L’APPARTAMENTO

1960125 min14+   Amore e FamigliaAmare a New York, Etica del Lavoro

The Apartment (1960) di Billy Wilder, 5 premi Oscar nel 1961, è un capolavoro assoluto di romantic comedy ma più che di amore si parla di vittoriosa affermazione di se stessi all’interno di una soffocante struttura sociale che impone, per sopravvivere, comportamenti disonesti. Su Prime Video

C.C. Baxter, detto Bud è un coscienzioso impiegato in una grande compagnia di assicurazioni che ha a New York il suo grattacielo di 21 piani. Bud è scapolo e ciò risulta essere per lui un problema ma anche una opportunità. Alcuni capi sopra di lui hanno bisogno di un appartamento per una fugace scappatella con una segretaria o impiegata dell’azienda nel tempo che intercorre fra la fine del lavoro e il treno serale che li riporta a casa alla loro famiglia. Cosa c’è di meglio dell’appartamentino che questo bravo contabile ha in città? Così accade che Bud deve tenersi un’agenda delle prenotazioni per il suo appartamento ma in cambio riceve molte promesse di avanzamento di carriera. Tutto si svolge come previsto e già Bud ha ricevuto una promozione quando si accorge che sta innamorandosi di Fran Kubelik l’ascensorista del grattacielo. La invita a uscire con lui ma ben presto si accorge, con sgomento, che anche lei è una frequentatrice del suo appartamento: si incontra con Jeff Sheldrake, il capo del personale che continua a prometterle (come ha fatto con altre ragazze in precedenza) che presto divorzierà dalla moglie per poterla sposare….


Valori Educativi



Un uomo e una donna lavorano all’interno di una complessa struttura lavorativa di colletti bianchi che li fa sentire semplici pedine di un meccanismo disumanizzante ma sapranno reagire, ritrovare se stessi e l’amore

Pubblico

14+

Descrizione di numerose infedeltà coniugali, un tentativo di suicidio, comportamenti disonesti

Giudizio Artistico



Armonia perfetta fra sviluppo del racconto, dialoghi, recitazione, sceneggiatura. 5 Oscar nel 1961

Cast & Crew

Our Review

Ci si accosta con molta deferenza a questo film di Billy Wilder del 1960, un capolavoro assoluto di commedia romantica (5 premi Oscar, fra cui miglior film e miglior regia). In un contesto sociale già da terziario avanzato, dove migliaia di impiegati non sono altro che solerti formichine (sono 31.256, per l’esattezza, come annota la voice-over dello stesso Baxter all’inizio del film)  all’interno di un inesorabile meccanismo, si incontrano un lui e una lei, che cercano di scoprire cosa vogliono veramente  per se stessi, come far sviluppare la propria personalità sottraendola alle logiche imposte dal lavoro e in questo modo scoprire, in una nuova luce, chi poter amare veramente. Colpisce l’incredibile equilibrio con il quale è portato avanti il racconto, fra dramma, momenti comici, satira sociale. Non mancano i colpi di scena che sembrano riportare indietro la love-story al momento zero ed evitano che lo spettatore possa “rilassarsi” nella prevedibilità di un genere narrativo.

Quando si è grandi registi l’immagine si trasforma in un potente strumento di comunicazione: è quanto accade in L’appartamento

Fare della satira sociale con una sola immagine, in fondo, era cosa già avvenuta: lo stesso Billy Wilder ha riconosciuto ciò che è evidente per tutti: la scena della lunga sala dove centinaia di impiegati pigiano sui tasti della loro calcolatrice su tante piccole scrivanie tutte eguali è stato chiaramente ripreso da La folla di King Vidor del 1928. Lo stesso regista ha raccontato che per potenziare l’effetto profondità, ha messo nelle ultime file persone sempre più basse, fino ad impiegare dei ragazzi.

