REIGN OVER ME

Aprirsi agli altri cura le ferite dell'anima. È il messaggio di un gustoso dramedy, cioè di una commedia con momenti drammatici, dedicata alla forza salvifica della comunicazione. Alan Johnson (Cheadle), dentista newyorkese, cerca di recuperare Charlie Fineman (Sandler), compagno d'università uscito di senno dopo aver perso la famiglia su uno degli aerei schiantatisi contro le Torri Gemelle. L'amico per caso ritrovato, lo sforzo di calarsi nel suo dramma, l'altalenante rinascita di un rapporto che risale agli anni più spensierati indurranno anche Alan, in latente crisi di mezza età, a rimettersi in discussione, sul lavoro e, soprattutto, in famiglia.

Valori Educativi



Aprirsi agli altri cura le ferite dell’anima.

Pubblico

18+

Una ripetuta gag con pesante ed esplicita allusione sessuale.

Giudizio Artistico



Mike Binder, che ha scritto e diretto il film, vi ha assecondato lo humor ebraico-newyorkese cui si è formato da stand-up comedian, studiando Woody Allen.

Cast & Crew

Our Review

Il film adotta lo schema comico della “strana coppia” per dare leggerezza al racconto di un lutto difficile da superare. La bravura dei due attori protagonisti serve bene l’operazione. Soprattutto Cheadle sostiene il film quando, all’inizio, la sceneggiatura dà una briciola di squilibrio al suo personaggio senza costruirne a dovere la verosimiglianza.

Alan è circondato da una famiglia felice: bella e brava moglie, bella figlia, bell’appartamento. È difficile scorgere motivi per il disagio da imborghesimento abitudinarista del medico. Dovrebbe essere contento. Invece il dentista fa sogni strampalati che quasi lo inducono ad iniziare la terapia con un’amica psicoterapeuta (Tyler).

Nelle prime scene, così, la contestualizzazione del disagio del personaggio non si regge tanto su indizi disseminati nel copione, quanto piuttosto sulle note dell’interprete. Cheadle sa rendere con l’eleganza a lui consueta lo stato di trattenuta nevrosi di Alan, caduto vittima, senza accorgersene, dell’appiattimento sul quotidiano. Al suo tran tran senza spunti farebbe bene un tuffo all’indietro, nella spontaneità che aveva da studente universitario. Aiutare Charlie è dunque per Alan, senza saperlo, la mossa giusta anche per se stesso.      

Charlie, invece, vive una tragedia vera. Il look trasandato alla Bob Dylan, i videogiochi, la cuffia sempre in testa per isolarsi con la musica, il collezionismo di dischi in vinile: tutto fa parte di una barriera, di un baloccamento adolescenziale con cui rimuovere dalla mente la disgrazia che gli ha sfondato l’anima.

Il brio del film sta tutto nella tensione tra il tentativo di Charlie di inglobare l’assennato amico nel suo universo svagato e lo sforzo che quello compie per tirarlo fuori di lì. La libertà disimpegnata di un’amicizia basata sul divertissementtenta entrambi. Ma l’amicizia è vera solo se regge, oltre a quella dello svago e dei gusti in comune, anche alla prova del reale, del tempo che passa, dei dolori che questo si porta dietro. È la sfida che, in forma e misura diversa, attende sia Alan sia Charlie.

Mike Binder, che ha scritto e diretto il film, vi ha assecondato lo  humor ebraico-newyorkese cui si è formato da stand-up comedian, studiando Woody Allen. Se ci si sintonizza su questo registro comico, che ama perlustrare le vie dell’inconscio e dei tabù, il tormentone sulla fellatio che una paziente vorrebbe praticare al dentista non turberà la poesia metropolitana di cui il film è ricco. Per esempio, quando i due amici scorrazzano nei i canyon tra i grattaceli di una stupenda Manhattan invernale, a bordo di un monopattino motorizzato.        

Il titolo del film cita l’omonima canzone degli Who, in colonna sonora nella versione dei Pearl Jam. Le parole della canzone invocano l’amore (reign o’er me: cioè “regna su di me”) come energia che salva, che fa piovere laddove c’è aridità.

Autore: Paolo Braga

Details of Movie

Titolo Originale REIGN OVER ME
Paese USA
Etichetta
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