QUANTO BASTA

201892 min14+   Malattie mentali

Una commedia leggera che aiuta a comprendere cosa sia la malattia (la sindrome di Asperger) e il ruolo della paternità esercitata verso chi ne ha bisogno. Disponibile su Google Play, Amazon Prime

Arturo, ex chef finito in galera per gli eccessi del suo carattere, è inviato, per lo sconto finale della sua pena, in un centro (Opera San Donato) che si occupa di ragazzi affetti dalla Sindrome di Asperger, capeggiato dalla giovane psicologa Anna. Qui conosce Guido, uno degli ospiti, dotato di un dono eccezionale nel campo culinario e che aspira a diventare chef. Senza che Arturo lo sappia, Guido riesce ad ottenere la possibilità di partecipare ad un contest per giovani chef, il Toscana Young Chef indicando come suo tutor proprio Arturo che si vede costretto a partire con lui. I due, allora, grazie alla psicologa Anna (che però non è stata molto attenta nel richiedere tutti i permessi burocratici per permettere ad Arturo di accompagnare Guido) iniziano un viaggio verso la Toscana, occasione per conoscersi meglio permettendo, ad entrambi, di svelarsi reciprocamente le ferite del passato. Quando inizia la gara, Guido si dimostra essere molto capace. Solo che, ad un certo punto, Arturo è costretto ad abbandonarlo per provare a conquistarsi un lavoro come cuoco a Milano. Poco prima del suo debutto nella nuova cucina, però, si rende conto che gli manca qualcosa…


Valori Educativi



La paternità esercitata in varie forme. L’attenzione nei confronti dei ragazzi malati e la pazienza nel trattare la malattia. La scelta di occuparsi degli altri gratuitamente.

Pubblico

14+

Una scena di intimità di coppia accennata fra persone non sposate. Turpiloquio. Discorsi a sfondo sessuale. Il protagonista paga una prostituta all’inizio del film. Uso di alcol.

Giudizio Artistico



I personaggi, tutti bravi, riescono a rendere con semplicità il messaggio. La sceneggiatura è leggera e il film scorre veloce senza mai appesantire

Cast & Crew

Sceneggiatura

Filippo Bologna

Sceneggitura

Ugo Chiti

Sceneggiatura

Our Review

È vero, lo ha già scritto qualcuno, ma già nel titolo “Quanto basta” c’è il giudizio di una commedia, leggera e senza eccessive pretese, capace di risultare gradevole e, allo stesso tempo, in grado di lanciare qualche interessante spunto su temi non banali.

Centrale la presentazione della malattia (la sindrome di Asperger (già vista nella serie Atypical) , una particolare forma di autismo che comporta limitazioni nella capacità comunicativa e di socializzazione) di cui è affetto il gruppo di ragazzi dell’Associazione in cui l’ex galeotto, Arturo, con fama di chef stellato e dalle maniere troppo aggressive, si ritrova a dover scontare la restante parte della sua pena. Ironia della sorte – o potremmo dire Provvidenza che agisce in incognito – la sua pazienza è messa alla prova proprio nel doversi occupare di ragazzi incapaci di comprendere battute e metafore e con i quali bisogna avere molta pazienza spiegando tutto con calma e precisione.

Il film parla anche di paternità mancate e solitudini personali da colmare: ne cogliamo diverse di queste piste. Certamente la solitudine di Arturo che cerca, tra l’altro, di colmare i propri vuoti con l’alcol e con la prostituzione. La paternità che Celso, chef famoso e mentore del protagonista, esercita nei confronti di Arturo (lo ha reso bravissimo in cucina e lo aiuta quando non sa a chi altri rivolgersi); la paternità che esercita lo stesso scapestrato Arturo nei confronti di Guido, capace di vedere in lui ben più che un tutor; ma anche – paradossale – l’attenzione (che ha i tratti di una paternità esercitata) che il giovane Guido ha nei confronti del suo maestro Arturo quando si rende conto che sta bevendo un po’ troppo (gli allontana la brocca del vino) oppure lo chiama per incoraggiarlo la sera prima del suo importante incontro di lavoro. Per non parlare, poi, del dramma di una paternità assente sia per Arturo che per Guido, accomunati dal senso di abbandono: entrambi non rispondenti ai desideri paterni perché il primo  desiderava che il figlio non diventasse cuoco e l’altro perché riteneva il figlio un “cretino” senza, invece, rendersi conto che era solamente malato.

Nel film i due imparano a conoscersi, a comunicare (perché, anche se in modo differente non riescono a farlo) e credo che si possa dire (è molto più di una semplice impressione) che, alla fine, ad essere sanato non è tanto il giovane Guido, ma il famoso Arturo che impara a prendersi cura di Guido in tutto, ad avere pazienza, a fargli capire come bisogna trattare gli altri, oltre ad ricadere, proprio per l’affetto verso Guido nei loschi traffici offertigli da un passato che sembra non lasciarlo in pace.

Il film è interessante perché fa capire che c’è sempre, nella vita, la possibilità di cambiare, di fare meglio, di guardare sé stessi e gli altri con occhi nuovi scoprendone semplicità e bellezza. E, pur restando gradevole, un non opportuno turpiloquio, alcuni discorsi su forme di sessualità errata con riferimenti alla prostituzione e alla pornografia, oltre che una scena che, seppur solo accennata, è troppo per chi non è interessato all’intimità tra due persone che finiscono a letto poco dopo essersi conosciute, stonano con un racconto che può offrire, “quanto basta”, per riflettere su malattia e paternità.

Il film aiuta a capire che c’è sempre del buono in tutti e che le cose più semplici sono le più necessarie per rendere il mondo migliore, come comprendiamo dalle parole che diventano quasi una regola di vita per i due protagonisti: «il mondo ha più bisogno di un perfetto spaghetto al pomodoro che di un branzino al cioccolato» intendendo con ciò, che ogni sofisticazione orientata al miglioramento non fa altro che ottenere l’effetto opposto del desiderare la semplicità che rende unica ogni esistenza.

Autore: Enzo Vitale

Details of Movie

Paese ITALIA
Tipologia
Tematiche (generale)
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