LA LUNGA NOTTE – LA CADUTA DEL DUCE
Il processo decisionale che portò a votare, il 25 luglio del 1943 durante il Gran Consiglio del Fascismo, la destituzione di Mussolini, viene raccontato con un chiaro fine divulgativo, con dovizia di dettagli e mettendo a fuoco i principali protagonisti di quell’evento. Non tutti i personaggi risultano approfonditi e lo sviluppo ha un’impostazione più teatrale che filmica, dove molti aspetti cruciali per il racconto vengono detti e non mostrati. Su RaiPlay
Tre settimane prima del 25 luglio 1943, la data nella quale il Gran Consiglio dei Fascismo destituì Benito Mussolini dal comando delle Forze Armate, Dino Grandi, presidente della Camera dei Fasci, riesce, con la sua influenza, a liberare dalle grinfie dell’Ovra un colonello suo amico dai tempi della Prima Guerra Mondiale. Da lui viene a sapere che nell’esercito si è diffusa la consapevolezza che la guerra stia per essere persa e che l’unica soluzione sia stipulare la pace con gli americani, abbandonando al loro destino i tedeschi. Si tratta di una decisione che può prendere solo il re. Intanto vediamo che Maria Josè, moglie del principe Umberto di Savoia, si lamenta con il marito perché non è più stata invitata ai pranzi di Corte. Il principe Umberto gli ricorda che il Re non ama il suo atteggiamento ostile nei confronti dei tedeschi (vedremo poco dopo come la principessa ha avviato contatti discreti con personalità del Vaticano per avviare una trattativa di pace). Pochi giorni dopo, Grandi riceve il prestigioso collare dell’Annunziata e coglie l’occasione per parlare in privato con il Re. Questi concorda con Grandi sulla grave situazione in cui versa il Paese ma per avviare un armistizio con gli angloamericani ha bisogno di un chiaro segnale da un organo rappresentativo, come il Consiglio del Fascismo. Da quel momento Grandi prende l’iniziativa di contattare segretamente altri membri del Consiglio per ottenere, durante una prossima riunione da fissare, quella maggioranza che consenta di destituire Mussolini…
Valori Educativi
Il film raggiunge l’obiettivo di ricostruire con adeguato realismo un pezzo della nostra storia, sicuramente istruttivo per le nuove generazioni. Fra le righe si legge un elogio dell’amore coniugale, quello “per sempre”
Pubblico
10+Qualche scena sensuale con nudità parziali
Giudizio Artistico
È stata affrontato, con la regia, la sceneggiatura e l’interpretazione degli attori e delle attrici, il non facile compito di ricostruire un evento cruciale della nostra storia recente. Un obiettivo divulgativo che è stato raggiunto con alcune carenze sia in alcuni personaggi che nella ricostruzione dell’atmosfera di quel tempo. Molto curata la scenografia realizzata nei reali palazzi dove si sono svolti i fatti
Cast & Crew
Alessio Boni
Duccio Camerini
Marco Foschi
Aurora Ruffino
Lucrezia Guidone
Flavio Parenti
Luigi Diberti
Martina Stella
Regia
Giacomo Campiotti
Our Review
Questo serial, andato in onda su Rai1, si è posto al primo posto con un indice di ascolto intorno al 18% e ora è disponibile su RaiPlay in terza posizione dopo il non raggiungibile Mare Fuori– stagione 4. Si tratta di una fiction che non poteva non interessare, visto che esplora una dei momenti cruciali della nostra storia recente ma che ha avuto giudizi severi da un vasto settore della critica per il modo con cui melodramma e storia sono stati mescolati con un approccio divulgativo e popolare. Certamente la storia può venir raccontata in modo più rigoroso e più avvincente: mi riferisco al film Oppenheimer ma si tratta di un’opera candidata a 13 Oscar per il 2024: non tutti possono raggiungere questo livello. Questo serial Rai1 ha invece, a mio avviso, raggiunto l’obiettivo di sensibilizzare un vasto pubblico su eventi della nostra storia passata che ci è utile riconoscerli per riflettere sul presente
