END OF JUSTICE: NESSUNO E’ INNOCENTE
Roman J Israel, afroamericano, di mezza età, lavora da anni nel back office di uno studio legale. Roman è un uomo scrupoloso, con una memoria di ferro, virtù ideali per il lavoro di preparazione dei casi giudiziari e lascia che sia il suo socio, William Jackson ad andare nei tribunali a sfoderare tutta l’abilità retorica necessaria per vincere una causa. Willian si ammala gravemente e siccome lo studio è in deficit, i proprietari decidono di venderlo, lasciando Roman in mezzo a una strada. Questi cerca prima di venir assunto da un’organizzazione no-profit che si batte per i diritti civili delle persone di colore ma constatata l’impossibilità di questa soluzione, accetta di tornare a lavorare nel precedente studio, dove il nuovo capo, George Pierce, è uno squalo che si occupa poco di ideali ma molto di realizzare profitti. Roman viene messo in prima linea a difendere in tribunale ragazzi coinvolti nella malavita di Los Angeles ma la sua inesperienza e la mancanza di flessibilità finiscono per metterlo nei guai. Roman pensa allora di uscire dalla situazione in cui si è cacciato con un’iniziativa rischiosa e illegale…
Un uomo solitario, molto bravo a preparare cause legali nel backoffice, si trova di fronte a un grosso dilemma etico. Ottima interpretazione di Denzel Washington per un legal thriller che fornisce poche emozioni
Valori Educativi
Interessante confronto etico fra due uomini, uno dotato di buoni principi ma con una volontà senza virtù e l’altro di pochi principi ma con buone virtù
Pubblico
TuttiGiudizio Artistico
Un serio approfondimento della psicologia dei due protagonisti coadiuvato dalla bravura di Denzel Washington che gli ha fatto meritare una candidatura all’Oscar ma il racconto procede in modo farraginoso, con poco senso dello spettacolo
Cast & Crew
Produzione
BRON STUDIOS
CROSS CREEK PICTURES
Escape artists
LStar Capital
MACRO
TOPIC STUDIOS COMPANY
Regia
Dan Gilroy
Sceneggiatura
Dan Gilroy
Our Review
Il protagonista assoluto di questo film è Denzel Washington che per questa sua interpretazione è stato candidato a due premi: al Golden Globe 2018 e all’Oscar 2018. Una scelta oculata, perché il film è impegnativo proprio attorialmente; la sua caratteristica infatti, insolita nel panorama attuale, è quella di volerci raccontare una storia non centrata su ciò che accade ma sulle trasformazioni dell’animo del protagonista. Anche se si può parzialmente definire un legal thriller, il film si concentra soprattutto nel dilemma etico di Roman, incerto se continuare a perseguire i suoi ideali o rompere gli schemi di vita che fino a quel momento si è imposto.
Né tantomeno il film è la storia di un avvocato che si riscatta (come lo era invece il film Michael Clayton, scritto e diretto da Tony Gilroy, fratello dell’autore di questo film). Ci viene presentato un uomo modesto, meticoloso, che prepara la documentazione necessaria per ogni caso giudiziario dello studio, archivia tutto ancora in forma cartacea e conosce il codice a memoria. Vive da solo, veste in modo trasandato, non ha la macchina e la sua unica passione è ascoltare la musica andando a piedi in ufficio o tornando a casa. Timido e introverso, ogni tanto sembra parlare a vanvera, perché troppo immerso nei suoi pensieri. Legato in gioventù ai movimenti per i diritti civili degli afroamericani, ora grigio impiegato di uno studio di avvocati, è rimasto sensibile a quegli ideali ed è convinto che occorre modificare profondamente l’istituto del patteggiamento. Per chi è povero come la maggior parte delle persone di colore, quindi incapace di affrontare le spese di un processo, il patteggiamento finisce per essere l’unica scelta e passare qualche anno in carcere diventa un passaggio obbligato. Al contempo lo vediamo reagire prontamente quando una sera trova per terra un barbone che crede morto. Quando arriva la polizia, si offre prontamente di pagare la sepoltura di quello sconosciuto, perché non vuole che finisca in una fossa comune. La sua nobiltà d’animo non è però sufficiente ad affrontare la nuova situazione che si è creata da quando il nuovo capo dello studio, George Pierce, lo manda direttamente in aula a difendere i loro clienti. Commette degli errori e George lo redarguisce severamente minacciando di licenziarlo. E’ a questo punto che Roman medita di compiere un atto illegale che può procurargli molti soldi. Perché questo brusco cambiamento di rotta nella sua vita? Una lettura superficiale del film potrebbe indurre a seguire il filone giallo del racconto, in particolare i rischi che il protagonista corre per aver turbato i piani della malavita, ma è l’evoluzione dell’istanza etica, la parte più interessante, che viene ben evidenziata dal confronto fra Roman (Denzel Washington) George (Colin Farrell). Il primo è un uomo di grandi ideali ma poche virtù. Il secondo non si muove in base a grandi ideali ma ha solide virtù. Roman ha definito dei principi di giustizia fondamentali sui quali impegnarsi ma la sua visione, troppo ideologica, finisce per far usare quegli stessi principi come un’arma offensiva contro chi non è dalla sua parte. In più momenti del film vediamo come il suo atteggiamento intollerante finisce per metterlo in conflitto con i giudici, arrecando in questo modo, danno agli stessi imputati che dovrebbe difendere. Allo stesso modo la sua reazione sproporzionata all’errore giudiziario commesso (quindi la sua decisione di procurarsi dei soldi in modo illegale), non deriva da reali esigenze economiche ma dalla forte umiliazione che aveva subito il suo ego, perché tutto il suo mondo è se stesso. Un atteggiamento opposto ha George: appena insediatosi come capo dello studio, non fa mistero di voler prima di tutto risollevare le sue finanze disastrate ma ha un grande vantaggio su Roman: è aperto agli altri, sa ascoltarli. Sa chiedere scusa a Roman per averlo ripreso in un momento di rabbia e comprende anche che è giusto seguire le idee di Roman praticando anche cause pro-bono, per un maggior prestigio della studio.
In questo modo George affronta la realtà sapendosi correggere, mentre Roman, che parte con buoni principi, resta bloccato in se stesso. E’ forse esagerato (ma non troppo) citare la parabola che compare in Matteo 21, 28-31: «Che ve ne pare? Un uomo aveva due figli. Si avvicinò al primo e gli disse: "Figliolo, va' a lavorare nella vigna oggi". Ed egli rispose: "Vado, signore"; ma non vi andò. Il padre si avvicinò al secondo e gli disse la stessa cosa. Egli rispose: "Non ne ho voglia"; ma poi, pentitosi, vi andò. Quale dei due fece la volontà del padre?»
Autore: Franco Olearo
Details of Movie
Titolo Originale | Roman J. Israel Esq. |
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Paese | USA |
Etichetta | Non classificato |
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