FUGA IN NORMANDIA
Una coppia di anziani inglesi si reca in Normandia per la commemorazione del D-Day. Il lutto accomuna i nemici di un tempo. Un chiaro messaggio contro la guerra. In Sala
Basato su una storia vera accaduta nel 2014, racconta di Bernard Jordan, anziano veterano della Marina reale, e di sua moglie: vivono insieme in un appartamento all’interno di una casa di riposo in Inghilterra. Lui desidera recarsi sulle coste francesi per le celebrazioni in occasione del 70° anniversario della tristemente famosa carneficina che si è consumata in Normandia nel 1944. Dopo aver ricevuto il diniego da parte del medico della struttura, con la complicità della moglie, decide di partire autonomamente per arrivare, insieme a tantissimi altri convenuti, sulla spiaggia al di là della Manica. La sua impresa assume dei caratteri abbastanza epici per il fatto che ha 89 anni e che i media danno grandissima risonanza a questa fuga. La commemorazione, però, non è il solo motivo di quel viaggio… c’è qualcosa di più….
Oliver Parker
William Ivory
Valori Educativi
Nella commemorazione del D-Day veterani inglesi e tedeschi ricordano insieme i commilitoni caduti. Chiari messaggi contro l’inutilità della guerra
Pubblico
10+Qualche scena violenta di guerra può impressionare i più piccoli. Saltuario turpiloquio
Giudizio Artistico
Impressionante presenza scenica di due attori inglesi del calibro di Michael Caine (91 anni) e Glenda Jackson , morta poco dopo la fine delle riprese
Cast & Crew
Michael Caine
Glenda Jackson
Regia
Oliver Parker
Sceneggiatura
William Ivory
Our Review
Oliver Parker con questo ricordo che ci porta al D-Day in Normandia, consegna al pubblico un film che, in qualche modo, è un bellissimo addio a due meravigliosi attori inglesi: sir Michael Caine (The Prestige, Il Cavaliere Oscuro, Insospettabili Sospetti, Youth – La giovinezza, e tanti altri) che alla veneranda età di 91 anni ha annunciato che questo sarebbe stato il suo ultimo lungometraggio, e Glenda Jackson, che purtroppo è mancata all’età di 87 anni pochi mesi dopo la fine delle riprese. Tutti e due attori amati dal pubblico e, nella loro lunga carriera, vincitori di ben due premi Oscar ciascuno.
E non si può non iniziare proprio da loro. La presenza scenica, infatti, unitamente alla recitazione si possono definire squisite. Anziani, acciaccati, un po’ impacciati nei movimenti (non mancano girelli, carrozzine e bastoni)… eppure portano trionfanti sulla scena proprio questo: non c’è nessuna retorica sulla terza età né tantomeno uno sguardo di compassione o commiserazione, non spettacolarizzazione delle fatiche che fanno parte di questa fase della vita. Con il tipico humor inglese e con inquadrature che si potrebbero definire capaci di elegante delicatezza, quasi non si capisce dove termina la finzione cinematografica e dove comincia la vita vera degli attori. I primi piani dei protagonisti, poi, riescono a far trasparire una bellezza che quasi illumina quei volti segnati da profonde rughe. Se si osservano, poi, i momenti di coppia nelle scene della quotidianità la recitazione è talmente verisimile che sembra di vedere due sposi veri.
Parlando del D-Day, (come non ricordare Salvate il soldato Ryan) non manca una riflessione sulla guerra. In due momenti, in particolare, è difficile trattenere la commozione.
L’incontro con dei veterani tedeschi che, anche loro sopraggiunti alla celebre spiaggia del D-Day, ricordano commilitoni caduti. Pur trovandosi sui due lati opposti del fronte, celebrano il sacrificio dei compagni caduti in armi. Bernard e il suo amico Arthur, salutandoli, senza grandi discorsi, permettono al pubblico di comprendere, attraverso le immagini, come il dolore per la morte di qualcuno di caro accomuni anche coloro che, sulla carta, erano nemici giurati.
Il giorno in cui Bernard fa visita al cimitero militare di Bayeux, una grandissima distesa verde che ospita 5.000 croci bianche, guardandosi attorno se ne esce con un’affermazione lapidaria e fin troppo eloquente: “Che spreco!”.
La presenza di alcuni flashback del vissuto di trincea di Bernard, inoltre, da una parte aumentano il pathos del film dall’altra mettono lo spettatore nella condizione di empatizzare sempre di più con il suo dolore e di comprendere un po’ meglio la motivazione del viaggio oltremanica.
Una nota critica sia permessa alla traduzione del titolo (quindi non attribuibile alla produzione). L’originale inglese è The great escaper, letteralmente Il grande fuggitivo. Questo era il soprannome che la stampa aveva dato a Houdini, illusionista divenuto famoso per la sua capacità di divincolarsi da corde e catene e quindi esperto nel fuggire anche nelle situazioni più intricate. La traduzione italiana Fuga in Normandia, nella sua perfetta coerenza con il contenuto del film, ne rovina un po’ la sorpresa (infatti, passano diversi minuti del film prima che si riesca a capire che la meta del viaggio desiderato da Bernard è la costa francese) e sminuisce un po’ il carattere “epico” di questa impresa.
Fatta salva questa considerazione, è un film che vale davvero la pena guardare: se il periodo di uscita non è proprio dei migliori, sicuramente sarà bene tenere d’occhio le sale che lo riproporranno nei cineforum durante la stagione autunnale.
Autore: Francesco Marini
Details of Movie
Paese | FRANCIA Regno Unito Svezia |
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Tematiche (generale) | |
Titolo Originale | The Great Escaper |
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