SCUSA MA TI CHIAMO AMORE
Alex ha 37 anni, di mestiere è un creativo pubblicitario. Lei ha diciassette anni, sta facendo l'ultimo anno di liceo al Giulio Cesare di Roma. Un occasionale tamponamento li fa incontrare: lui appena uscito da una delusione amorosa e malamente rincuorato da amici superficiali, conduce una vita triste e vuota; lei invece è piena di energia, di voglia di tuffarsi in una storia d'amore....
Valori Educativi
E’ il film più “teorico” di Moccia: la passione deve muoversi liberamente senza vincoli di responsabilità
Pubblico
18+Per lo squallore dell’ambientazione umana presentata. Una rapida scena di nudo.
Giudizio Artistico
Cast & Crew
Regia
Federico Moccia
Sceneggiatura
Federico Moccia
Chiara Barzini
Luca Infascelli
Our Review
Niki ha 17 anni, fa gruppo con altre tre compagne del liceo; il tema predominante nei loro discorsi è naturalmente il rapporto con i ragazzi: si va dalla più “navigata” che sentenzia “i ragazzi vanno presi e lasciati: solo sesso” alla più derisa dalle altre perché è l’unica che non ha avuto ancora un’esperienza sessuale (“avevate ragione, ho perso un sacco di tempo” dichiarerà poi, una volta trovato il ragazzo che le piace). In posizione intermedia si trova Nikki che si è da poco lasciata con un ragazzo rozzo e violento, che però aveva il fascino di suonare in una band.
Vive in una bella casa con attico Alex, 37 anni, creativo pubblicitario affermato; la sua ragazza dopo molti anni di convivenza ha fatto le valigie lasciandogli uno scarno bigliettino di invito a rispettare la sua libertà. Ha un’aria bastonata ed indecisa il nostro Alex (in effetti la sua ex è stata un tipo volitivo, adatta a coprire la sua perenne remissività). I suoi amici cercano di consolarlo ma sono poco adatti a comprendere questa sua perdurante nostalgia per l’amore finito, visto che la loro attività predominante, nonostante alcuni siano sposati con figli, è quella di passare allegre serate con modelle russe o avere rapporti adulterini con la moglie del loro migliore amico.
In questo scenario di trentenni infedeli e di adolescenti bramose di accumulare esperienze, la freschezza impertinente di Niki non può che attirare Alex (oltre ovviamente al desiderio sessuale, ma dobbiamo dare atto a Moccia di aver evitato, tranne, un breve nudo femminile, scene che potessero alimentare curiosità morbose).
I loro 20 anni di distanza sono in qualche modo attenuati da due fatti: l’adolescenza prolungata di molti trentenni, (situazione già denunciata nei film di Gabriele Muccino) per i quali lavoro e famiglia sono accessori di contorno: per loro conta vivere un’avventura continuamente rinnovata. Il secondo è l’esigenza di disporre, in molti lavori di oggi, freschezza di idee e sensibilità giovanile: non è del tutto irrealistico la situazione raccontata nel film in cui sarà proprio Niki a suggerire ad Alex l’idea giusta per la pubblicità ad una caramella, base di lancio per l’agenzia per cui lavora.
I due giovani o quasi giovani decidono quindi di seguire l’onda della loro attrazione, convinti che quando nasce un sentimento non ci sono regole da rispettare (lei fin dall’inizio, lui si convince progressivamente) ed è inutile opporsi.
Si tratta di un atteggiamento già raccontato in precedenti film, anzi possiamo dire che negli ultimi cinque anni esso costituisce il tema prevalente nella maggioranza dei film “giovanilisti” italiani.
Questi film inneggiano a qualcosa che potremmo chiamare “nuovo amore” ma che non è amore.
Possiamo descriverlo come una forma di istinto animalesco; certo, da animale superiore come è l’uomo, ma pur sempre una forza incontrollata ed incontrollabile che non si sa come nasce e non si sa perché a un certo punto muore. Un tipo di amore esigente e a modo suo perché ha le sue regole da rispettare: quando sboccia va assecondato comunque: non contano rapporti già in atto né le responsabilità già prese; non richiede impegni solenni per il futuro ma è un qui ed ora; il suo stato più consono è la convivenza, perché è questo l’unico modo di verificarne la validità giorno per giorno; quando la passione finisce (più esattamente quando c’è qualcuno/a che costituisce il nuovo oggetto della nostra attrazione) non bisogna farne una tragedia; in fondo il rapporto non ha mai generato la costituzione di una “coppia” ma una intesa fra due individui che sono sempre rimasti tali.
