IL RISVEGLIO DI UN GIGANTE- LA VITA DI SANTA VERONICA GIULIANI
Orsola nacque a Mercatello, nel Ducato di Urbino, il 27 dicembre 1660, ultima figlia di Francesco Giuliani e Benedetta Mancini. La coppia aveva avuto sette figlie femmine, due delle quali avevano intrapreso la vita monastica. La madre morì quando lei aveva solo sette anni e quando sentì anche lei la vocazione monastica, incontrò il rifiuto del padre. Alla fine anche il genitore riconobbe la genuina vocazione di Orsola e la ragazza entrò nell'ordine delle Clarisse cappuccine nel 1677 a 17 anni, nel monastero di Città di Castello, cambiando il nome da Orsola a Veronica. Si impegnò da subito nel perfezionamento delle virù religiose, si abituò all’obbedienza esercitando tutti i servizi del monastero ma mostrò soprattutto una grande spiritualità, dedicando le sue ore di orazione a meditare Cristo sofferente sulla croce e dedicando le sue preghiere e le sue mortificazioni alla conversione dei peccatori e alle anime del Purgatorio. Veronica esprimeva in questo modo una genuina vocazione personale che era anche un segno del periodo barocco in cui visse, incentrato sulla meditazione della passione di Cristo e su grandi mortificazioni. Quando la santa ricevette la stigmate si crearono intorno a lei sospetti risentiti da parte delle consorelle che finirono per causarle una condanna del Sant’Uffizio. La sentenza venne presto revocata e Veronica fu nominata badessa del convento dimostrando di essere, oltre che una grande mistica, dotata di senso pratico e di grande umanità nel trattare le consorelle. Il suo confessore e poi il suo vescovo, le imposero di redigere un diario giornaliero delle sue esperienze mistiche, cosa che lei compì diligentemente per 35 anni ed oggi disponiamo di un documento unico, un diario di 22.000 pagine. Morì nel 1727; le sue stigmate erano state riconosciute già nel 1697; fu beatificata nel 1804 e canonizzata nel 1839. Nel 1980 i vescovi dell'Umbria e delle Marche hanno inoltrato alla Congregazione per la dottrina della fede la richiesta del riconoscimento a santa Veronica Giuliani del titolo di dottore della Chiesa.
Valori Educativi
La vita spirituale, la mistica di una grande santa del ‘600
Pubblico
TuttiGiudizio Artistico
I registi Valeria Baldan e Giovanni Ziberna sono riusciti nel difficile compito di raccontarci, attraverso delle immagini, le esperienze mistiche di una santa. . Efficace accompagnamento della colonna sonora
Cast & Crew
Produzione
Sine Sole Cinema s.r.l.
Sceneggiatura
Valeria Baldan
Giovanni Ziberna
Fra Emanuele
Our Review
La prima caratteristica che salta agli occhi nel vedere questa docu-fiction sulla storia umana e spirituale di santa Veronica Giuliani è il coraggio. I registi Valeria Baldan e Giovanni Ziberna non hanno esitato a portare lo spettatore nel cuore delle meditazioni e delle orazioni della santa ricostruendo cineatograficamente gli incontri che lei ha avuto con Gesù, con Maria ma anche con il diavolo. Si tratta di una vera immersione nella vita mistica di questa santa della fine del ‘600 incuranti del fatto che oggi, non solo chi è lontano dalla fede ma anche tanti laici cristiani, si sentono lontani dalla spiritualità di chi vive in clausura. Per trovare un tipo di “immersione” simile, dobbiamo risalire probabilmente a Il grande silenzio (2004), incentrato su una giornata di clausura nella Grande Chartreuse, il più antico monastero dei certosini. In effetti, come ha sottolineato mons Renzo Lavatori, in uno dei suoi commenti registrati per il documentario: “santa Veronica è da ammirare ma non da imitare”, perché i carismi che lei ha ricevuto sono da ritenersi eccezionali.
