VERMIGLIO
Negli anni ’40,mentre infuria la guerra, una famiglia vive e cresce in un ambiente montano, chiuso ma vitale. Una costruzione impeccabile di ambienti e personaggi di quel tempo, senza deformazioni derivati da giudizi e mentalità moderne. In sala
Verso la fine della Seconda guerra mondiale, nel paese di Vermiglio, villaggio di montagna in Trentino-Alto Adige, vicino al passo del Tonale. Ci troviamo a far parte della famiglia del maestro Cesare costituita da lui, la moglie e i loro sei figli (un settimo in arrivo). La vita di tutti si svolge con tranquilla regolarità fra l’accudire alle mucche, andare a messa la domenica, mentre ogni mattina Cesare impartisce le sue lezioni in una classe unificata di ragazzi e ragazze di varia età. Un giorno si presentano alla sua casa due ragazzi in divisa: si tratta di un suo nipote e di un amico di origine siciliana, entrambi in cerca di un rifugio perché hanno disertato. La gente del villaggio non vede di buon occhio questi due giovani ma Cesare li accoglie in casa sua. La vita continua ma Lucia, la figlia maggiore, finisce per innamorarsi del ragazzo siciliano….
Maura Delpero
Maura Delpero
Valori Educativi
Il film ha quasi il valore di uno studio sociologico su una comunità di montagna degli anni ’40 dove c’è un forte senso della famiglia, la cura dei figli e adesione alla religione cattolica ma, come accadeva a quel tempo, disuguaglianza di funzioni fra uomini e donne
Pubblico
TuttiGiudizio Artistico
Maura Delpero è capace di costruire un mondo e dei personaggi che vivono in modo armonioso e coerente. Un mondo che è realista e poetico allo stesso tempo. Ottime interpretazioni di Tommaso Ragno (Cesare) e di Martina Scrinzi(Lucia) ma il film mostra alcuni limiti nella caratterizzazione di alcuni personaggi-chiave maschili che finiscono per rendere incompleta la logica del racconto. Leone d’argento alla Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia 2024
Cast & Crew
Regia
Maura Delpero
Sceneggiatura
Maura Delpero
Our Review
Fin dall’inizio e poi più volte nel seguito, il film ci mostra stupendi paesaggi montani di Vermiglio, all’inizio coperti di neve che poi, man mano che si sviluppa il racconto, volgono verso la primavera e l’estate. Ma il film non si orienta al lirico bensì al realistico, quasi all’etnologia. La realtà di una numerosa famiglia contadina, seduta intorno alla mensa, che recita la preghiera di benedizione dei pasti e poi, in silenzio, con ordine tutti svuotano quel poco che c’è nel piatto.
Il contesto sociale è rigorosamente delineato e mantenuto ben delimitato fino alla fine. Possiamo definirla una visione storica, obiettiva, dove vengono evidenziati pregi e difetti del tempo, Senza voler intendere che il mondo di quel tempo era perfetto nè calacre polemicamente la mano su comportamenti che , con la sensibità di oggi, possiamo consideraree sbagliati. La vita di questi montanari è raramente solitaria ma piuttosto corale. Si svolge in casa; in chiesa la domenica dove piccoli e compunti chierichetti sanno declamare intere preghiere in latino; durante la festa di santa Lucia quando tutta la popolazione, cantando, segue l’asinello cavalcato dalla bambina che rappresenta la santa; al bar di Vermiglio dove gli uomini si ritrovano a commentare gli ultimi avvenimenti o nell’unica aula della scuola, dove Cesare, fronteggia ragazzi e ragazze di età diverse, invitandoli a parlare in italiano e non in dialetto. Non ci sono mai riprese delle strade di Vermiglio e la guerra viene solo citata ma mai vista.
Gli uomini e le donne che conosciamo, tranne poche aggiunte, sono tutti componenti della famiglia di Cesare, che si distingue non solo perché è il riconosciuto e rispettato pater familias ma perché è l’unico che ha cultura e quindi è l’unico che sa esprimere idee, manifestare gusti culturali.
Fa ascoltare ai suoi alunni le Quattro Stagioni di Vivaldi che a lui piacciono tanto e autorizza una sua figlia, che vuole rivelargli un segreto, a parlare solo se si tratta di verità. La sua cultura “alimenta” anche i più piccoli che restano ammirati dagli atlanti geografici a colori che arricchiscono la sua biblioteca (l’unica presente in casa) ma poi esercita freddamente la sua potestà paterna, quando sceglie, insindacabilmente, chi dei suoi figli e figlie può proseguire gli studi e chi no. Diventa disumano quando infierisce nei confronti di quel suo figlio che non studia e si mostra insensibile, quando lo stesso dottore gli fa notare che per sua moglie nove parti sono troppi. Lui e lui solo può permettersi di tenere nascosti nel suo cassetto riviste pornografiche.
Al di sotto di questa “struttura portante” della famiglia si muovono quelle figlie che sono ormai giovani donne. Loro parlano poco, non ragionano come il padre ma piuttosto “sentono”: Lucia si innamora del siciliano, Ada ha un animo conteso fra misticismo religioso e pulsioni sessuali (a causa della visione etica di quel tempo) ; solo Flavia si alimenta con i suoi studi e viene autorizzata dal padre ad andare in collegio.
Maura Delpero, regista e sceneggiatrice, risulta bravissima nel costruire questo universo chiuso (frutto probabilmente dei suoi ricordi giovanili) e nel dirigere degli attori non professionisti (ad eccezione di Tommaso Ragno, molto bravo anche lui) e a immettere nella storia tanta sensibilità femminile. Lo si vede quando fa parlare i bimbi e le bimbe piccole che chiedono sempre qualcosa e sono pieni di fantasia; quando Lucia, ormai madre, stringe a sé il suo piccolo; quando ci racconta le insicurezze adolescenziali delle tre ragazze. Un’attenzione che risulta inferiore nei confronti degli uomini (il giovane siciliano, i maschi della famiglia, sono appena abbozzati). Un discorso a parte merita il padre Cesare (molto probabilmente immagine del padre della regista) : verso di lui c’è ammirazione per la sua preparazione culturale, per il suo atteggiamento mai violento, ma condanna per la sua insensibilità verso le istanze femminili.
Autore: Franco Olearo
Details of Movie
Paese | ITALIA |
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Tipologia | |
Valori Educativi | 6 |
Tematiche (generale) | Biografico |
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