LINEE PARALLELE
Lo sviluppo di due racconti in parallelo (la protagonista è rimasta incinta o no da un incontro occasionale con colui che considera solo un amico?) sono l’occasione per evidenziare il valore di una vita nascente e il grande dono che ricevono da questa entrambi i genitori. Su Netflix
Natalie è in procinto di laurearsi all’università di Houston, e si sta organizzando per realizzare il suo sogno: andare a Los Angeles per diventare una creatrice di cartoni animati. All’università aveva fatto amicizia con Gabe che ha anche lui il suo sogno: diventare un batterista famoso. Il piacere di vivere questi momenti pieni di speranza per il futuro, la voglia di darsi un affettuoso addio per chiudere il tempo spensierato dell’università, li porta a passare una notte insieme. Proprio durante la sera nella quale Natalie sta partecipando alla festa di fine laurea, sente una forte nausea e per sicurezza si sottopone a un test di gravidanza. Da quel momento il racconto si biforca: Natalie, dopo il test risultato negativo, porta in atto il suo programma e si trasferisce a Los Angeles; dopo il test risultato positivo, decide di non abortire e di rifugiarsi nella casa dei genitori dove trascorrere i mesi della gravidanza. Gabe le ha promesso che le darà tutto il supporto necessario anche se Natalie ha rifiutato la sua promessa di matrimonio: non vuole che lui si senta vincolato dal comportamento di una notte..
Wanuri Kahiu
Valori Educativi
La scelta di non abortire, il magnifico ritratto di una amicizia inossidabile fra due donne, il senso provvidenziale che i protagonisti danno alla loro vita. Modesto valore attribuito all’amore coniugale.
Pubblico
TuttiGiudizio Artistico
Il film si fa seguire molto bene mentre racconta le peripezie delle due Natalie ma c’è qualche carenza nella sceneggiatura (alcuni dialoghi appaiono banali) e risulta modesta l’interpretazione dei due personaggi maschili
Cast & Crew
Regia
Wanuri Kahiu
Sceneggiatura
Our Review
La struttura di questo storia ha caratteristiche particolari. Non c’è il cattivo di turno, non c’è un conflitto da fronteggiare. Tutti i protagonisti, primari o secondari, sono delle brave persone che reagiscono nel migliore dei modi possibili alle situazioni in cui si trovano. Il racconto avanza quindi su acque tranquille o solo leggermente agitate. È facile concludere che ci troviamo di fronte a una romantic comedy, gradevole da vedere ma niente di più. Ritengo, al contrario, che il film trasmetta messaggi importanti.
Il primo è l’atteggiamento dei personaggi che potremmo definire (in modo assolutamente improprio, perché non si parla di fede) provvidenziale. La protagonista ma anche i suoi genitori, quando si ritrovano la figlia di nuovo a casa e Gabe, che deve rivedere i suoi piani, si trovano davanti a eventi imprevisti, a volte negativi, a volte positivi. Non sbraitano, non reagiscono in modo incontrollato: hanno messo in conto che nello sviluppo della loro vita, non tutto può cadere sotto il loro controllo e se qualcosa di imprevisto accade, bisogna agire secondo ciò che risulta più giusto, per se e per gli altri. Lo sviluppo del racconto premia questa presa di posizione: le due Natalie, che avanzano in parallelo, avranno destini molto simili e positivi in entrambe le situazioni.
La prima, grave decisione da prendere, è quella di Natalie quando scopre di essere incinta. E’ inutile sottolineare con quanta rabbia molti recensori americani abbiano criticato questo passaggio del film, dopo le recenti decisioni della Corte americana sulla vertenza Roe vs Wade. Non sappiamo nulla dell’eventuale travaglio di Natalie: lei semplicemente comunica a Gabe di voler tenere il bambino, di porre da parte i suoi progetti di lavoro e di tornare a vivere con i propri genitori per il tempo della gestazione. Vediamo in seguito con quanto affetto Natalie accudisca la bambina che è nata (sarà proprio l’esperienza di madre che le consentirà di maturare anche artisticamente e di avere il successo sperato). In modo indiretto ma evidente, risulta chiaro che Natalie non ha mai considerato quell’embrione che cresceva nel suo grembo, come una “cosa” di cui poteva farne a meno quando lo avesse voluto. La fonte ispiratrice di questo atteggiamento? Ovviamente non lo sappiamo ma guardando il curriculum professionale della regista Wanuri Kahiu, nata a Nairobi (Kenia), molto impegnata a portare in evidenza, attraverso documentari, i problemi della sua Africa, dobbiamo constatare che da quel continente ci pervengono molte testimonianze a favore di colui/colei che sta per venire al mondo.
