RAPITO (Francesco Marini)

2023134 min14+ Amore e Famiglia, FedeAmore per i figli

Con questo film abbiamo un’ulteriore prova dell’alta professionalità del regista Marco Bellocchio. Ma il suo sguardo che si definisce ateo, è privo di qualsiasi prospettiva soprannaturale e giudicare quegli eventi con lo sguardo di oggi non rende giustizia a quanto accaduto. Quindi un film bello e ben riuscito, peccato sia fortemente segnato da pregiudizi. In Sala

Si racconta la storia di don Pio Maria Mortara, al secolo Edgardo, vissuto tra la seconda metà del 1800 e la prima metà del 1900. Nato a Bologna in una famiglia di Ebrei. A sei mesi di vita, trovandosi in pericolo di morte, viene battezzato di nascosto da Anna Morisi, la serva della famiglia. Sopravvive e, all’età di sei anni, per ordine del Sant’Uffizio viene prelevato dalla famiglia natale per essere educato cristianamente almeno fino al raggiungimento della maggiore età, poi la scelta sul da farsi sarebbe toccata a lui. Nonostante le naturali contrarietà della famiglia, il piccolo Edgardo viene portato al Collegio dei Catecumeni a Roma e riceve un’educazione cattolica. La famiglia fa ogni tentativo possibile per riportare a casa il figlio. Una volta cresciuto, però, Edgardo decide di diventare sacerdote. Tutte le vicende vedono sullo sfondo i moti rivoluzionari del 1800, la breccia di Porta Pia e la fine dello Stato Pontificio.

 


Valori Educativi



Lo sguardo di Bellocchio, che si definisce ateo, è privo di qualsiasi prospettiva soprannaturale. Questo, di conseguenza, sullo schermo si può percepire. Dalla rappresentazione pressoché macchiettistica del Papa, all’immagine della Chiesa e del Sant’Uffizio come organismi quasi esclusivamente politici, per poi concentrarsi su Edgardo Mortara come su un bambino (e poi un adulto) un po’ nevrotico e sicuramente plagiato dal contesto educativo in cui si trova inserito.

Pubblico

14+

Le sequenze del piccolo sottratto ai genitori potrebbero impressionare i più piccoli. Occorre una certa maturità e preparazione culturale per interpretare criticamente il messaggio tendenzioso trasmesso dall’autore

Giudizio Artistico



Davvero le scelte di fotografia, di colonna sonora, di regia costituiscono un nuovo vertice della filmografia del regista italiano. La direzione degli attori e le loro interpretazioni sono davvero brillanti. A tal riguardo merita una speciale menzione il piccolo Enea Sala nei panni di Edgardo Mortara da bambino.

Cast & Crew

Fausto Russo Alesi

Salomone Mortara

Barbara Ronchi

Marianna Mortara

Leonardo Maltese

Edgardo da Ragazzo

Sceneggiatura

Marco Bellocchio

Sceneggiatura

Our Review

L’ultima opera di Bellocchio ha fatto molto parlare di sé almeno fino alla sua anteprima a Cannes: con il suo arrivo in Italia, è arrivata la conferma che, se da una parte poco c’è da eccepire sulla bellezza formale, qualche riserva in più ci può essere sul contenuto.

Davvero le scelte di fotografia, di colonna sonora, di regia costituiscono un nuovo vertice della filmografia del regista italiano. La direzione degli attori e le loro interpretazioni sono davvero brillanti. A tal riguardo merita una speciale menzione il piccolo Enea Sala nei panni di Edgardo Mortara da bambino.

A fronte della qualità molto alta della pellicola, non possono essere taciute alcune questioni sui contenuti, questioni che risultano alquanto problematiche.

Punto di partenza imprescindibile è il fatto che quella raccontata sarebbe una storia vera. Il condizionale è d’obbligo perché alcune libertà che il regista e lo sceneggiatore distorcono in qualche modo i fatti. Come per ogni evento storico, infatti, prima di tutto necessita di essere contestualizzato e, nella sua rilettura critica, deve essere giudicato proprio a partire da questo contesto. Giudicare quegli eventi con lo sguardo di oggi non rende giustizia a quanto accaduto. In una società, come quella contemporanea, dove è quasi assente una concezione soprannaturale della vita, è praticamente impossibile comprendere il perché delle scelte fatte dalla Chiesa Cattolica in quella situazione. Di conseguenza, la valutazione espressa dai fotogrammi è inficiata da questo pregiudizio.

Non si può poi soprassedere al fatto che una volta adulto, divenuto don Pio Maria, Edgardo redige di sua mano un diario all’interno del quale racconta dal suo punto di vista tutti gli accadimenti della sua vita: testo imprescindibile per comprendere i fatti e come sono stati vissuti dal diretto interessato. Il fatto che sia un film liberamente tratto dal volume di uno storico che racconta i fatti può sollevare qualche riserva.

Un’altra cosa su cui non si può soprassedere è che anche i personaggi rappresentati sono vittime del pregiudizio storico. Cosa che diventa assolutamente palese in particolare nei due protagonisti: tanto Pio IX quanto Edgardo, pur nelle loro egregie interpretazioni, danno però corpo a dei personaggi molto lontani (per non dire che ne escono proprio a pezzi) dalle testimonianze che la storiografia ci ha consegnato.

Sulle imprecisioni di etichetta e dei diversi riti meglio soprassedere. Una precisazione, però, è doverosa: essendo quella del dialogo interreligioso tra ebrei e cristiani una delle questioni che occupano il centro della scena, non poteva mancare la citazione dell’antica preghiera del Venerdì Santo: Oremus et pro perfidis Iudaeis. La traduzione dei sottotitoli, naturalmente, è “Preghiamo anche per i perfidi giudei” dimenticando che il perfidus, per i latini e per coloro che fanno uso della loro lingua, non era la persona cattiva (così come viene oggi inteso in italiano) ma era la persona che non condivideva la medesima fede: di conseguenza, l’aggettivo si addice senza nessun problema e senza nessuna vergogna a coloro che Giovanni Paolo II definì i fratelli maggiori.

Un ultimo elemento, ma non per importanza, è bene sottolineare. Lo sguardo di Bellocchio, che si definisce ateo, è privo di qualsiasi prospettiva soprannaturale. Questo, di conseguenza, sullo schermo si può percepire. Dalla rappresentazione pressoché macchiettistica del Papa, all’immagine della Chiesa e del Sant’Uffizio come organismi quasi esclusivamente politici, per poi concentrarsi su Edgardo Mortara come su un bambino (e poi un adulto) un po’ nevrotico e sicuramente plagiato dal contesto educativo in cui si trova inserito. Che ci possano essere motivazioni di fede o che ci sia una Grazia divina in azione, non è praticamente dato.

In conclusione, non si può certo negare che sia un film bello e ben riuscito, peccato sia fortemente segnato da pregiudizi.

Autore: Francescp Marini

Details of Movie

Etichetta
Paese FRANCIA Germania ITALIA
Tipologia
Tematiche (generale)
Tematiche-dettaglio
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