Durante l’ora e mezza del film, oltre a una rievocazione dei fatti salienti della sua vita, a riferimenti alla devozione popolare (si dice che da neonata rifiutasse il latte materno nel giorno di venerdì) e ai commenti degli esperti, si ha modo di “partecipare” alle visioni mistiche che la santa ha avuto, ricostruite grazie alla messe di informazioni che scaturiscono dal suo diario. L’inesausta tensione spirituale della santa era protesa a “patire per amore”, in espiazione vicaria per i peccatori e le anime del purgatorio. “Io do il mio sangue per risparmiare il vostro”, ha lasciato scritto nel suo diario, rivolta al Cristo sofferente in croce. La santa ha avuto anche terribili visioni delle sofferenze dell’inferno e del purgatorio ma anche tanti colloqui consolanti con la Madonna. Appena insignita della massima responsabilità del suo monastero, corse subito a inginocchiarsi alla statua della Madonna supplicando che fosse lei la badessa. Lo stesso diario da lei compilato ha un’insolita caratteristica: è scritto in seconda persona, come se scrivesse sotto diretta dettatura della Santa Vergine, fino alla frase finale del diario: ““Di tutte queste cose tu non conoscesti niente eppure desti il consentimento a tutto secondo il volere di Dio. Fa’ punto”.
Il racconto del percorso spirituale della santa porta alla ribalta il tema dell’espiazione vicaria, cioè del procurarsi volontariamente mortificazioni dolorose, non per purificarsi dalle proprie debolezze ma per “esser con Cristo strumento di riparazione dei peccati degli uomini”. La passione e morte del Redentore è certo un mistero e si tratta di un argomento delicato, che esula dagli impegni di queste pagine.
Già l’allora cardinale Ratzinger, nel suo magnifico Introduzione al cristianesimo aveva criticato la posizione di Anselmo di Canterbury secondo cui “la giustizia di Dio, infinitamente lesa, verrebbe nuovamente placata da un’infinita espiazione”. Sottolineava infatti che “non è il dolore in quanto tale che conta bensì la vastità dell’amore che dilata l’esistenza al punto dal riunire il lontano col vicino, dal ricollegare l’uomo abbandonato dal Signore, con Dio”
E’ indubbio che per Veronica il dolore le scaturiva, non certo dalle sue mortificazioni, ma dal percepire l’infinita distanza fra il Cristo Redentore, al quale si sentiva misticamente vicina e i tanti peccati e debolezze degli uomini.
La santità di Veronica resta indiscussa al di là di questi dibattiti. Come commenta una suora intervistata per il documentario: “nel processo di canonizzazione, la santità di Veronica e non è stata verificata sui fenomeni che ha avuto e sulle stigmate, ma come lei ha vissuto le sue virtù cardinali e teologali”.
Spesso, quando vengono realizzati film o documentari che raccontano la vita di un santo, è opportuno concentrarsi sulla bellezza del messaggio trasmesso, sorvolando sulle qualità tecniche dell’opera, spesso modeste. Non è il caso di questo film, dove il regista Giovanni Ziberna (che ha fatto la gavetta come montatore di Ermanno Olmi) assieme a Valeria Baldan hanno mostrato grande padronanza dei mezzi tecnici. A dire il vero la professionalità non è mai sufficiente se non è accompagnata da una forte adesione a ciò che si vuole trasmettere. Il fatto che Giovanni, cresciuto in una famiglia atea, colpito dalla figura di santa Veronica, sia stato battezzato solo da adulto, sembra proprio un altro miracolo compiuto da chi nel lontano ‘600, ha pregato intensamente per la conversione di tutti.
Autore: Franco Olearo
Details of Movie
Titolo Originale | Il risveglio di un gigante - La vita di santa Veronica Giuliani |
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Paese | ITALIA |
Etichetta | FamilyOro |
Pasquale Casella
“Il Risveglio di un Gigante” narra la vita di Santa Veronica Giuliani, esplorando il suo percorso spirituale e umano, dalla tragica perdita della madre all’ardua via della santità. Il documentario intreccia temi di fede, sacrificio e misticismo, offrendo uno sguardo intimo e profondo sulla sua vita monastica, le sue esperienze mistiche e le sfide incontrate, celebrando la sua resilienza e profonda spiritualità. Da spettatore la visione del film è stata un’esperienza illuminante.
“Il Risveglio di un Gigante” narra la vita di Santa Veronica Giuliani, esplorando il suo percorso spirituale e umano, dalla tragica perdita della madre all’ardua via della santità. Il documentario intreccia temi di fede, sacrificio e misticismo, offrendo uno sguardo intimo e profondo sulla sua vita monastica, le sue esperienze mistiche e le sfide incontrate, celebrando la sua resilienza e profonda spiritualità. Da spettatore la visione del film è stata un’esperienza illuminante.