Bisogna rappresentare Baxter come figura di uno scapolo solitario e un po’ triste? Lo vediamo riprendere possesso della sua casa dopo uno dei tanti incontri amorosi; si prepara una cena frugale, fa “cin cin” a se stesso con il fondo di un bicchiere lasciato dalla coppia che lo ha preceduto, si siede in poltrona con il piatto sulle ginocchia e cerca di vedere qualche film alla televisione ma fallisce anche in questo perché sullo schermo si susseguono solo spot pubblicitari. Ma Baxter mostra di avere anche una simpatica inventiva, come quando mostra di esser molto bravo a scolare gli spaghetti con una racchetta da tennis.

Wilder si mostra abile anche nel racconto attraverso oggetti-simbolo che sintetizzano ciò che diversamente sarebbe stato espresso con tante parole. Primo fra tutti è il simbolo della chiave. Se la chiave del suo appartamento è lo strumento che usa Baxter per fare carriera, il simbolo del successo ormai raggiunto è costituito dal possesso della chiave del bagno a uso esclusivo dei dirigenti dell’azienda. Similmente la bombetta è il primo oggetto che Baxter compra, appena si è insediato in un ufficio tutto suo ai piani superiori e chiede ansiosamente a Fran se gli stia bene in testa, messo sulle ventitré. Fra tutti, per la potenza narrativa che esprime, spicca il portacipria con lo specchio rotto che Baxter vede in mano a Fran. Di colpo, evitando sofferte spiegazioni e mezze verità, ci accorgiamo che Baxter comprende che anche Fran è stata ospite del suo appartamento, con Sheldrake.

Ovviamente apprezzare l’abilità narrativa del regista non sarebbe sufficiente se i protagonisti non fossero ben delineati e se la storia non appassionasse il pubblico.

Cerchiamo di analizzarli nella nostra ottica, cercando di vedere anche gli aspetti morali del racconto.

All’inizio Baxter è pienamente inserito nel “sistema”: formalmente cortese, ossequioso con i suoi superiori, cerca di scivolare sulle umiliazioni che subisce puntando su un odioso compromesso: “comperarsi”, in cambio del prestito del suo appartamento, un avanzamento di carriera. È una situazione umiliante per chi, come lui, è intrinsecamente onesto e non riesce ad essere apprezzato per sé stesso. Se si comporta in quel modo, può essere giustificato solo per il fatto che non vede alternative al vivere in un mondo che, a quanto pare, è proprio così: fatto di ingiustizie e di spietati approfittatori.
L’atteggiamento di Fran è solo leggermente diverso: più disinvolta, non porta “maschere” come Baxter e sa farsi rispettare in ufficio (quando in ascensore viene molestata da uno dei dirigenti, è pronta a rispondere: “uno di questi giorni le chiuderò la porta dell’ascensore per schiacciarle quella mano”) ma ha una debolezza: si è innamorata dell’uomo sbagliato. Potremmo domandarci: perché non cerca un bravo ragazzo fuori del contesto dell’ufficio, invece di innamorarsi di un uomo sposato, rischiando così di rovinare una famiglia? Anche Fran, come Baxter, ha un comportamento riprovevole, che può esser compreso solo nella misura in cui, anche lei, come Baxter, si sente chiusa all’interno di un sistema totalizzante che le fa perdere la stima in sé stessa e come prima, evidente conseguenza, entrambi si comportano in modo eticamente sbagliato.

Il racconto si evolve, si arriverà a una felice conclusione ma è lecito domandarsi: abbiamo assistito a una romantic-comedy oppure no? Solo in modo indiretto. Ciò che è stata la vera conquista per entrambi è trovare il coraggio di rigettare il “sistema” e orientarsi verso ciò che ha realmente valore: il poter essere persone oneste che cercano il proprio bene e quello di chi  sta a loro vicino. “Perché non cresci Baxter? Perché non diventi un mensh?”: è lo stimolo che Baxter riceve dal suo buon vicino di casa che usa una parola tedesca (come tedesco è Billy Wilder) che significa un uomo onesto e responsabile. Ma allora l’amore si è formato fra loro oppure no? E’ indubbio che si sono aiutati vicenda nel ritrovare se stessi e Baxter, in una sequenza finale lo dichiara apertamente: “Ti amo”. Lei invece risponde, con un sorriso: “sta zitto e dà le carte”. Per Fran, quel verbo  è stato utilizzato troppe volte in modo ingannevole: ha bisogno  solo di un po’ di tempo per riflettere e assaporarne di nuovo il significato.

