QUANDO HITLER RUBO’ IL CONIGLIO ROSA

2022114 minTutti   Olocausto

Nel 1933 una famiglia tedesca di origine ebraica riesce a espatriare prima che Hitler tolga loro i passaporti. La vita precaria di questa famiglia in giro per l’Europa è vista attraverso gli occhi di Anna, la loro figlia di 10 anni. Una storia di solidarietà familiare in momenti difficili, adatta per raccontare a ragazzi e ragazze cosa è stato l’antisemitismo della Germania nazista. Su RaiPlay

Berlino, 1933. Sono prossime le elezioni nazionali e c’è la seria possibilità che Hitler ottenga la maggioranza dei voti e possa così governare. La famiglia Kemper, di origine ebraica (il padre Arthur è un noto critico teatrale, la mamma Dorothea è una cantante lirica e hanno due figli: l’adolescente Max e la piccola Anna che sta per compiere dieci anni) decide di migrare in Svizzera prima che il nuovo governo tolga loro i passaporti. Inizia così la loro pellegrinazione in cerca di un posto sicuro: dalla Svizzera poi in Francia e infine in Inghilterra.  Anna non comprende bene cosa stia accadendo intorno a lei ma ha l’affetto e il sostegno pieno dei suoi genitori…


Valori Educativi



I componenti di una famiglia ebrea riescono ad affrontare la loro condizione di rifugiati in terre straniere grazie al sostegno e affetto reciproci. Elogio alla cultura come strumento per elevare l’uomo anche in circostanze difficili. Più complessa la personalità del padre, che vuole dare prova di orgogliosa autosufficienza.

Pubblico

Tutti

Giudizio Artistico



Bravissima la giovane attrice Riva Krymalowski nella parte di Anna. Il film ha un atteggiamento quasi distaccato nei confronti di ciò che racconta, quasi voglia far prevalere la riflessione filosofica (il bene vince sempre”, “l’amore è la medicina migliore”, “credo solo nella gratitudine”) sulle mozioni.

Cast & Crew

Our Review

Abbiamo già visto altri film che ci hanno raccontato, ad altezza di bambino o adolescente, l’antisemitismo che si era sviluppato negli anni ’30 e ’40 in Europa (Il viaggio di Fanny, La stella di Andra e Tati, Un sacchetto di Biglie, In Darkness);  anche questo film è tratto da un racconto per ragazzi scritto da Judith Kerr (Anna Kemper nel romanzo e nel film)  che racconta le sue vicissitudini come figlia di genitori ebrei costretta a spostarsi per l’Europa fra persone ostili, incomprensioni, difficoltà nel trovare ogni giorno qualcosa  da mangiare.

A Berlino Anna e Max vivono in una bella casa, sono affettuosamente accuditi da una domestica mentre il padre, di orientamento socialista, esprime con forza il suo anti-nazismo attraverso i giornali e la radio, mentre  la mamma è impegnata a cantare a teatro. La piccola cronaca di ogni giorno che ci viene raccontata riguarda la vita di Anna, che bisticcia con il fratello maggiore, che si trastulla con i suoi animaletti di peluche, che non capisce perché non può dire alle sue amiche di scuola che sta partendo per la Svizzera e quando deve fare frettolosamente i bagagli è costretta a lasciare il suo amato coniglio rosa. In seguito, per ben due volte dovrà abituarsi a parlare nuove lingue (dal tedesco al francese e poi all’inglese) e a farsi accettare dalle compagne e i compagni delle nuove classi che frequenta. In parallelo siamo informati delle vicissitudini del padre: Hitler ha messo una taglia su di lui; fatica a trovare, nei nuovi paesi che frequenta, un lavoro come giornalista e ciò costringe la famiglia a vivere in modeste abitazioni, a mangiare quel che si riesce a trovare a poco prezzo e i regali per Natale sono più che altro simbolici. Le persone che incontrano nella loro peregrinazione sono un caleidoscopio di comportamenti: c’è chi comprende la  situazione ed è generosa con loro oltre il dovuto; altri manifestano il loro pregiudizio razziale e non mancano di essere scortesi.

Il racconto è inframmezzato da colloqui di Anna con il padre e la madre. Sono colloqui che servono a confermarle affetto e serenità, la invitano a studiare sempre per il meglio e a essere orgogliosa della propria identità (impegno riuscito: sia lei che suo fratello saranno fra i primi delle loro classi, nonostante la difficoltà della nuova lingua). Si intravede in questo film, attraverso il lavoro intellettuale del padre, l’impegno nello studio dei due fratelli, un chiaro elogio della cultura, strumento universale  che consente di gestire e affrontare qualsiasi circostanza. Il racconto, proprio perché riproduce ciò che è accaduto realmente, non ha colpi di scena né risvolti drammatici ma si tratta pur sempre della sofferenza di una famiglia costretta a emigrare anche se trova la propria forza nella sua unità.

Pesa sul racconto la figura paterna: si manifesta come persona presuntuosa (a Parigi rifiuta l’aiuto che gli offre uno scrittore teatrale tedesco solo perché lui aveva giudicato mediocri le sue opere); anche se ebreo si dichiara ateo e liquida sbrigativamente come stupide le persone che avevano votato per Hitler (visto che si era trattato del 40% della popolazione tedesca, forse ci si trovava di fronte a un fenomeno più complesso).

Autore: Franco Olearo

Details of Movie

Etichetta
Paese Germania Svizzera
Tematiche (generale)
Tipologia
Titolo Originale Als Hitler das rosa Kaninchen stahl
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