L’ULTIMA VOLTA CHE SIAMO STATI BAMBINI

202390 minTutti   GuerraCampi di concentramento, Uomini e Donne di Chiesa

Nel 1943 due ragazzi e una ragazza si incamminano lungo  i binari che da Roma Tiburtina portano fino in Germania, perché è lì che il loro comune amico, un ebreo, è stato deportato. Il fratello maggiore di uno di loro e una suora si mettono sulle loro tracce. Un racconto per ragazzi, didascalico ed educativo, per mostrare che ogni persona, grande o piccola, sa trovare la strada del bene e dell’altruismo anche in contesti drammatici dove prevale la violenza. In sala

Nell’estate del ’43 Roma viene bombardata dagli aerei alleati. I ragazzi Italo e Cosimo si incontrano ogni pomeriggio per lanciare con delle fionde dei sassi agli aerei che sorvolano la città. Accettano nel loro gruppo, dopo non poca esitazione, anche una ragazza, Vanda, che è ospite di un orfanatrofio. Alla fine, anche un ragazzo ebreo, Riccardo, viene accettato perché ha i capelli biondi e sembra un ebreo-ariano ma poco tempo dopo Riccardo viene deportato in Germania assieme a tutta la famiglia. Gli altri ragazzi prendono una decisione: partire in segreto una mattina per raggiungere Riccardo, camminando lungo la linea ferroviaria che da Roma porta in Germania. Vittorio, il fratello di Italo e suor Agnese, che accudisce Vanda nell’orfanatrofio, si accorgono ben presto della scomparsa dei ragazzi. Vengono presto a conoscere, tramite la confessione di un ragazzo che li ha sentiti, quali sono le loro intenzioni e si incamminano anche loro lungo i binari della ferrovia…


Valori Educativi



Amicizia, solidarietà verso chi è nel bisogno, la forza della fede per superare momenti difficili

Pubblico

Tutti

Giudizio Artistico



Tre bravissimi piccoli protagonisti. Il film vuole essere didascalico e non si vergogna di esserlo. Il ritmo dello sviluppo (un po’ lento) sembra voluto, per facilitare la comprensione degli spettatori più piccoli

Cast & Crew

Our Review

L’ultima volta che eravamo bambini è un film intorno a dei ragazzi che erano tali nel 1943 e che è stato realizzato ad altezza di bambino. Si tratta, a nostro avviso, di una premessa importante perché qualche adulto potrebbe storcere il naso: perché queste contrapposizioni così rudimentali, schematiche, fra chi è fascista e chi non lo è? Fra italiani e tedeschi? Fra atei e credenti? Proprio perché gli sceneggiatori Fabio Bonifacci e Claudio Bisio, ispirandosi al libro omonimo di Fabio Bartolomei, cercano di raccontare dei fatti relativi a un contesto storico per il quale il piccolo spettatore potrebbe avere scarse o nulle cognizioni. “Il punto di vista dei bambini” per raccontare dei momenti tristi e violenti della nostra storia che non vanno dimenticati è sempre stato un ottimo espediente per educare chi non è ancora adulto a comprendere ciò che è giusto e ciò che è sbagliato con l’aiuto della storia.
Come non dimenticare La vita è bella di Roberto Benigni (1997) dove i campi di concentramento subiscono una trasfigurazione favolistica per non turbare chi è ancora piccolo, oppure Il bambino con il pigiama a righe (2008) che inizia con occhi di bambino per poi evidenziare nel modo più drammatico la realtà di quei campi. Di recente anche Matteo Garrone con Io capitano (2023) si è posto in soggettiva di un sedicenne per cercare di raccontare una realtà più recente, quella dell’immigrazione clandestina ma senza fare alcuno sconto sugli orrori di questi viaggi. In questo L’ultima volta che siamo stati bambini l’approccio è un poco diverso. L’obiettivo è decisamente didattico, educativo su come essere buoni in qualsiasi circostanza: non solo i bambini si comportano come bambini ma anche gli adulti si esprimono in modo da essere compresi dai più piccoli.

Il film sarebbe risultato lento nello sviluppo  se non fosse stato vivacizzato da tre ottimi piccoli protagonisti. A Italo (Vincenzo Sebastiani ), figlio di un gerarca, spetta il compito di far ridere per via della sua stazza importante e per il suo parlare stentoreo come un Benito da piazza Venezia. Ma comprendiamo che è buono come il pane e che cerca in tutti i modi di trovare l’apprezzamento e le lodi di suo padre e del fratello maggiore, Vittorio. Anche il piccolo Cosimo (Alessio Di Domenicoantonio) ha un cruccio segreto: suo padre è al confino (si presume che sia un comunista) ma su tutti eccelle Vanda (Carlotta De Leonardis). Il suo volto tradisce  una certa melanconica mescolata con  furbizia: senza una famiglia alle spalle, in mezzo a dei compagni d’avventura maschi che non la ritengono alla loro altezza, sa gestire la situazione superandoli in arguzia. La scena dove lei, nell’orfanatrofio, con il vestitino pulito e un fiocco azzurro sui capelli (ha impiegato molto tempo a fissarlo) si pone in fila assieme alle altre orfanelle mentre delle coppie le passano in rassegna per scegliere quale sarà la “loro figlia” e ancora una volta ha il disappunto di essere stata scartata, è degno di un Oscar.  Non mancano esempi di generosità: su tutte eccelle la sequenza dove la brigata dei ragazzi diretta in Germania si trova a cenare con una famiglia molto povera. In quella casa c’è una mamma denutrita che non riesce ad allattare il suo bimbo ma tutti i ragazzi le danno una parte della loro porzione. Anche suor Agnese e Vittorio, convinto fascista, pur fra i tanti screzi dovuti alla diversa visione degli avvenimenti che stanno vivendo, sapranno trovare una intensa, umana, solidarietà.   La fede cristiana costituisce uno dei temi portanti del film: nei momenti più incerti del viaggio, se i ragazzi non sanno più cosa fare, Vanda ha la soluzione: inizia a pregare. La stessa suor Agnese invita più volte Vittorio ad affidarsi alla Provvidenza Divina (“La vita è di Dio e se la prende quando vuole”), a rifuggire da ogni forma di violenza perché solo l’amore e il perdono possono costruire.  Ma anche lei ha un momento di umano dubbio: non comprende perché Dio sembra non fare niente per tanti bambini innocenti che non possono salvarsi.

Autore: Franco Olearo

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Etichetta
Paese ITALIA
Pubblico
Tematiche (generale)
Tematiche-dettaglio
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