Autore: Franco Olearo

Details of Movie

Paese  USA
Pubblico
Tipologia
Titolo Originale The Apartment
Tematiche (generale)
Tematiche-dettaglio
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Users Reviews

  1. Pasquale

    Commento sulla recensione del film L’Appartamento

    MI MERAVIGLIO DI UNA RECENSIONE COSI’ ENTUSIASTA A FRONTE DELLA PESSIMA MORALITA’ DEI PROTAGONISTI, ESCLUSO IL FINALE! VOI STESSI LA SEGNALATE, MA INDICANDO SEMPLICEMENTE CON 14+ L’ETA’ CONSIGLIATA PER LA VISIONE. IO STRASECOLO!! E’ VERO CHE DA TEMPO USATE SEMPLICEMENTE ALZARE L’ETA’ DI FRONTE A FILM SCABROSI! NON VOGLIO CITARE ALTRI SITI CATTOLICI ED ALTRI ESEMPI DOVE QUESTA “MODA” SI E’ DIFFUSA!
    MA DAVVERO UN CATTOLICO PUO’ LECITAMENTE ASSISTERE A SPETTACOLI SCABROSI O QUASI PORNOGRAFICI SE HA PIU’ DI 18 ANNI?? FORSE A QUELL’ETA’ IL LIVELLO DI TESTOSTERONE SI ANNULLA? E POI GUARDATE IL VECCHIO SEVERISSIMO GIUDIZIO DEL CENTRO CINEMATOGRAFICO CATTOLICO SU QUESTO FILM.
    DUNQUE L’IMMORALITA’ RACCONTATA CON LEGGEREZZA NON E PIU’ PECCATO GRAVE? CERTO VI SONO CASI PEGGIORI. PER ESEMPIO UN FILM MOLTO PIU’ RECENTE E UGUALMENTE ESALTATO: “SHAKESPEARE IN LOVE”! SCANDALOSO E PIENO DI SCENE VOLGARISSIME DI SESSO E DI NUDO, CHE SI DEVE ABBANDONARE POCO DOPO L’INIZIO SE CI SI E’ FIDATI DI GIUDIZI COME “RACCOMANDABILE, POETICO” !!

    1.0 rating

    Commento sulla recensione del film L’Appartamento

    MI MERAVIGLIO DI UNA RECENSIONE COSI’ ENTUSIASTA A FRONTE DELLA PESSIMA MORALITA’ DEI PROTAGONISTI, ESCLUSO IL FINALE! VOI STESSI LA SEGNALATE, MA INDICANDO SEMPLICEMENTE CON 14+ L’ETA’ CONSIGLIATA PER LA VISIONE. IO STRASECOLO!! E’ VERO CHE DA TEMPO USATE SEMPLICEMENTE ALZARE L’ETA’ DI FRONTE A FILM SCABROSI! NON VOGLIO CITARE ALTRI SITI CATTOLICI ED ALTRI ESEMPI DOVE QUESTA “MODA” SI E’ DIFFUSA!
    MA DAVVERO UN CATTOLICO PUO’ LECITAMENTE ASSISTERE A SPETTACOLI SCABROSI O QUASI PORNOGRAFICI SE HA PIU’ DI 18 ANNI?? FORSE A QUELL’ETA’ IL LIVELLO DI TESTOSTERONE SI ANNULLA? E POI GUARDATE IL VECCHIO SEVERISSIMO GIUDIZIO DEL CENTRO CINEMATOGRAFICO CATTOLICO SU QUESTO FILM.
    DUNQUE L’IMMORALITA’ RACCONTATA CON LEGGEREZZA NON E PIU’ PECCATO GRAVE? CERTO VI SONO CASI PEGGIORI. PER ESEMPIO UN FILM MOLTO PIU’ RECENTE E UGUALMENTE ESALTATO: “SHAKESPEARE IN LOVE”! SCANDALOSO E PIENO DI SCENE VOLGARISSIME DI SESSO E DI NUDO, CHE SI DEVE ABBANDONARE POCO DOPO L’INIZIO SE CI SI E’ FIDATI DI GIUDIZI COME “RACCOMANDABILE, POETICO” !!

