LE ASSAGGIATRICI
In Germania, negli ultimi anni della guerra, sette donne sono costrette ad assaggiare il pasti del Führer per scongiurare il pericolo di un avvelenamento. Lotta per la sopravvivenza, protervia del potere, solidarietà, sono i tanti temi trattati non sempre in modo compiuto. In sala
Rosa Sauer, dopo essere rimasta senza lavoro e sola a causa della partenza del marito per la campagna di Russia, da Berlino si trasferisce a casa dei suoceri in attesa del suo rientro. Dopo qualche tempo di permanenza, viene prelevata dalla sua abitazione (e, come lei, altre sei donne) per andare vicino alla “Tana del lupo” (il quartier generale di Hitler negli ultimi anni della Guerra) con il compito di assaggiare le pietanze destinate alla tavola del dittatore tedesco. Giorno dopo giorno, tra amicizia tra le donne e storie d’amore un po’ impossibili, inizia l’avanzata degli americani e il regime crolla
Valori Educativi
Sette donne, costrette a svolgere un servizio forzato, lottano per sopravvivere in modi diversi ma sanno essere fra loro solidali che se la loro solidarietà mom sempre va nella direzione giusta
Pubblico
14+Un paio di scene di intimità con nudità esplicite. Una sequenza di aborto. Un uomo ebreo viene brutalmente ucciso
Giudizio Artistico
A fronte del romanzo omonimo (premio Campiello 2018) non troviamo una trasposizione cinematografica particolarmente riuscita. Le personalità delle donne e degli ufficiali nazisti coinvolti non sono sufficientemente sviluppati. E’ presente un eccesso di tematiche (la guerra, il nazismo, la sopravvivenza in condizioni precarie,..) non tutte adeguatamente approfondite. Ottima la fotografia.
Cast & Crew
Regia
Silvio Soldini
Sceneggiatura
Doriana Leondeff
Silvio Soldini
Cristina Comencini
Giulia Calenda
Our Review

Fece molto scalpore la dichiarazione rilasciata da Margot Wolk all’età di 95 anni nel 2007: dal 1944 al crollo del regime nazista, era una delle donne pagate per pregustare i pasti che sarebbero stati serviti a Hitler. Da questo episodio, Rosella Postorino ne ha tratto l’ispirazione per scrivere il romanzo Le Assaggiatrici (vincitore del Premio Campiello nel 2018). Romanzo che ha fatto sfondo alla sceneggiatura del film omonimo di Silvio Soldini (Il colore nascosto delle cose, Agata e la tempesta, Pane e tulipani).
Se l’idea poteva essere davvero buona, nella sua realizzazione finale il lungometraggio non risulta particolarmente brillante.
Una prima considerazione si può fare per quel che riguarda il cibo: non tanto per la “conferma” del fatto che la dieta del Fuhrer fosse rigorosamente vegetariana, ma soprattutto per il fatto che ha pochissimo spazio. Dal titolo ci si aspetterebbe qualcosa di un po’ diverso sia nei contenuti che nella resa cinematografica (come non ricordare, a riguardo, il film del 2024 Il gusto delle cose dove sembra di assaporare ogni portata solo vedendola e sentendone la descrizione fatta dai protagonisti).
Anche la scelta di semplificare un po’ troppo i caratteri dei personaggi: sia le donne che i militari nazisti rispondono a dei cliché abbastanza definiti senza una grande sviluppo della personalità.
La donna che difende sempre l’operato dei nazisti perché seriamente convinta della bontà del loro operato, quella giovane e ribelle che cerca di reagire e provocare, quella dal passato misterioso, e via dicendo. Anche se, quel che più lascia un po’ stupiti è il clima di serenità con cui le protagoniste si espongono quotidianamente alla morte. La tensione si percepisce solamente in un paio di momenti.
Anche per quel che riguarda i nazisti, pur non nascondendo simpatie e innamoramenti (si segnalano, a riguardo, un paio di scene di intimità con nudità esplicite), tuttavia vengono caratterizzati secondo il “genere cinematografico”.
Tutto questo, evidentemente, toglie dinamicità al film perché i comportamenti diventano molto prevedibili e toglie potenza a quelli che probabilmente dovevano risultare come colpi di scena nella narrazione.
Non da ultimo il fatto che nonostante la storia si svolga lontano dal fronte o dai grandi centri abitati, non può mancare la presenza di una persona di origine ebraica uccisa a sangue freddo dai militari del regime.
Una scelta di fotografia colpisce piacevolmente. La vita privata di Rosa è ritratta a tinte buie e fosche, con scene quasi sempre al crepuscolo o notturne, ma sempre illuminate da luce calda (di candele di solito). Nei momenti in cui i militari nazisti sono in scena in servizio, le luci assumo una grande vivacità e, lì dove c’è luce, questa è artificiale e fredda. Si crea visivamente una contrapposizione fra una vita privata destinata a restare in penombra e i comportamenti dei fautori di una dittatura senza scrupoli che possono agire indisturbati alla luce del sole.
La solidarietà tra donne per superare le difficoltà (si segnala anche una sequenza in cui viene eseguito un aborto), il problema della guerra, la difficoltà a sopravvivere in condizioni precarie, la violenza e l’odio razziali… sono davvero numerosi gli elementi che entrano nella narrazione, alcuni dei quali non sempre trattati con il dovuto approfondimento.
Autore: Francesco Marini
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