A SMALL LIGHT

L’Olocausto è stato un capitolo oscuro dell’intera Storia mondiale; tra gli innumerevoli racconti di chi ne ha vissuto gli orrori sulla propria pelle, quello di Anna Frank è stato sicuramente il più narrato nonché quello che ha subito il maggior numero di trasposizioni cinematografiche e televisive. Tra le opere più significative degli ultimi anni si pensi ad esempio al film televisivo Mi ricordo Anna Frank su RaiPlay, Anne Frank la mia migliore amica (2022) oppure il film d’animazione Anna Frank e il diario segreto (uscito nel 2021).

Eppure, una delle persone che ha svolto un ruolo cruciale nella vicenda della famiglia Frank e di cui spesso si è parlato poco, è stata Miep Gies, una donna viennese emigrata in Olanda, che assieme al marito Jan, si è occupata di nascondere Anna e i suoi familiari nell’alloggio segreto posto al di sopra dell’azienda in cui lavorava.

Nel film Freedom Writers (2007) gli studenti di una high school americana (la storia è vera) erano rimasti talmente affascinati dalla lettura di Il diario di Anne Frank da fare una colletta per il consentire a Miep Gies di venire in America per condividere con loro la sua esperienza.

La serie tv A small light (targata National Geographic) si occupa di ricostruire la vita di Miep, dalla gioventù fino alla pubblicazione del diario di Anna, mostrando così chi fosse questa donna prima di divenire un’eroina che ha fatto di tutto per salvare delle vite umane.

 La scelta di narrare attraverso gli occhi di Miep, la storia dei Frank e dei Paesi Bassi durante l’occupazione nazista, risulta essere una scelta brillante in quanto attraverso la crescita interiore della protagonista, la rappresentazione delle sue preoccupazioni riguardanti l’invasione tedesca, la consapevolezza che il marito faccia parte della resistenza olandese, la sofferenza per le dure condizioni di vita e la preoccupazione nel mantenere in vita i Frank, fanno sì che lo spettatore abbia una visione ben chiara dell’epoca e del senso di oppressione che si viveva nell’Europa occupata dai nazisti.

La struttura della serie inoltre favorisce un’immersione fortemente realistica nella Amsterdam dell’epoca. Se nei primi episodi incuriosisce vedere sprazzi di vita quotidiana dei vari personaggi, dando uno spaccato di come si sentissero a vivere in un luogo minacciato costantemente dall’ombra nazista, già verso la metà della stagione l’ambientazione diviene più cupa, quasi come se la malvagità hitleriana si fosse incarnata come un’ombra incombente sulla città e sul resto del Paese.

Una pecca che invece va messa in evidenza riguarda la scelta narrativa di alternare la storia dei Frank con quella degli amici di Miep e del marito di quest’ultima che, per quanto apprezzabile, risulta appesantire parecchio in alcuni punti lo scorrere delle puntate.

Si tratta di una conseguenza forse non voluta ma inevitabile, data la volontà della serie di rappresentare in modo fedele la vita di Miep.

In conclusione, A small light si conferma come un prodotto ambizioso e ben eseguito, che basandosi su un’attenta e rigorosa ricostruzione storica, dà vita ad una miniserie rispettosa e veritiera nei confronti di quanto accaduto. Nonostante alcuni problemi legati alla narrazione a volte eccessiva, la serie può contare su un’ottima recitazione attoriale, oltre alla già citata ricostruzione storica  ammirevole, che rendono la vicenda di Miep Giese un racconto umano, emozionante, e che lascia un importante messaggio: chiunque può essere un eroe e accendere “una piccola luce” (da cui il titolo) nel buio.