L’EREDITA
Christoffer ha rinunciato ad occuparsi dell'acciaieria di famiglia in Danimarca per andare a vivere in Svezia con la sua bella moglie Maria, attrice di teatro ed occuparsi di cose più amene come la ristorazione. Il padre muore e la volitiva madre lo convince a tornare per prendere le redini della fabbrica, sull'orlo del fallimento. La moglie è assolutamente contraria ma lo ama e potrebbe accettare qualche accomodamento....
Valori Educativi
Un amore sincero resta soffocato dall’incapacità di rinunciare alle proprie posizioni
Pubblico
18+Per una scena di sesso (ma senza nudità) ed una di tentato stupro
Giudizio Artistico
Alcune carenze nella sceneggiatura
Cast & Crew
Regia
Per Fly
Sceneggiatura
Per Fly
Kim Leona
Dorte Hogh
Morgens Rukov
Our Review
Non so se è una caratteristica del cinema scandinavo: le protagoniste donne (in questo caso la brava Lisa Werlinder) sono appassionate, espressive, la mobilità del volto offre cento sfumature. I protagonisti uomini sembrano che si siano mangiati una scopa e riuscire a distinguere fra quando sono arrabbiati, sono allegri, ubriachi o esprimono libidine, è un vero dilemma.
Superato questo scoglio, il soggetto è estremamente interessante. Un uomo ha trovato la sua felicità ed il suo equilibrio occupandosi della gestione di un ristorante alla moda e passando le serate accanto a sua moglie, attrice teatrale, aiutandola a ripassare la parte . Improvvisamente il padre muore e lui, complice una madre molto volitiva, tenace paladina della continuità del patrimonio familiare, sente il richiamo delle sue radici, la responsabilità della fabbrica di famiglia. Christoffer, uomo tranquillo e comprensivo, si sente ora stretto nella morsa delle fredde regole del capitalismo: per risanare la fabbrica deve licenziare un centinaio di operai ed eliminare i collaboratori che non approvano la sua linea mentre la moglie, che si accorge che il marito sta pericolosamente cambiando pelle, cerca ancora il compromesso venendo ad abitare in Danimarca e rinunciando temporaneamente al teatro. Inizia così per lui un pendolo incerto e doloroso, fra l’amore per sua moglie ed il sottile piacere che prova, nonostante tutto, nel gestire la fabbrica e cercare di portarla al successo.
Vi sono alcuni sostanziali difetti in questo film.
Innanzitutto l’ambiente di fabbrica: anche se il regista volutamente privilegia l’aspetto privato della vicenda, la fabbrica con i suoi operai ha un peso significativo e avremmo gradito conoscere qualcosa di più sulle reazioni degli operai, i loro problemi. La dinamica della fabbrica è vista in modo semplicistico: la necessità di trovare una soluzione che concili il rigore di una corretta gestione con l’attenzione umana verso i dipendenti non viene risolta ma tutto si riduce a porre i cattivi da una parte ed i buoni dall’altra.
Il rapporto fra marito e moglie é molto interessante, perché fra loro non si frappone il classico, banale, terzo incomodo, ma si tratta di risolvere i problemi di una vita in comune: assistiamo con ansia ai loro incontri scontri, sperando che lui diventi meno egoista e lei meno rigida. Anche in questo caso difetta la sceneggiatura: dove sono i magnifici dialoghi di Scene da un matrimonio (1973) di Ingmar Bergman?
Maria e Christoffer si scambiano battute banali, non scavano nelle loro ragioni, non si mettono totalmente in gioco.
Il film si fa comunque apprezzare per la cura nell’impianto e la scorrevolezza del racconto.
Autore: Franco Olearo
Details of Movie
Titolo Originale | Arven |
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Paese | Danimarca/Svezia |
Etichetta | Non classificato |
Tematiche (generale) | Lavoro e Societa' |
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