    • francoadmin

      Gentile lettore, grazie per aver aperto una stimolante discussione. Sono necessari due chiarimenti. Il primo è il seguente: noi di Familycinematv abbiamo sempre nettamente separato il giudizio etico da quello artistico sarebbe scorretto e sopratutto ingiusto non considerare la qualità artistica di un’opera perchè i temi trattati sono immorali. E’ un banale problema di giustizia. Ma naturalmente non lo abbiamo qualificato come FamilyOro!
      Secondo: è lecito rappresentare il male in un’opera? Il male esiste, è inutile nasconderlo. Ciò che è importante è che il male sia trattato come male e il bene come bene. Su questo problema ha già risposto esaurientemente Pio XII nella sua esortazione apostolica ai rappresentanti del mondo cinematografico del giugno 1955. Si era domandato se fosse lecito rappresentare il male al cinema. La sua risposta è stata limpida : anche i Libri Sacri che sono un fedele specchio della vita reale, hanno pagine dove il male risulta intrecciato con il bene. . Il male, anche nella sua temporanea vittoria, svolge una funzione positiva se ben fronteggiato perché genera una “più profonda comprensione della vita, della retta sua direzione, del controllo della propria condotta, del chiarimento e consolidamento nel giudizio e nell’azione” (dal testo citato). Nel film in questione, viene rappresentato sicuramente il male ma i due protagonisti sapranno riconoscerlo e contrastarlo. Riguardo al tema dei minori l’età indicata esprime il livello di maturità necessaria per riconoscere criticamente dove si trova il male e dove sta il bene. Tutti questi temi sono stati affrontati nel libro: “Occhio al Film” delle edizioni Punto Famiglia. Aggiungerei che Shakespeare in love” è stato da noi giudicato “Diseducativo” (il male è stato giudicato come bene) ma gli abbiamo dato punteggio 8/10 riguardo al valore artistico.

      Gentile lettore, grazie per aver aperto una stimolante discussione. Sono necessari due chiarimenti. Il primo è il seguente: noi di Familycinematv abbiamo sempre nettamente separato il giudizio etico da quello artistico sarebbe scorretto e sopratutto ingiusto non considerare la qualità artistica di un’opera perchè i temi trattati sono immorali. E’ un banale problema di giustizia. Ma naturalmente non lo abbiamo qualificato come FamilyOro!
      Secondo: è lecito rappresentare il male in un’opera? Il male esiste, è inutile nasconderlo. Ciò che è importante è che il male sia trattato come male e il bene come bene. Su questo problema ha già risposto esaurientemente Pio XII nella sua esortazione apostolica ai rappresentanti del mondo cinematografico del giugno 1955. Si era domandato se fosse lecito rappresentare il male al cinema. La sua risposta è stata limpida : anche i Libri Sacri che sono un fedele specchio della vita reale, hanno pagine dove il male risulta intrecciato con il bene. . Il male, anche nella sua temporanea vittoria, svolge una funzione positiva se ben fronteggiato perché genera una “più profonda comprensione della vita, della retta sua direzione, del controllo della propria condotta, del chiarimento e consolidamento nel giudizio e nell’azione” (dal testo citato). Nel film in questione, viene rappresentato sicuramente il male ma i due protagonisti sapranno riconoscerlo e contrastarlo. Riguardo al tema dei minori l’età indicata esprime il livello di maturità necessaria per riconoscere criticamente dove si trova il male e dove sta il bene. Tutti questi temi sono stati affrontati nel libro: “Occhio al Film” delle edizioni Punto Famiglia. Aggiungerei che Shakespeare in love” è stato da noi giudicato “Diseducativo” (il male è stato giudicato come bene) ma gli abbiamo dato punteggio 8/10 riguardo al valore artistico.