C’è un altro spunto di riflessione che scaturisce da questo film e che riguarda comportamenti che possiamo definire tipici dell’attuale generazione degli young adult. Ci sono valori che vengono considerati come assoluti. Il primo è quello dell’amicizia. L’intesa fra Natalie e la sua amica Cara è adamantina: la disponibilità di Cara è totale per poter condividere con la sua amica i momenti tristi così come quelli felici. Il secondo riguarda l’importanza che viene data al realizzare sé stessi professionalmente. Lo comprende molto bene Natalie quando, dopo una cocente delusione professionale, non si arrende e si impegna con doppia lena; anche il ragazzo che Natalie ha conosciuto a LA, finisce per accettare una importante occasione di lavoro all’estero, interrompendo la relazione con lei.
Alla fine del racconto, le sue storie sembrano convergere, portare alla stessa meta. Come dire: aver avuto un bambino o non averlo avuto sono risultate situazioni equivalenti. E’ vero il contrario: la Natalie che ha scelto di avere la bambina ha avuto più di nove mesi di ritardo ma è arrivata allo stesso traguardo dell’altra proprio perché grazie alla sua maturità acquisita con il suo essere madre, ha maturato quella sensibilità che le ha consentito di crescere professionalmente.
In terza posizione ma solo in terza, c’è la ricerca dell’uomo /la donna da sposare. I rapporti, anche quando diventano intimi, sono impostati al massimo rispetto reciproco della libertà altrui. C’è, nei confronti dell’amore coniugale, un approccio che potremmo definire empirico: se per la propria realizzazione professionale c’è una forte determinazione (nel film si parla di avere i propri piani quinquennali), nei confronti della ricerca dell’uomo/della donna della propria vita, si vede se la relazione progredisce: se dopo un certo periodo di convivenza perdura, vuol dire che sta assumendo un significato più profondo. Manca un senso forte dell’amore coniugale, l’interrogarsi se si è pronti per il dono reciproco e totale di se stessi, se si è o disposti a dedicare il resto della mia vita a condividere, con il proprio coniuge lo stesso progetto familiare.
Il film si fa seguire molto bene mentre racconta le peripezie delle due Natalie ma c’è qualche carenza nella sceneggiatura (alcuni dialoghi appaiono banali) e risulta modesta l’interpretazione dei due personaggi maschili
Autore: Franco Olearo
Details of Movie
Etichetta | FamilyOro |
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Paese | USA |
Pubblico | Tutti |
Tematiche (generale) | Maternità Young Adult |
Tipologia | Film |
Titolo Originale | Look Both Ways |
donato
Il finale felice per le “due Natalie” sa tanto di relativismo….: qualsiasi decisione prendi nella vita l’importante è essere felici.
Non mi convince.
Il finale felice per le “due Natalie” sa tanto di relativismo….: qualsiasi decisione prendi nella vita l’importante è essere felici.
Non mi convince.
francoadmin
Il finale potrebbe essere interpretato anche in questo modo: colei che ha dovuto “fermarsi” per nove e più mesi, in realtà ha raggiunto lo stesso traguardo dell’altra anzi con maggiore maturità: la sua acquisita sensibilità materna le ha consentito di raggiungere ottimi risultati professionali, mentre l’altra ha avuto maggiori difficoltà proprio perché non era maturata umanamente
Il finale potrebbe essere interpretato anche in questo modo: colei che ha dovuto “fermarsi” per nove e più mesi, in realtà ha raggiunto lo stesso traguardo dell’altra anzi con maggiore maturità: la sua acquisita sensibilità materna le ha consentito di raggiungere ottimi risultati professionali, mentre l’altra ha avuto maggiori difficoltà proprio perché non era maturata umanamente