticano che vede coinvolto lo “strafumato” Frengo, in cui vengono rimescolati i più triti stereotipi sulla chiesa cattolica e sui suoi presunti privilegi economici (l’8 per mille, le tasse sugli immobili…). È la chiesa delle barzellette più becere, quelle costruite su falsità dettate ad arte dai maître-à-penser nostrani, un brutto autogoal segnato da un film che già non brillava per raffinatezza. “È un argomento da trattare con grande delicatezza – ha detto l’attore in un’intervista a proposito della satira sulla religione – sarebbe fin troppo facile entrarci dentro come un caterpillar. Anche perché ho un grande rispetto per la nostra religione, cui io stesso appartengo. Abbiamo lavorato su certe contraddizioni, sui dubbi ormai atavici che è la chiesa stessa a covare”. Affermazioni del genere si commentano da sole. E certe battutacce fuori luogo che non risparmiano neanche la Sacra Famiglia (!) sono messe in bocca a un personaggio assurdo – è un artificio retorico abbastanza scoperto – proprio perché vogliono essere prese sul serio. Sconfortante.
Autore: Raffaele Chiarulli
Details of Movie
Titolo Originale | Tutto tutto niente niente |
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Paese | ITALIA |
Etichetta | Non classificato |
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