JOY – THE BIRTH OF IVF
Un decennio di storia (1968-1978) sulla nascita della fecondazione artificiale, di coloro che l’hanno realizzata e di come si sia concepita e messa al mondo Joy, la prima bimba in provetta nata il 25 luglio 1978. Una scoperta da premio Nobel che ha stravolto il mistero della riproduzione umana. Disponibile su Netflix.
Jean è una giovane infermiera ed embriologa che, incuriosita dagli studi del prof. Edwards, si presenta nel suo studio per chiedere di poter lavorare alla sua ricerca. Accolta subito nel suo staff, dove conosce un giovane dottore divenuto in seguito il suo ragazzo, è coinvolta in una delle ricerche più importanti dello scorso secolo: la possibilità di concepire in laboratorio la vita umana. Il loro primo impegno sarà quello di coinvolgere – e ci riusciranno – un ginecologo, il dott. Steptoe, inizialmente non troppo convinto. I tre costituiscono una squadra affiatata che con grandi difficoltà di mezzi e contrastati dall’opinione pubblica religiosa, laica e scientifica, riescono in quello che sembrava un sogno impossibile…
Ben Taylor
Jack Thorne
Valori Educativi
Il film sebbene possa sembrare un ottimo esempio di come si sviluppi il lavoro di ricerca, resta, comunque, il racconto di una storia non positiva. L’invenzione della fecondazione artificiale ha, di fatto, demolito le fondamenta della riproduzione umana rivestendola di artificiosità anche se ben coperta da un velo emotivo giustificato dal desiderio di genitorialità di coppie sterili. C’è una visione negativa della posizione della Chiesa sulla tematica trattata. Presentazione edonistica e ludica della sessualità umana.
Pubblico
10+Il film può essere visto anche dai preadolescenti ma solo se debitamente aiutati a cogliere le falle argomentative presenti nel film, che è un’apologia della fecondazione artificiale.
Giudizio Artistico
Il film è ben costruito: musiche, fotografia, scenografia e sceneggiatura. Un buon prodotto per far passare un’idea da disapprovare.
Cast & Crew
Regia
Ben Taylor
Sceneggiatura
Jack Thorne
Our Review
Nonostante il titolo rimandi alla prima bimba nata con fecondazione in vitro (Louise Joy Brown), il film propone la vita di Jean Purdy, la figura più in ombra nell’equipe che, con la scoperta della fecondazione artificiale, ha rivoluzionato la riproduzione umana rivestendola di artificialità.
Durante la storia più volte si parla di curare la sterilità: un messaggio falso dato che la fecondazione artificiale non cura la sterilità ma solamente la bypassa senza porre fine al dramma di tante donne che – come viene lasciato trapelare dalla sceneggiatura – sono trattate come «capi di bestiame»: questa l’espressione usata da una delle giovani pazienti nel film.
Il film è un’apologia della fecondazione artificiale della quale si omettono le conseguenze a quel tempo considerate solo possibili e di cui, sempre più, la scienza attuale ci fornisce le prove.
Scaltri gli sceneggiatori che evitano di scendere troppo nei particolari evitando così, anche solo lontanamente, di far cenno alle derive etiche della fecondazione artificiale: uso degli embrioni nella ricerca medica, crioconservazione, maternità surrogata, tanto per fare qualche accenno.
Stando al curriculum del regista Ben Taylor non ci siamo illusi: il prodotto finale, tra le altre cose, regala, con una leggerezza che si guadagna tutto il nostro biasimo, una visione della sessualità e del suo esercizio – pur tenendosi alla larga da scene che potrebbero far arrossire – ridotta a puro edonismo ed esercizio ludico.
Il cast è ben assortito con un Bill Nighy (The beautiful game e Living) in gran forma (nei panni del dottor Steptoe), oltre a James Norton (Rush, An education) e Thomasin McKenzie (Senza lasciare traccia) nei panni della protagonista.
Tra le contraddizioni presenti nel film – che si rifanno alla storia vera – c’è il mostrare una certa attenzione nei confronti degli embrioni prodotti in laboratorio e una certa contrarietà all’aborto (ammesso, poi, come possibilità in alcuni casi); resta, però, l’assenza di un pieno riconoscimento della dignità dell’embrione sin dal concepimento che riproverebbe, di conseguenza, tecniche e ricerche scientifiche di tal guisa.
Risulta disperso in questo film il giusto valore della sessualità, come espressione di un uomo e una donna che hanno scelto di amarsi per sempre e che desiderano che questo amore risulti fecondo. In caso di sterilità è ugualmente assente in questo film la generosa e nobile alternativa dell’adozione.
Il film è ben costruito nel far leva sui sentimenti, tra i quali primeggia lo pseudo altruismo dei coinvolti: dei tre ricercatori, in primis, e poi di tutte le donne coinvolte nella ricerca che si mettono a disposizione “per il bene futuro” di tante altre donne che soffrono il dramma della sterilità.
Bacchettona, retrograda e bigotta resta, indubbiamente, la Chiesa che non accetta e, addirittura, condanna la decisione della giovane infermiera: la protagonista sarà cacciata di casa dalla madre per la sua scelta. Per tale ragione, nonostante i distinguo nel corso della narrazione, possiamo dire che il film è più che velatamente anticattolico con un uso strumentale della religione.
Il film mostra il delirio di onnipotenza dei medici coinvolti nella ricerca: almeno nella traduzione italiana, nel discorso finale, il dottor Edwards usa il verbo “creare” in riferimento alla venuta al mondo della piccola Joy alla quale, per come mostrato, fu realmente lui a dare il secondo nome, considerando tale scoperta apportatrice di gioia per generazioni di donne a venire.
Il film è da noi segnalato non per il messaggio positivo (assente) ma per aiutare chi ci legge a dimostrare come le tematiche bioetiche si prestino ad essere strumentalizzate a fini ideologici mettendo a segno colpi da maestro che colpiscono al cuore lo spettatore. Per questa ragione è necessario conservare il proprio senso critico che aiuti ad evitare di cadere nella trappola di una bontà che, lasciando passare tutto, nasconde conseguenze ben tragiche. Tutto ciò trova conferma nelle immagini finali di repertorio che mostrano quanto accaduto in realtà senza tralasciare come la fecondazione artificiale abbia dato la vita a milioni di bimbi. Ma di quelli attualmente crioconservati, neanche una parola.
Autore: Enzo Vitale
Details of Movie
Paese | U.K. |
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Tipologia | Film |
Tematiche (generale) | Bioetica Da una storia vera |
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