GERMANIA ANNO ZERO

Nel 1948 Roberto Rossellini gira fra le macerie di Berlino una drammatica ricerca della speranza. Doloroso capolavoro del neorealismo. Su RaiPlay

Un ragazzo di dodici anni, Edmund, nella Berlino dell’immediato dopoguerra (1946), conduce una vita di stenti assieme alla sua famiglia. Costretto inizialmente a lavorare per ottenere una tessera in grado di garantire un sussidio alimentare, viene cacciato a causa della giovane età. Da lì in poi cercherà di aiutare economicamente la famiglia per quanto possibile, tra scambi di oggetti e furtarelli. L’incontro con il suo vecchio maestro, ancora legato all’ideologia nazista, lo spingerà a compiere un atto che sconvolgerà la sua famiglia e soprattutto sé stesso….


Valori Educativi



L’intento di questo film sembra essere dichiaratamente esplicitato dallo stesso autore dopo i titoli di testa, attraverso una voce fuori campo che si augura di suscitare un intervento volto ad aiutare i bambini tedeschi affinché ritrovino la speranza dopo aver vissuto gli orrori della guerra. Nonostante ciò, la rappresentazione del male è così totalizzante che è difficile pensare che possa stimolare al bene.

Pubblico

16+

La drammaticità della realtà rappresentata e, in particolar modo, dell’epilogo, potrebbe turbare il pubblico più giovane.

Giudizio Artistico



Vincitore del Pardo d’oro al Festival di Locarno, la pellicola è una delle pietre miliari del neorealismo, nonché di tutto il cinema italiano. Nonostante la breve durata (75 minuti), il vivido realismo del film conferisce una forza drammatica che ha pochi eguali nella produzione di Rossellini.

Cast & Crew

Our Review

germania anno zero

Girato poco dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, “Germania anno zero” è un film del 1948 diretto da Roberto Rossellini, che rappresenta la drammatica realtà di una Berlino uscita sconfitta dal conflitto.

La scelta del titolo, quanto mai efficace, sottolinea la condizione disastrata della città, ridotta in macerie, e indica il momento della ricostruzione di una nazione, costretta a liberarsi dalla nefasta ideologia nazionalsocialista e dalla disfatta subita.

Per questo, il regista si serve della prospettiva di un bambino dodicenne, pedinato nel corso dell’intera pellicola dalla macchina da presa in modo quasi maniacale. Si tratta di una delle caratteristiche più salienti del cinema neorealista (a cui si è ispirato il più recente: C’è ancora domani): lo spettatore segue il protagonista in ogni suo movimento proprio come avviene in “Ladri di biciclette”, uscito nelle sale lo stesso anno.

L’effetto ricercato attraverso questa tecnica è quello di suscitare pietà nello spettatore, senza scadere in un patetismo eccessivo, che avrebbe turbato la vividezza di Germania anno zero: è proprio l’asciuttezza delle immagini l’ingrediente con cui l’autore ricerca la commozione.
Il mondo rappresentato, che si porta ancora dietro gli strascichi degli orrori degli anni precedenti, si scontra con il desiderio del protagonista di trovare una serenità e spensieratezza mai realmente vissute, come emerge dalla toccante scena in cui cerca di giocare a palla con dei ragazzini, ma viene brutalmente respinto. A causa delle parole pronunciate dall’ex maestro (“i deboli devono soccombere, i forti sopravvivere”), Edmund, nell’illusione di risolvere i problemi che attanagliano la condizione della sua famiglia, si macchierà di una colpa tanto grave cui seguirà il tentativo di trovare una liberazione, come messo in luce già dalla didascalia iniziale, successiva ai titoli di testa. Il finale, piuttosto brusco e spiazzante (il film dura soltanto 75 minuti), sconvolge l’animo dello spettatore, costretto ora a riflettere se la ricerca della speranza sia solo una vana illusione oppure, come sembrerebbe evidente dalla didascalia iniziale, una concreta possibilità.

Autore: Carlo Maria Biotti

Details of Movie

Paese Francia. Germania ITALIA
Tipologia
Tematiche (generale)
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