LA FIGLIA OSCURA
Una donna compie una «fuga» dal suo ruolo di madre che innesca in lei strazianti sensi di colpa, incubi e turbamenti che continuano negli anni. Un film, tratto da un romanzo breve di Elena Ferrante, interessante benché doloroso, che sospende ogni giudizio, di fronte alla sua tenace incoerenza di fronte a delle scelte non sempre moralmente condivisibili. Disponibile su Sky e su Chili
Leda, linguista e professoressa di letteratura a Cambridge, passa le vacanze da sola in una località greca. Improvvisamente, all’arrivo in spiaggia di una chiassosa famiglia locale, la sua attenzione viene rapita da Nina e la sua figlioletta Elena. Osservare il loro rapporto contrastante, le richiama alla mente tutto il vissuto della propria relazione con le figlie, Bianca e Martha, ormai grandi. Quando un giorno Elena, risulta dispersa, Leda si sente coinvolta personalmente e inizia a cercarla. Proprio lei la ritrova e la riporta immediatamente alla madre ma con un gesto impulsivo nasconde e tiene per sè la bambola preferita della piccola …..
Maggie Gyllenhaal
Maggie Gyllenhaal
Valori Educativi
Sul tema attualissimo del conflitto, per una donna, fra la vocazione alla maternità e il desiderio di realizzarsi professionalmente, il film denuncia ma non propone soluzioni, quasi suggerendo che il destino di una donna di oggi sia il vivere in una irrisolta doppia dimensione. Ma fa anche emozionare e riflettere su quanto la cura verso il prossimo sia l’espressione più pura e matura di generosità, nonostante il concetto cristiano di pentimento e perdono, del suo potere rigenerante, sia totalmente assente in questo lavoro.
Pubblico
14+Alcune scene sensuali. Le sequenza di una madre che abbandona le due figlie ancora piccole può impressionare I più piccoli. Tematiche famiiari complesse
Giudizio Artistico
Maggie Gyllenhaal ha vinto il premio Osella come miglior sceneggiatura alla Mostra di Venezia del 2021 ed è candidata a tre Oscar per il 2022. Ottima interpretazione di Olivia Colman; la regia mostra alcune incertezze nel comporre una racconto di per sè sfuggente e dalle molteplici interpretazioni
Cast & Crew
Regia
Maggie Gyllenhaal
Sceneggiatura
Maggie Gyllenhaal
Our Review
Leda si è sistemata sulla spiaggia e sta tranquillamente leggendo un libro quando l’arrivo di una numerosa e vistosa famiglia di origini greche, e probabilmente anche con qualche legame malavitoso, turba la serenità iniziale ed attira la sua attenzione. Leda si ritrova ad osservare Nina, la giovane madre che fa parte del gruppo familiare e il rapporto fra Nina e la sua bambina, assillante nelle costanti richieste d’attenzioni che le riporta alla memoria gli anni in cui le sue due figlie erano ancora piccole.
La storia si alimenta quindi di ripetuti flashback attraverso i quali siamo coinvolti in una discesa nelle pieghe più oscure della mente della protagonista dalla quale affiorano i tanti nodi irrisolti del suo essere madre.
Leda si è sposata giovane ed ha avuto due figlie. Il rapporto con l’altrettanto giovane marito non sembra equilibrato tanto che gli impegni lavorativi di lui appaiono avere una sorta di precedenza rispetto alle necessità e ai desideri legittimi di Leda, brillante linguista, di avere una carriera nel mondo dell’accademia.
Si delinea una relazione complessa e sofferta fra la protagonista e le figlie piccole, per la difficoltà della donna di far convivere I suoi impegni di madre con le sue ambizioni professionali.
Durante una trasferta lavorativa, un professore che lei stimava, presenta al convegno il suo studio con toni lusinghieri, sottolineando le sue idee precorritrici e il suo eccezionale guizzo intuitivo, tanto che Leda ne resta colpita e intraprende con lui una relazione extraconiugale.
La Leda infedele incarna le contraddizioni della maternità; c’è in gioco l’affermazione individuale di sé come intellettuale ed artista, ma questo richiede quella concentrazione che due figlie piccole inevitabilmente reclamano per loro. Un rapporto con le figlie che si manifesta complesso e apparentemente contraddittorio perché se è indubbio l’attaccamento viscerale che lei stabilisce con le proprie figlie, questo non annulla quella competizione istintiva di una madre verso una figlia femmina che diventa un termine di confronto verso alternative forme di identità femminile.
È in questa dinamica che Leda compie una scelta discutibile: abbandona le figlie ed il marito che la implora di restare e si allontana per tre anni. Come si comprende in seguito, non rinnegherà mai quella decisione. Più volte, nei dialoghi che ha con Nina nell’isola greca, le dice che quei tre anni sono stati bellissimi e le consiglia di fare quello che vuole di fronte alle difficoltà che lei le confida di avere con il proprio marito. Ma al contempo confessa a Nina di essere stata una madre snaturata, egoista e che la depressione non sparirà mai.
La Leda di oggi, ora affermata docente, resta quindi oscillante tra autoindulgenza e autopunizione. La regista ripropone in diverse forme l’insolito atteggiamento di Leda che decide di non giudicare il suo comportamento passato e preferisce piuttosto soffrire nella sua indecisione.
La bambola puerilmente sottratta a una bimba che piange e che continua a cercarla, quella arancia sbucciata a forma di serpente, nella sequenza finale, come faceva quando le sue figlie erano piccole, sono tutti gesti che riflettono un affetto materno imperfetto e lacerato.
Non paga di tanta irrisolutezza (come d’altronde accade nel libro) la regista ci mostra Leda che parla allegramente al telefono con le sue figlie mentre nella sequenza precedente l’abbiamo vista gravemente ferita. Quella telefonata è reale perché lei è ancora viva oppure è espressione di un sogno che non si è mai realizzato?
L’attrice Maggie Gyllenhaal, al suo esordio alla regia e alla sceneggiatura, ha adattato per il cinema il romanzo omonimo di Elena Ferrante, Un’autrice che decisamente piace per la sua capacità di esplorare le aspirazioni e i conflitti dell’animo femminile. Ormai quasi tutti o suoi libri sono diventati dei film o dei serial. Aveva iniziato Mario Martone con L’amore molesto (1992) poi è stata la volta di Roberto Faenza con I giorni dell’abbandono (2005) fino ad arrivare al pieno successo con il serial L’amica Geniale (2018,..) per la regia di Saverio Costanzo, Alice Rohrwacher, Daniele Luchetti. Da quel momento si sviluppata una caccia al libro. dopo questo La figlia oscura (2022) esce il 4 gennaio 2023 su Netflix anche La vita bugiarda degli adulti. In questo adattamento di La figlia oscura ritroviamo il tema ricorrente della scrittrice: quello del confronto. Un confronto con un’altra persona che scatena una riflessione sulla propria identità o sul comprendere cosa si voglia diventare. La regista riesce a ricostruire bene lo “sguardo” della scrittrice nei confronti della complessità dell’animo femminile anche se alcuni personaggi e alcuni eventi non appaiono ben gestiti nel contesto del racconto.
Autore: Serena Menichetti
Details of Movie
Etichetta | Non classificato |
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Paese | USA |
Tematiche (generale) | Essere madre |
Tematiche-dettaglio | Crisi Matrimoniale |
Tipologia | Film |
Titolo Originale | The Lost Daughter |
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