L’ARMATA BRANCALEONE

1966120 mincavalleria, medioevo

Grazie alla arguta regia di Mario Monicelli e a un irresistibile Vittorio Gassmann, l’Armata Brancaleone  risulta ancora oggi un inno alla goliardia che lo rendono  specialmente orientato a un pubblico giovanile. Su RaiPlay

Dopo aver sottratto un foglio di pergamena a un cavaliere dell’imperatore Ottone I, in cui si prometteva il possesso del villaggio di Aurocastro al comandante che si fosse ivi presentato con questo, tre giovani sottopongono il foglio, tagliato a metà, alla lettura dell’anziano giudeo Abacuc. I quattro si mettono dunque alla ricerca di un cavaliere in grado di guidarli a tale impresa. Dopo alcuni tentennamenti iniziali, Brancaleone da Norcia (Gassman) accetta di porsi a capo di questa comica e grottesca spedizione


Valori Educativi



Attraverso il personaggio di Gassmann, pur in chiave buffonesca, il film rievoca valori cortesi sempre validi, come il mantenimento di una promessa. Adatto specialmente a un pubblico giovanile, il film è un inno all’allegria e alla continua ricerca di avventure

Pubblico

10+

La presenza di alcune violente specialmente all’inizio. Una certa disinvoltura delle donne, in particolare una scena sado-maso. Occorre una certa maturità critica per comprendere le caricature che vengono fatte di un ebreo (Abacuc) e di Pietro l’Eremita (monaco Zenone)

Giudizio Artistico



La vivacità della narrazione e la varietà di situazioni e personaggi, sempre pronti a una nuova avventura, rendono “L’Armata Brancaleone” uno dei film più amati di Monicelli.

Cast & Crew

Our Review

Ambientato nel cuore del Medioevo, “L’Armata Brancaleone” ci regala una delle interpretazioni più riuscite e frizzanti di Gassman, qui nella parte di un cavaliere goffo e maldestro, ma animato da saldi principi morali. Alla grottesca comitiva, costituita dai tre giovani, Abacuc, spesso connotato stereotipicamente con i tipici tratti dell’ebreo avido, e Brancaleone, si aggiunge in seguito un altro personaggio, Teofilatto, un principe bizantino diseredato, interpretato da Volontè in un ruolo piuttosto insolito.


Si tratta a tutti gli effetti di un antieroe: mediocre in combattimento e privo di valori eroici e morali. L’intero film, in realtà, potrebbe essere letto come una parodia dei tradizionali valori eroici: è proprio la rappresentazione buffonesca del mondo cavalleresco, che raggiunge l’acme nel combattimento tra Brancaleone e lo stesso Teofilatto, a suscitare l’ilarità nello spettatore. La goliardia attraverso cui tutto viene continuamente sbeffeggiato, trasudante da ogni scena, rende il film estremamente godibile anche ai giorni nostri.


Ciò che forse desta maggiore interesse è l’ambientazione tanto lontana della pellicola, ma quanto mai attuale: si assiste, infatti, come accade in quasi tutto il cinema di Monicelli, a una spietata e dissacrante critica dell’uomo comune, gaglioffo e briccone, anche se questa volta l’occhio del regista pare più bonario che altrove (in Parenti Serpenti, ad esempio, la critica è più aspra).


La realtà grottesca e miserabile in cui si muovono confusamente i personaggi potrebbe anche rappresentare una presa di posizione contro i grandi kolossal hollywoodiani, caratterizzati da personaggi forti e valorosi (è il caso di Ben Hur) e non, come accade in questo caso, messi continuamente alla berlina. Oltre alla goffaggine delle situazioni e dei personaggi, anche la lingua è uno degli elementi che più suscitano il riso. Il linguaggio adoperato è, in effetti, uno dei tratti più peculiari del film: l’originalissimo idioma creato ad arte da Monicelli insieme al duo Age e Scarpelli è un caleidoscopio di espressioni dialettali e latinismi, che destò non poche perplessità all’uscita nelle sale nel 1966.

Autore: Carlo Maria Biotti

Details of Movie

Paese ITALIA
Pubblico
Tipologia
Valori Educativi 6
Tematiche-dettaglio
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