FAIR PLAY

2023113 min16+   Lavoro e Societa'Etica del Lavoro

Luke ed Emily si amano, hanno deciso di sposarsi  ma non possono  dirlo ai colleghi d'ufficio  perché lavorano nella stessa azienda di fondi di investimento. Lei ha un avanzamento di carriera e diventa anche il  capo di Luke, innescando tematiche di coppia  molto interessanti da approfondire. Peccato che il racconto devii da uno sviluppo realistico per privilegiare truci sequenze ad effetto. Su Netflix

Luke ed Emily si amano e vivono felicemente insieme; un giorno lui le chiede di sposarlo e lei accetta. Il giorno dopo arrivano in ufficio, come sempre, a orari diversi: lavorano nella stessa società di fondi comuni di investimento speculativo di New York e sanno che la notizia della loro relazione non sarebbe ben accetta. Si sparge la voce che Luke stia per avere un avanzamento dopo che il loro capo è stato dimesso e Emily corre felice a dirglielo. Invece quella sera stessa il direttore della società, Campbell, comunica a Emily che sarà lei il nuovo capo ufficio. Luke all’inizio si mostra contento ma poi inizia a sospettare che il posto sia stato assegnato a lei perché ha esercitato in alcune circostanze le sue arti femminili…

 


Valori Educativi



Il nocciolo di un amore che sta crescendo in una coppia viene schiacciato dall’egocentrismo di entrambi. Ritratto di un ambiente di lavoro dove il mito del rendimento (legato nella maggior parte dei casi alla fortuna) sovrasta qualsiasi aspetto umano. Due scene di cattivo gusto.

Pubblico

16+

Frequenti scene di unione sessuale, senza nudità. Un caso di violenza sessuale. Uso abbondante di alcool.

Giudizio Artistico



Ottima interpretazione dei due protagonisti ma la sceneggiatura privilegia la costruzione di sequenze ad effetto e perdendo la sua coerenza narrativa

Cast & Crew

Our Review

“Sto pensando di shortare Spears appena apre Londra”; “troviamo un unicorno”; “dobbiamo andare lungo”: sono ormai molti i film ambientati nel mondo della finanza speculativa e la scelta degli sceneggiatori negli ultimi lavori è quella di non preoccuparsi di spiegare i tanti termini tecnici che ascoltiamo: è sufficiente per noi la suggestione di partecipare a  un mondo esclusivo,  con i suoi codici segreti attraverso i quali si determina la ricchezza o il fallimento di una società o di una nazione intera (I diavoli, Too Big to Fail, Inventing Anna, The Wolf of Wall Street, Margin Call, Inside Jobs,  La grande scommessa,..). In questo Fair Play la competizione appare ancora più spietata e l’esistenza lavorativa dei vari investitori è legata a un filo: se la speculazione ha successo si riceve un bonus sostanzioso ma se la speculazione fallisce si viene licenziati in tronco. In questo contesto così hard si inserisce una storia sentimentale per nulla speciale ma che può trovare dei riscontri nella vita di ognuno: un lui e una lei che lavorano nella stessa società, che si sono innamorati e che hanno intenzione di sposarsi. Accade però che lei ha una promozione e che lui diventi uno dei suoi collaboratori. Come comportarsi? La prima parte del film è sicuramente intrigante: cercherà Emily di favorire, con discrezione, Luke in modo che anche lui abbia un avanzamento?   Lasciare insieme la finanza per dedicarsi a una nuova attività? Lasciare le cose come stanno nascondendo la loro relazione? Se il film fosse rimasto sulla linea del realismo, del risolvere il problema con intelligenza e, appunto, fair play, la storia sarebbe stata sicuramente interessante: si scivola invece sul gotico, con Luke che va in paranoia, vede tradimenti e ostilità dappertutto e viene aggiunta anche la tematica del me too con l’esternazione di un machismo che non tollera la sua perdita di suo potere.

Luke ed Emily iniziano a litigare (come può succedere in tante coppie), ci sono molte discussioni concitate fra loro e alcune colgono nel segno come quando Emily mette Luke davanti al fatto che sta solo pensando a sé stesso e non a recuperare il loro amore. Ma non c’è nessuno dei due che “vada oltre”, che faccia un gesto che trascenda la propria situazione per il bene di entrambi. Non siamo lontani da Storia di un matrimonio dove, anche in quel caso, è il lavoro da loro esercitato che innesca il conflitto.

Se si parla di intesa iniziale fra i due, viene esternata soprattutto la loro intesa sessuale (sono molte le scene di questo tipo ma senza nudità) tanto che alcuni critici lo hanno definito un film erotico. Mi sembra una definizione eccessiva ma siccome Phoebe Dynevor è la stessa attrice che ha impersonato Daphne, la protagonista di Bridgerton, sorge il sospetto che si siano volute replicare certe sequenze che hanno caratterizzato quel serial di grande successo.

Resta il dispiacere di un’occasione persa, quella di raccontarci come una coppia possa superare i propri conflitti interni appellandosi alla ragionevolezza ma soprattutto all’amore che li unisce.

Si parla di religione in questo film? Si, ma è la religione del lavoro. È quello che scaturisce dal discorso di Campbell a Emily: “tutti facciamo cose sporche; cose disgustose, tutti noi. Tutti calpestiamo la merda ma la lasciamo lì, non la portiamo in ufficio… I clienti vogliono solo il pavimento pulito”.

Occorre aggiungere che ci si sono due sequenze di cattivo gusto, che accrescono quel senso di cinismo che traspare da tutto il film. Si tratta della sequenza con cui si apre il film e del racconto di un caso di nonnismo compiuto in una delle prestigiose università frequentate da questi viziati trapezisti della finanza.

Autore: Franco Olearo

Details of Movie

Paese  USA
Tipologia
Titolo Originale Fair Play
Tematiche (generale)
Tematiche-dettaglio
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