MA QUANDO ARRIVANO LE RAGAZZE?

Pupi Avati ritorna ai suoi temi preferiti: al Jazz (Bix-un'ipotesi leggendaria -1991, Jazz Band -1978),  alla sua amata Bologna ma sopratutto ai ricordi  giovanili. Lo fa con la  solita grazia e malinconia evocativa, con personaggi caratterizzati  con simpatia, mai spigolosi, perché tutto  viene stemperato dalla stessa affettuosa nostalgia del passato. Questa volta però, quasi a evitare che il film possa apparire come un'altra pagina ingiallita del suo libro di ricordi,  situa gli avvenimenti a partire dal '95 e per  rinforzare l'universalità di questa  storia di amore e amicizia, colloca la cronaca  minuta dei suoi eroi in una visione prospettica insolita: quella dell'immensa volta stellare  (le comete che passano accanto alla terra scandiscono i 10 anni i cui i nostri i giovani imparano a diventare adulti).
Si tratta di un'illusione non è pienamente riuscita:   Nick (Claudio Santamaria) e Gianca (Paolo Briguglia) con la loro passione per la musica e con la loro voglia di  mettere insieme una band, ricordano troppo i mitici anni '60; anche i loro rapporti con la famiglia d'origine, sopratutto da parte di Gianca, desideroso di indipendenza certo, ma pur con un dialogo aperto e sereno con i genitori, ricorda le acque tranquille di un mondo pre-contestazione. Appare effettivamente una storia fine anni '90 solo quando vediamo che i giovani invece di sposarsi vanno a convivere insieme e… poi si vedrà.
La sceneggiatura di Pupi Avati è molto bella nei dialoghi spontanei e spesso imprevedibili dei ragazzi, in quel loro guardare al futuro come un libro aperto a 360 gradi, dove riversare tutte i propri sogni. Ben tratteggiati sono i personaggi maschili: Gianca in primo luogo: ragazzo all'apparenza equilibrato che  sa trattare tutti con gentilezza ma insicuro e sempre alla ricerca della conferma di essere amato.  Nick, l'amico benzinaio, prima deciso a riscattarsi perché nulla ha da perdere, poi, scoperto il suo talento, diventa un servitore del suo stesso successo. Il padre di Gianca, magnificamente interpretato da Johnny Dorelli, che formalmente nega ma in realtà vive solo della speranza che il figlio abbia il successo che lui non ha avuto e che vuole essere  sempre informato dei suoi progressi. I personaggi femminili sono invece il punto debole del film: sono  ragazze rotondette  ben disposte a facili incontri o signore in vena di tradimento di una  Bologna altolocata e godereccia. Oppure c'è Francesca (Vittoria Puccini), amata da entrambi, misteriosa e indecifrabile, non reale ma vista attraverso gli occhi dei ragazzi, "una delle undici  ragazze più belle di Bologna", come ci informa Gianca.
Ben diversa era stata l'operazione portata avanti in  Il cuore altrove (2003): non perché Vanessa Incontrada risultasse una donna più vera, ma perché portava ad un livello compiuto il suo essere nella mente più che nella realtà, simbolo di una donna lontana, sofisticata e distante, volubile e quindi inafferrabile, solo da contemplare.