ANTON CECHOV – 1890
Una ricostruzione di alcuni anni centrali della vita di Anton Cechov a partire dal giorno in cui venne scopeto il suo talento, raccontati con rigore storico e un’attenta scenografia. In Sala
Anton Cechov è un giovane medico di campagna che vive nella casa dei suoi genitori con il resto della sua famiglia, tre fratelli e una sorella. Scrive anche, per diletto racconti e notizie sui giornali con lo pseudonimo di Antocha Tchékhonté. Un giorno vengono a fargli visita l’editore Aleksej Suvorin e il famoso critico Dmitrji Grigorovic che hanno molto apprezzato i suoi lavori e lo spingono ad affrontare seriamente la scrittura. Inizialmente Anton vede nella loro offerta un modo per contribuire all’economia della numerosa famiglia a cui appartiene ma progressivamente la letteratura diventa la sua attività principale al punto da fargli sospendere le prestazione mediche, vincere il premio Pushkin e ha l’onore di esser ricevuto con ammirazione da Tolstoj. Ma quando uno dei suoi fratelli muore di tubercolosi, decide di sospendere i suoi impegni di scrittore per recarsi a Sakhalin, un carcere-isola per far conoscere, attraverso la sua penna, le condizioni estremamente precarie in cui vivono i detenuti…
René Féret
René Féret
Valori Educativi
Cechov mette a frutto il suo successo di scrittore per migliorare le condizioni di vita di tutta la sua famiglia e si preoccupa di portare le sue competenze anche di dottore ai detenuti dell’isola di Sakhalin ma è alquanto indeciso su come comportarsi nelle vicende d’amore
Pubblico
14+Una sequenza amorosa con un nudo integrale femminile.
Giudizio Artistico
Sullo sfondo di una scenografia e dei costumi rigorosamente fedeli al tempo narrato, Il film è diretto con delicatezza, grande gusto e mano sicura da René Féret e beneficia dell’interpretazione del talentuoso Nicholas Giraud nel parte di un Cechov semplice e quasi dimesso, con quel fondo di tristezza che è la cifra dell’animo e dell’atmosfera cechoviani.
Cast & Crew
Regia
René Féret
Sceneggiatura
René Féret
Our Review
Ormai i bio-pic su scrittori e poeti abbondano, da noi e all’estero. Per l’Italia basti pensare a Il cattivo poeta di Giuliano Jodice su D’Annunzio (2021), a Dante di Pupi Avanti (2022) o al bellissimo La stranezza di Roberto Andò su Pirandello. Questo Anton Cechov 1890 è una produzione francese diretta da René Féret, morto a 70 anni nel 2015. Autore delicato, non fecondissimo ma originale, mette spesso i rapporti familiari al centro, come in Comunione solenne, presentato a Cannes nel 1977, o Nannerì, la sorella di Mozart, del 2010, dove recitano due figlie del regista, Lisa e Marie. Lo stesso avviene nel film sull’autore russo (uscito in Francia nel 2015 e giunto da noi solo ora), dove Féret dà spazio alla famiglia di Cechov e ancora affida un ruolo a Lisa, che sullo schermo è l’istitutrice Anna. Benché il 1890 del titolo riguardi solo una parte del film (e della biografia del protagonista), cioè la sua ispezione nell’isola penale di Sachalin, all’incipit della pellicola siamo davanti a un Cechov già adulto e scrittore, che riceve a casa, tra i 4 fratelli, la visita di un noto editore e di un insigne critico che lo ammirano e lo spingono a scrivere a tempo pieno facendogli appetibili proposte retributive. Cechov è un medico poco motivato, così accetta volentieri di dedicarsi solo alla scrittura e in pochi anni coi suoi 200 racconti (è il suo genere, non scriverà mai un romanzo) riscuote enorme successo e diviene agiato e famoso. Una giovane donna sposata, Lika, si innamora di lui e i due avviano una relazione. Ma Anton, per carattere e per l’impegno assorbente della scrittura, è contrario all’amore perché “toglie energie”, dice, e tronca il rapporto. Invece resta unito alla famiglia, che mantiene e porta con sé nei vari trasferimenti, sorbendosi il bigottismo del padre, da lui invitato bruscamente ad accorciare il ringraziamento a tavola. Nella penultima sequenza il protagonista torna medico per un po’ e visita con grande compenetrazione il penitenziario “sperimentale” di Sachalin, per relazionare all’autorità sanitaria. L’episodio è uno squarcio di sensibilità e commozione (per l’infelicità dei detenuti) in un uomo segnato di solito da una malinconia tranquilla e tutta sua. E’ l’unico “esterno” del film. Il finale, molto interessante e particolare, vede Cechov, divenuto pure un grande drammaturgo con le Tre sorelle, il Gabbiano e le altre immortali “dramedie”, riprendere gli attori durante una prova per la loro teatralità e sollecitarli a una recitazione più “cechoviana”. Belle scene di teatro nel teatro, come si dice.
Il film è diretto con delicatezza, grande gusto e mano sicura da René Féret, ormai esperto di biopic letterari ma sempre attento e rispettoso nel ritrarre il dentro e il fuori del biografato. Reso benissimo da un talentuoso Nicholas Giraud, impegnato (insieme al regista) a esprimere lo stile sobrio, quasi dimesso, la spontaneità, l’apparente semplicità e quel fondo di tristezza che sono la cifra dell’animo e dell’atmosfera cechoviani. Bravi pure gli e le altre interpreti, specialmente Jenna Thiam, l’esuberante ammiratrice respinta, e Lisa Féret, l’assistente incontrata da Cechov a Sachalin. Straordinarie le scene e i costumi, tutto fedele, rigoroso e insieme realistico, ordinario, lontano dall’improbabilità impeccabile quanto fasulla del cinema in costume di un tempo. Se non ci fosse stata una scena d’amore tra Anton e Lika, peraltro misurata ma con un nudo, il film avrebbe potuto essere visto da tutti. Con sicurezza e con garantito profitto culturale.
Autore: Mario Spinelli
Details of Movie
Etichetta | Non classificato |
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Paese | FRANCIA |
Tipologia | Film |
Titolo Originale | Anton Tchékhov 1890 |
Tematiche (generale) | Letteratura |
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