QUALUNQUEMENTE

201096 min18+  

Cetto La Qualunque torna nel suo paese in Calabria dopo 4 anni di latitanza in Brasile. La 'Ndrangeta locale lo ha scelto come l'uomo che dovrà candidarsi alle prossime elezioni comunali per contrastare Giovanni De Santis che rischia di riportare la legalità in paese. Tornato dalla moglie Carmen e il figlio Melo con una nuova moglie e una figlia di cui non ricorda mai il nome, inizia la campagna a modo suo, promettendo tanto "pilu" e tanta "sana" illegalità. Ma i suoi sforzi non bastano e occorre chiamare Jerry un esperto che sa come si vincono le elezioni..

Antonio Albanese ha realizzzato con la maschera di Cetto La Qualunque, un politicante corruttore e gaudente, una impietosa fotografia dell’Italia di oggi dove non si sa se è meglio ridere o piangere


Valori Educativi



Il protagonista è un maratoneta della volgarità, del cattivo gusto e dell’ostilità a tutto ciò che è legge dello Stato: una tragedia del malcostume che si spera abbia un effetto catartico sullo spettatore

Pubblico

18+

 Frequenti immagini di donne a seno nudo. Turpiloquio in molte conversazioni e discorsi

Giudizio Artistico



l film si sostiene tutto grazie alla maschera Cetto costruita da Antonio Albanese ma la sceneggiatura è modesta e si limita a dare spazio alle acide battute del protagonista

Cast & Crew

Our Review

 

Antonio Albanese aveva concepito la maschera del politico Cetto già nel 2003 e lo ha riproposto in questi anni sia in TV (“non c’è problema, “Che tempo fa”) che in teatro. La sceneggiatura era pronta, a quanto pare, già 3 anni fa ma solo ora il film è diventato realtà con la regia di Giulio Manfredonia, che si è già fatto notare con l’interessante Si può fare.

Far uscire un film del genere in questo momento fa invertire la polarità del  suo significato: se al momento della scrittura poteva diventare una satira del dove “stiamo andando” ora acquista il valore retrospettivo del “da dove siamo venuti”.

Non ha molto senso domandarsi se il film stia prendendo di mira un preciso uomo politico o no, perché Albanese con questo film fa una vera summa, a dire il vero senza pietà per lo spettatore, di tutti i possibili cattivi comportamenti che gli italiani possono assumere, sia privati che pubblici. C’è comunque nel film la propensione a fustigare più un certo tipo di amministratore locale che puntare direttamente a satireggiare i politicanti nazionali.

La genialità della maschera di Cetto sta proprio nell’inanellare una serie infinita di cattivi comportamenti senza però  presentarsi con il volto cinico e duro di un mafioso alla Francis Ford Coppola, quasi una autocoscienza della propria cattiveria, ma con il volto gioioso ed entusiasta di chi ha fatto una scelta dei piaceri della  vita da perseguire  (sesso, denaro e potere personale), ritiene questa una filosofia  valida per tutti e non si limita ad accaparrarli per se ma li propone anche agli altri osteggiando tutte le sovrastrutture che intralciano (lo Stato, la Chiesa) il suo cammino. Il tutto espresso in modo che non appare affatto surreale o sopra le righe, ma tremendamente credibile.

E’ un qualunquismo  che fa pendant con quanto viene espresso da Checco Zalone in “Che bella giornata”, ovviamente con il distinguo che Checco propone un qualunquismo “buono” basato sugli affetti familiari e l’amore uomo-donna, ma entrambi accomunati nell’osteggiare forme di impegno civile e sociale che superano la loro sfera privata.

La differenza fondamentale è che il film di Antonio Albanese ha tutte le caratteristiche di un’opera di denuncia:  Checco Zalone sembra invece crederci sul serio: dobbiamo aspettare i suoi prossimi lavori per averne la controprova.

Antonio Albanese vuole provocare lo spettatore con una volgarità a 360 gradi, che non investe solo le parole e i l cattivo gusto dei comportamenti, ma anche la cafonaggine dei vestiti e la fotografia dai colori chiassosi.

Cetto ovviamente non ha mai pagato le tasse (“Le tasse sono come una droga: se le paghi una volta anche sola per provare finisce che ti prende la voglia”),  quando nel ristorante da lui gestito un cliente chiede la ricevuta fiscale, tutto il locale si blocca mentre un brivido scorre lungo la schiena di tutti in una delle scene più spassose del film. E’ anche molto premuroso con suo figlio:  gli sconsiglia di non mettersi il casco quando va in motorino (“io ho un nome da difendere”).

Quando Cetto entra in politica si trattiene dall’ammazzare l’antagonista solo perché gli viene suggerito che è inutile creare martiri; in un dibattito televisivo si procura di comprarsi i favori del mediatore e  ad ogni buon conto, con la complicità di un parente che presidia un seggio elettorale, mette a segno un risolutivo imbroglio elettorale.
Una volta eletto sindaco, si procura di piazzare tutti i suoi parenti e sceglie le donne assessore in base al fisico.
In privato si è organizzato la vita con due mogli (“stando tanto tempo lontano da casa ho sentito nostalgia della famiglia: per questo me ne sono fatto un’altra”) e si occupa della educazione del figlio: quando Melo finisce in carcere al suo posto perché il ristorante è intestato a lui, Cetto consola la moglie: “il carcere è formativo, è una specie di università”.

Complessivamente quindi è un film molto amaro, violento per il modo con cui riversa  sullo spettatore i malcostumi  del protagonista: si ride a tratti ma si ride con sofferenza. Occorre dire però che il racconto non confonde mai il bene con il male: i buoni ci sono (il candidato De Santis, il capitano di polizia) ma restano stritolati dall’irruenza instancabile di Cetto.

Purtroppo la sceneggiatura del film è modesta; Cetto è il protagonista assoluto e una volta che ha accettato di candidarsi al sindaco dobbiamo assistere a una lunga serie di suoi discorsi sempre uguali; i coprotagonisti  secondari hanno poca rilevanza e il personaggio di Jerry (Sergio Rubini) più che arricchire il film appare fuori posto.

Dispiace sopratutto per le figure femminili. Sono tutte come Cetto le vuole: procaci, spogliate, stupide e sottomesse: non è stata inserita nella storia nessuna donna in grado di provocare un utile contrasto.

Nonostante questi difetti, se il film serve a scuotere un po’ lo spettatore dal torpore etico in cui giace da tempo il Nostro Paese, sia il benvenuto.

  

Autore: Franco Olearo

Details of Movie

Titolo Originale QUALUNQUEMENTE
Paese ITALIA
Etichetta
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