LA GRANDE PARTITA
La storia di Bobby Fisher, eccentrico e introverso campione del mondo di scacchi, e della preparazione di quella che da tutti gli esperti è stata definita la partita del secolo: la finale per il titolo mondiale disputata in Islanda nel 1972. Il tutto in un periodo storico in cui le contrapposizioni dovute alla Guerra Fredda (tra Stati Uniti e URSS) si manifestavano in ogni ambito, compreso quello sportivo senza tralasciare, pertanto, neanche la nobile disciplina degli scacchi. Disponibile su Amazon Prime.
Siamo negli anni ’50. Il piccolo Bobby è il figlio di una donna immigrata ebrea (separata dal marito) che per le sue frequentazioni è sospettata di spionaggio antiamericano. Attratto dalla scacchiera impara da solo a giocare a scacchi: il gioco per lui è cosa molto seria e così, grazie ad una personalità alquanto eccentrica ma introversa, arriva, con determinazione ed in giovanissima età, a competere con maestri di scacchi di livello sempre superiore. In breve tempo ottiene di fronteggiare, per il titolo mondiale, il campione russo Boris Spasskij. Non si tratta solamente di un gioco: a confrontarsi ci sono due mondi separati, ai tempi, dalla Cortina di Ferro nel periodo più buio della Guerra Fredda: est ed ovest sono due blocchi contrapposti ed anche una scacchiera di fanti, pedoni e cavalieri, diventa campo di battaglia di due civiltà opposte.
Edward Zwick
Steven Knight
Valori Educativi
Il film è un manifesto pro scacchi, disciplina che richiede grande concentrazione e metodo, assenti, però, nel protagonista a causa dei suoi problemi psicologici e che lo portano ad avere una vita non sempre ordinata.
Pubblico
14+Lungo il film si accentua, in diverse scene, la paranoia del protagonista che potrebbe urtare i più piccoli. Ci sono allusioni al sesso e ad una sessualità non ben orientata. Linguaggio crudo
Giudizio Artistico
La scenografia, pur trasmettendo una certa inquietudine atta a mostrare la condizione psicologica del protagonista, è molto coinvolgente nella trama. La pellicola, in parte invecchiata, rimanda al periodo storico narrato nella storia.
Cast & Crew
Regia
Edward Zwick
Sceneggiatura
Steven Knight
Our Review
Un film solo per appassionati della scacchiera? Assolutamente no, anche se siamo di fronte al racconto di una delle più avvincenti partite di scacchi mai disputate: in realtà, furono 24 gli scontri disputati a Reykjavík, in Islanda, tra il luglio e l’agosto del 1972, e che costituirono la finale per il titolo mondiale di scacchi.
È la storia vera di Bobby (Robert James) Fischer, capace di tenere lo spettatore legato allo schermo. Il titolo originale del film è Pawn Sacrifice (tradotto letteralmente, “Il sacrificio del pedone”, il pezzo, solo apparentemente, meno importante sulla scacchiera).
Abbiamo davanti un personaggio con problemi seri a livello psichico che ne hanno condizionato l’esistenza e la trama lo mostra in modo estremamente chiaro: un esempio lampante di genio e follia allo stesso tempo.
La partita tra i due maestri di scacchi è anche una sfida di civiltà, come si vede in tutto il film: americani contro sovietici. L’avversario per eccellenza, infatti, è Boris Spassky, grande maestro di scacchi, campione del mondo dal 1969 al 1972 e otto volte medaglia d’oro alle Olimpiadi degli scacchi. Ecco, allora, che nel film entrano in gioco strategie “politiche” che coinvolgono persino i servizi segreti e fanno sbiancare coloro che ritengono di poter ridurre gli scacchi ad un gioco per ragazzini.
Il film contribuisce a riesumare dall’oblio la storia di un ragazzo prodigio originario di Brooklyn di cui è stato molto difficile tracciare un quadro biografico preciso proprio per la sua follia. A questo di aggiunga un atteggiamento ostile a quel sistema che lo voleva, per l’appunto, incasellare in una guerra (fredda) tra due blocchi contrapposti.
Le paranoie del protagonista si manifestano al massimo nei momenti di maggiore stress quando – come si vede nel film – si sta avvicinando la grande sfida (e nel corso della stessa): hanno dell’assurdo le richieste presentate dai due contendenti e i dettagli offerti dalla sceneggiatura aiutano a capire quanto fosse seria quella contrapposizione attorno alla scacchiera. Da questo punto di vista non si può soprassedere nel segnalare l’eccellente recitazione di Bobby, interpretato da Tobey Maguire.
Un biopic serio, quindi, documentato, realistico e da alcuni considerato anche brutale, per il forte impatto sociale e culturale, capace di coinvolgere anche coloro che, del mondo degli scacchi, sono del tutto a digiuno.
Di fatto il mondo degli scacchi, pur restando un mondo chiuso, per pochi, con il film (che riesce a sdoganare la barriera di protezione che lo arrocca), si offre con uno spaccato chiaro mostrandone come l’eccellenza sia capace, a livello nazionale, di coinvolgere anche i più scettici e lontani.
Le scene finali del film, senza fare alcuno spoiler, ci raccontano di come le paranoie e le manie ossessive del campione americano, lo porteranno a morire il 17 gennaio 2008, lontano dal suo paese natale, mentre era esiliato perché aveva trascurato di rispettare l’embargo nei confronti dei paesi balcanici da parte degli USA.
Autore: Enzo Vitale
Details of Movie
Etichetta | Non classificato |
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Paese | USA |
Tipologia | Film |
Titolo Originale | Pawn Sacrifice |
Tematiche (generale) | Gioco Malattie mentali |
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