Iniziamo con la storicità del racconto. I principali accadimenti vengono rappresentati. Se è vero che fu proprio il re che chiese, prima di agire contro Mussolini, di venir avallato dalla votazione di un organo dello stato (come il Gran Consiglio dei fasci), Grandi non ci riuscì nel suo intento ma fu proprio il Duce a convocarlo. Risulta vero che Edda Ciano era amante del gioco e che fra lei e il marito ci furono molteplici reciproci tradimenti. La frase “I savoia regnano uno alla volta” fu veramente detta. E così di seguito su tanti altri particolari, come ad esempio il fatto che Dino Grandi partecipò al Gran Consiglio con due bombe a mano nelle tasche. Se quindi è vero che gli avvenimenti che coinvolsero i principali protagonisti sono adeguatamente narrati, manca, per una più completa partecipazione, l’”atmosfera” di quel tempo. Vengono dette parole come: “il paese è scontento”, oppure: “l’esercito è allo sbando” ma nessuna immagine ci mostra l’indigenza degli italiani di quel tempo, le disfatte militari subite, né ci viene spiegato in quale posizione di forza (o di debolezza) si trovasse il duce in quelle circostanze. Noi sappiamo dalla storia che dopo la disfatta di Caporetto che l’Italia subì nella Prima Guerra mondiale, gli italiani sentirono quella come una “loro” guerra e si riorganizzarono per vincere. Al contrario, nel 1943 quel conflitto era stato propagandato come guerra dei fasci, senza una reale partecipazione della popolazione e un comportamento ancora diverso lo ebbero i tedeschi di quel tempo che combatterono fin all’ultimo, fino alle porte di Berlino. A loro premeva soprattutto difendersi dai pericoli che storicamente provenivano dall’Est, dalla Russia.
Anche per quel che riguarda i vari personaggi coinvolti ci si trova di fronte a una situazione discontinua. Dino Grandi, grazie all’interpretazione di Alessio Boni, emerge come personaggio credibile e determinante per lo sviluppo del racconto, i re Vittorio Emanuele III (Flavio Parenti) cerca sempre una soluzione che gli consenta di navigare in acque tranquille; Galeazzo Ciano (Marco Foschi) è corroso dall’ambizione di migliorare la propria posizione sociale; la principessa Maria José (Aurora Ruffino) è intenta a esplorare vie diplomatiche per stipulare una pace con gli angloamericani ma altri appaiono chiusi in una semplicistica tipizzazione. Il primo di questi è il duce: lo vediamo nelle forme esteriori con le quali lo abbiamo conosciuto quando parlava dal balcone di piazza Venezia, con voce tonante e petto in fuori, ma nel 1943 la sua situazione sarà stata sicuramente più complessa, diviso fra il cercare di apparire sicuro come si è sempre mostrato ma al contempo cosciente della crisi che si stava abbattendo su di lui. In una situazione simile si trova anche il personaggio di Claretta Petacci, l’amante del duce. È vero che per attirare a sé il duce avrà dovuto assumere atteggiamenti sensuali ma non era necessario che in qualunque situazione si venisse a trovare, anche la più ordinaria, si mostrasse sempre come un diavolo tentatore.
Resta da considerare una insolita particolarità di questo serial: il processo di avvicinamento alla migliore soluzione da adottare in quella complessa situazione da parte dei principali protagonisti (Grandi, Ciano, il principe Umberto) non viene sviluppato in solitaria ma in stretta relazione con la propria consorte. Gli affari di stato vengono discussi anche in famiglia e, cosa interessante, anche di fronte a vivaci discussioni, prevale su tutto e su tutti l’intesa coniugale. L’amore, quello fra un lui e un lei uniti in matrimonio per sempre, sembrano dirci gli autori, è in grado di superare qualsiasi crisi esterna o dissidio interno. Accade anche alla coppia dei due giovani inseriti nella storia per simboleggiare una nuova Italia, amante della libertà e della democrazia che sorgerà dopo la fine della guerra: anche nel loro caso si cerca l’amore per sempre.
Valori 6
Autore: Franco Olearo
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