LE CROCIATE
Francia 1184. Balian è il maniscalco di un piccolo villaggio che ha perso in modo tragico la moglie e il figlio. Il nobile Goffredo di Ibelin, in cammino per andare a combattere in Terrasanta, gli confessa di essere suo padre e lo invita a unirsi a lui. Balian è incerto ma dopo che ha ucciso un sacerdote fellone, accetta di partire perché gli è stato detto che andare in Terrasanta si ottiene il perdono da tutti i peccati. Goffredo, ferito mortalmente in un'imboscata, nomina Balian cavaliere ed erede del suo titolo. Arrivato a Gerusalemme, il giovane scopre che il fronte dei crociati è diviso fra chi cerca di mantenere una convivenza pacifica con il Saladino come aveva fatto suo padre e chi invece fa di tutto, con attacchi proditori, per arrivare allo scontro....
Ridley Scott
William Monaham
Valori Educativi
Il film individua nella fede religiosa la causa principale delle guerre in Medio Oriente. Utilizzo ingannevole di un film destinato al grande pubblico dove si deforma la storia per portare avanti le tesi del regista
Pubblico
18+Cruente scene di battaglia con molto sangue ma senza dettagli. Occorre una buona preparazione storica per poter cogliere la malafede del regista che porta avanti le sue tesi distorcendo la storia
Giudizio Artistico
Spettacolari scene di battaglie e di assedi. Manca il protagonista dominante
Cast & Crew
Regia
Ridley Scott
Sceneggiatura
William Monaham
Our Review
Diciamo subito che Ridley Scott (Il gladiatore, Blade Runner, Thelma e Luise, Black Hawk Down) ha realizzato un film che non rientra nel genere sopra descritto. Con una tendenza che si era già manifestata nel Gladiatore, il regista non ha nessuna intenzione di scavare nel passato; il suo gusto per le immagini di grandiose battaglie a cui l’immaginifico medioevale ben si presta farebbero pensare all’appartenenza di questo film al genere Fantasy (le sequenze finali dell’assedio di Gerusalemme assomigliano come gocce d’acqua all’ultimo Il signore degli anelli – il ritorno del re) ma anche questa conclusione è errata perché Scott non è interessato a trasmettere suggestioni di un mondo che non c’è; egli ha una sua precisa idea di quali sono i mali del Medio Oriente e cerca di trasmettercela fruttando con molta disinvoltura i riferimenti storici di cui può disporre.
Per Scott i mali che ora come allora affliggono la Palestina dipendono da quel maledetto vizio che hanno gli esseri umani nel credere a qualche fede che veda nel soprannaturale il suo riferimento. Il film non si limita a condannare il fanatismo che sicuramente è esistito in quel periodo da entrambe le parti ma mette alla berlina in modo indistinto tutti quelli che guardano verso l’alto. Sarebbe stato molto più opportuno conservare anche per la versione italiana il titolo originale di “Il regno dei cieli” per preservare tutto l’ironico disprezzo che il regista intendeva sottolineare verso l’argomento religioso.
L’elevata esemplicazione ideologica che attua il regista (i cattivi sono molto cattivi, fra cui tutti i sacerdoti, i vescovi e i religiosi) fanno collocare questo film, a mio avviso, nel genere della satira. Nella satira gli avversari della ideologia che si intende sostenere sono deformati, sono beffeggiati, nulla hanno di realistico. Farenheit 7/11di Michael Moore è stato un documentario satirico su George Bush dove almeno l’autore ha avuto l’onestà di dichiarare quello che stava facendo; più subdola e in malafede è stata l’operazione di Ridley Scott: produrre un blockbuster di grande attrattiva verso il grande pubblico per trasmettere le sue personalissime idee. Per questo motivo si tratta di un prodotto ingannevole nei confronti dei più giovani, di quelli almeno che non sono ben informati sul tema delle crociate ma sopratutto sulle malizie con cui oggi vengono manipolati i media. Per queste motivazioni il film è stato giudicato per “Maggiorenni” anche se in realtà andrebbe, più semplicemente, sconsigliato.
Fortunatamente il film è a
Sin dalle prime sequenze il cattivo è un sacerdote che deruba il cadavere della moglie di Balian, il quale finisce per ucciderlo. Con molta ironia si racconta poi come il giovane maniscalco decida di andare a combattere in Terrasanta perché gli verranno perdonati tutti i peccati, anche se lui non è affatto pentito. Lungo la strada alcuni monaci incitano i soldati: “Dare morte a un infedele non è un assassinio ma è la via al Paradiso!”. Un cavaliere dell’ordine degli ospedalieri, che Balian ha avuto modo di apprezzare per la sua saggezza, gli confessa candidamente “Non credo in nessuna religione: la santità consiste nell’agire correttamente, secondo coscienza”.
Sia nel campo dei crociati che in quello mussulmano si fronteggiano in modo quasi schematico da una parte i fanatici, che vorrebbero combattere a tutti i costi “Perché Dio lo vuole” e dall’altra coloro che usano il buon senso: “Certamente è Dio che determina l’esito delle battaglie, ma anche l’acqua, l’addestramento delle truppe,…”.
Una strano atteggiamento assume proprio l’eroe della vicenda: Balian. Il re di Gerusalemme, che fa parte della categoria dei “buoni”, pensa di condannare a morte Guido di Lusignan, marito di sua sorella Sibylla perché ha rotto la tregua con il Saladino; offre pertanto a Balian, se quanto detto accadrà, l’opportunità di sposare Sibylla. Il neo cavaliere rifiuta dichiarando che “Bisogna costruire un regno di rettitudine o niente”. Si tratta certamente di una nobile risposta da parte sua, ma il giovane ha evidentemente un concetto un po’ personale di rettitudine, visto che poche sequenze prima aveva avuto un incontro amoroso con Sibylla, anche se sposata. Si tratta quindi, più che di un nobile cavaliere, solamente di un giovane un po’ testardo ed ipocrita. Se ci sta venendo il sospetto che Scott, con l’enfatizzare il concetto che ognuno è giudice di se stesso, voglia caldeggiare una sorta di relativismo etico, ci pensa lui stesso a sciogliere ogni dubbio, dimostrandosi a favore della così detta “opzione fondamentale” : Sibylla ,dopo la decisione di Balian che abbiamo visto prima gli rimprovera che “Arriverà un giorno che preferirai aver fatto un po’ di male per un bene superiore.”.
Il manicheismo del regista è tanto stridente in quanto la figura del Saladino ci appare magnanima e generosa: si commuove nel vedere i corpi dei suoi soldati caduti e quando, entrando nella Gerusalemme ormai conquistata, trova un crocifisso per terra, lo raccoglie rispettosamente e lo rimette al suo posto.
Il film, grazie a massicce iniezioni di computer grafica, riesce a regalarci scene grandiose dell’assalto a Gerusalemme vista dall’alto e di campi di battaglia dove migliaia e migliaia di soldati, generati elettronicamente, si danno battaglia. Il film ha tuttavia, sopratutto se confrontato con il Gladiatore, un grave difetto: la mancanza di un valido protagonista: Orlando Bloom non è Russel Crowe; inoltre il personaggio di Balian sembra essere poco più che il collante della storia e non mostra nessuna evoluzione interiore, congelato com’é nella sua purezza (teorica) di cavaliere senza macchia e senza paura. Bravi invece l’attore siriano Ghassan Masoud nella parte del Saldino e Jeremy Irons nella parte di Tiberias.v
Autore: Franco Olearo
Details of Movie
Titolo Originale | Kingdom of Heaven |
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Paese | USA/GB/Spagna |
Etichetta | Non classificato |
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