Riteniamo che il primo a fornirci le avvisaglie di questa tendenza sia stato Gabriele Muccino con L’ultimo bacio (2001) e poi con Ricordati di me (2003): nei suoi lavori si scorge una certa tensione etica nel denunciare la preminenza nelle nuove generazioni di un atteggiamento individualistico volto a cogliere gli spetti piacevoli di una relazione, evitando gravose responsabilità (ne L’ultimo bacio era stata già inserita una storia di attrazione fra un trentenne e una liceale). Il tema del “nuovo amore ” è stato poi sistematicamente catalogato e teorizzato con compiacimento in Manuale d’amore (2005) – forse vi ricorderete il commento d’inizio: “l’uomo non sa perché si innamora; ne viene travolto e basta”- e nel sequel Manuale d’amore due (2007). Negli episodi di questi due film si analizza sistematicamente come l’istinto di attrazione, lasciato libero di esprimersi, si muova e si debba muovere in tutte le direzioni: una infermiera con un malato, un vecchio con una giovane con la metà dei suoi anni, un uomo con un uomo.
La serie Notte prima degli esami (2005) e Notte prima degli esami oggi (2006) porta il tema del “nuovo amore” nel contesto dell’ultimo anno di liceo, aprendo un filone giovanilistico caratterizzato da comicità boccaccesche e tanto sesso. Come tu mi vuoi (2007) si affianca ai due in peggio: costruito a tavolino, racconta di una studentessa impegnata con serietà a costruirsi una professione ma che poi si “converte” a favore dell’ apparire (inizia a indossare solo abiti griffati), dell’essere “in” (partecipa a party a base di polverina bianca) e ad usare la sua avvenenza come mezzo per fare carriera.
I tre film ispirati ai libri di Moccia: Tre metri sopra il cielo (2004), Ho voglia di te (2007) e ora questo Scusa ma ti chiamo amore cercano di porsi in posizione intermedia: Moccia sembra porsi ancora il problema dell’amore duraturo (quello dei lucchetti su Ponte Milvio, per intenderci), vuole essere la Liala del “nuovo amore”. Si mantiene cioè all’interno del nuovo filone ma cerca di dare al “nuovo amore” una patina di nobiltà, agganciandolo al filone letterario dei grandi romanzi d’amore ( tutte le frasi di scrittori famosi, inseriti come commento al film a mo’ di massime da cioccolatini servono appunto a questo scopo). Peccato che questo amore è irrealistico, proprio perché svincolato da ogni responsabilità verso se stesso e verso gli altri, unica condizione per coinvolgere in profondità la nostra anima. Non a caso, quando i due amanti, dopo alterne vicende, decidono di rimettersi insieme, lo fanno su di un’isola sperduta dove l’unica costruzione è un faro: l’ amore nuovo nella versione di Moccia appare per quello che é: un amore-sogno, l’unico modo per sperare che possa durare un po’ più a lungo.
Questo “nuovo amore” privo di coerenza interna, è un pallido surrogato di quello vero, inteso come espressione più alta della persona, fatta al contempo di intelletto, di volere, di sentimento, di carne. Capace con l’intelligenza di progettare un futuro insieme, con la volontà di portarlo a compimento e restare coerenti con l’impegno preso, di sentimento per donare generosamente all’altro il proprio futuro senza condizioni.
Il “nuovo amore” non è amore ma è amicizia sessuata; non è matrimonio ma convivenza, al massimo un contratto, un PACS; non è desiderio di avere dei figli ma ha bisogno, per vivere, di ricorrere continuamente a tecniche contraccettive.
Autore: Franco Olearo
Details of Movie
Titolo Originale | SCUSA MA TI CHIAMO AMORE |
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Paese | Italia |
Etichetta | Non classificato |
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