IL RAGAZZO DAI PANTALONI ROSA
Un ragazzo di 15 anni studioso e introverso, diventa vittima della malizia del bello della classe e della sua banda. Da una storia vera, un caso di bullismo ma anche di incomprensione e di solitudine. In sala
Andrea Spezzacatena è all’ultimo anno delle medie. È il primo della classe, ha l’affetto dei genitori anche se lo fanno soffrire perché litigano spesso. A scuola trova un’intesa con Sara, una compagna con la quale ha in comune la passione per il cinema. Ma Andrea è affascinato da Christian: più grande e alto degli altri perché ripetente, è bello e atletico (lui lo chiama Mister più), tutto l’opposto di se stesso. Alla fine iniziano a frequentarsi perché Christian ha bisogno di qualcuno che lo aiuti nei compiti. Andrea acconsente volentieri ma non è felice perché i suoi genitori si sono ormai separati. In questo periodo indossa dei pantaloni che in origine erano rossi ma poi sono diventati rosa a causa di un errore di sua madre nell’uso della lavatrice. Alcuni compagni di scuola lo prendono in giro la ma lui li indossa lo stesso, per non darla loro vinta. Arrivati al primo anno delle superiori, Andrea incontra di nuovo Christian, che sta frequentando lo stesso liceo. Giocando sul desiderio di Andrea di restargli amico, Christian gli fa credere che per una festa da ballo scolastica bisogna vestirsi da donna. Arrivato alla festa, Andrea scopre di esser stato l’unico a essersi travestito, fra la derisione di tutti..
Margherita Ferri
Roberto Proia
Valori Educativi
Il film ha il merito di denunciare con chiarezza il fenomeno del bullismo e del cyberbullismo scolastico ma manca la parte propositiva, non vengono mostrate soluzioni ma solo una sconfortante sconfitta
Pubblico
14+Il film evita sequenze cruente ma la presa in giro di una banda di bulli nei confronti di un ingenuo ragazzo, la depressione e la chiusura del protagonista, possono influenzare negativamente i ragazzi più sensibili
Giudizio Artistico
La descrizione dell’ambiente scolastico è particolarmente accurata. Il giovane Samuele Carrino interpreta alla perfezione la parte del tormentato Andrea. Il personaggio della madre, interpretato da Claudia Landolfi, sembra “sorvolare” sugli eventi (corrisponde alla realtà?), riempiendo di baci e abbracci il figlio, senza comprendere il suo dramma
Cast & Crew
Samuele Carrino
Claudia Pandolfi
Sara Ciocca
Corrado Fortuna
Andrea Arru
Regia
Margherita Ferri
Sceneggiatura
Roberto Proia
Our Review
La regista Margherita Ferri, nelle due ore del film, ha avuto modo di sviluppare, con abbondanza di particolari e attenzione ai risvolti psicologici del protagonista, gli ultimi due anni di vita di Andrea Spezzacatena, vittima di bullismo, grazie al libro scritto da Teresa Manes, la mamma di Andrea, dal titolo Oltre il pantalone rosa.
Iniziamo subito con il dire che ridurre il film a un Andrea con inclinazioni omosessuali vittima di bullismo, sarebbe semplicemente offensivo. Avere 13 – 14 anni è spesso, per tanti ragazzi, un crudele periodo di transizione, dove si perdono le proprie certezze, dove tutto diventa drammatico, ogni situazione sembra quella del “per sempre”, senza altri sbocchi. “Chi dice che non occorre essere poeti per soffrire ma basta essere adolescenti, stanno parlando di me. Se poi a quell’età, per qualche strano motivo, ti convinci che sei un perdente o un vincente pensi che sia così fino alla fine dei giorni”: è questo il commento di Andrea, che è anche la voce narrante del film.
È intelligente, sensibile, chiuso in se stesso, poco pratico ma molto intellettuale, bravo e onesto ragazzo privo di malizia, forse con un orientamento sessuale ancora in formazione.
Sull’altro versante c’è Christian, che sopperisce con la furbizia e la crudeltà alla sua ricerca di superiorità che non riesce a raggiungere in altri modi. Il film mette molto bene in evidenza che il bullismo è espressione di stupidità, di ignorante classificazione fra ciò che appare normale e ciò che non lo è. Non ci sono molti ragionamenti da fare: il bullismo va solo prevenuto e combattuto. Sotto questo aspetto il film va solo elogiato.
Diverso è il giudizio da dare alla parte finale del film, quella dove Andrea si risolve per il suicidio. Andrea ha pur sempre la sua amica Sara dalla sua parte, l’affetto di entrambi i genitori, una simpatica nonna. Riesce anche a prendere a pugni Christian e questo poteva essere una piccola forma di rivincita.
Ma lui è andato in depressione, si è chiuso in sé stesso. Domanda alla nonna perché Dio, se esiste, permetta che si soffra ma lui resta chiuso a qualsiasi speranza soprannaturale. Il suicidio di Andrea è una sconfitta, non ha voluto combattere. Nella sua visione del mondo, un po’ intellettuale, non c’è l’apertura all’umano, non ha contemplato la lotta e l’amore per la giustizia ma ha inseguito solo le categorie fatali di vittoria o sconfitta. Questo ragazzo non ha pianto, non ha confidato tutto a sua madre chiedendo conforto, questo ragazzo si è suicidato senza lasciare un biglietto, magari ai genitori.. In quel terribile momento esistevano solo lui e il suo dolore. Questa seconda parte del film è negativa come e forse anche più della prima, dove viene denunciato il bullismo scolastico
Le responsabilità primaria? Indubbiamente dei genitori che separandosi hanno perso la capacità di guardare al loro figlio con quattro occhi ma solo con due. Appare inoltre strano che la mamma, anche se Andrea restava chiuso in se stesso, non abbia considerato i lividi che Andrea portava sul volto (la colluttazione con Christian) e le sue unghie dipinte con lo smalto, come dei segnali di allarme. Sarà in seguito proprio la madre, dopo la tragedia, a comprendere che la storia di suo figlio doveva servire da monito per tutti.
Una piccola annotazione finale. Nel film Le campane di Santa Maria del 1946 di Leo McCarey, ci troviamo all’interno di una scuola cattolica gestita da un gruppo di suore guidate da suor Benedetta (Ingrid Bergman). Nell’ora dell’intervallo, un ragazzo viene ogni volta preso a pugni da un cattivo e manesco compagno. Vediamo suor Benedetta che prende da parte il ragazzo bullizzato e gli insegna, con esercitazioni pratiche, l’abc del pugilato. Nell’incontro successivo, riuscirà a sconfiggere il suo avversario. Storie del passato in ambienti diversi dal nostro, dove l’autodifesa era la prima cosa che si doveva apprendere
Autore: Franco Olearo
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