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THE BRUTALIST

2025216 min18+ Immigrazione

Un architetto ebreo fugge dai campi di concentramento e raggiunge gli Stati Uniti. Una vita difficile e una sfida continua in una società opulenta dove viene solo “tollerato”. Su Sky

Nel 1947 l’ebreo ungherese László Tóth, scampato ai campi di concentramento, riesce a emigrare negli Stati Uniti. Si reca a Filadelfia dove può abbracciare suo cugino Attila che gli trova un lavoro nel suo negozio di mobili. Si presenta un’occasione inaspettata per entrambi quando il figlio del magnate Harrison propone loro di ristrutturare la biblioteca del padre, approfittando della sua assenza per una settimana. Harrison torna prima del previsto e trova la sua biblioteca sconvolta dai lavori non terminati. Adirato, manda tutti via e suo figlio decide di non pagare il lavoro fatto. Amareggiato, Attila licenzia László che deve sopravvivere come semplice operaio. Anni dopo è lo stesso Harrison che contatta László perché ha scoperto che è uno stimato architetto secondo lo stile Bauhaus e gli commissiona un grandioso progetto: un complesso multifunzionale in onore di sua madre morta. László ha il piacere di riabbracciare sua moglie Erzsébet, che è riuscita a raggiungerlo da un campo profughi dell’Unione Sovietica ma scopre con dolore che lei è costretta a muoversi su una sedia a rotelle.  László continua il suo grandioso progetto ma si accorge con sgomento che alcune parti dell’edificio sono state modificate a sua insaputa…


Valori Educativi



Se i cattivi sono chiaramente cattivi, anche i non cattivi hanno debolezze (uso di droga, alcool e visite ai postriboli) e manca loro virtù della speranza sostenuta dalla solidarietà con chi è debole come loro

Pubblico

18+

Uso di droga, spezzoni di film pornografici, rapporti amorosi con nudità, uso abbondante di alcolici, sodomia

Giudizio Artistico



Prestazione straordinaria di Adrien Brody già apprezzato in Il pianista. Film ambizioso perché ricco di temi, ma gestito con mano esperta non priva di qualche compiacimento virtuoso

Cast & Crew

Adrien Brody

László Tóth

Felicity Jones

Erzsébet Tóth

Guy Pearce

Harrison Lee Van Buren Sr.

Regia

Sceneggiatura

Brady Corbet

Sceneggiatura

Mona Fastvold

Sceneggiatura

Our Review

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“La Pennsylvania ha fatto nascere una grande nazione, ha dato il via a grandi flussi di colonizzatori, che ha stabilito la  libertà di culto in America, che ha fondato grandi religioni, che ha dato vita al sistema scolastico americano, che ha lanciato colossali imperi industriali…”

Questo è la voice over che ascoltiamo in una delle sequenze iniziali del film, quando László sta per raggiungere suo cugino proprio in Pennsylvania. Comprendiamo che ci troviamo nell’immediato dopoguerra in una America orgogliosa della sua tumultuosa crescita industriale. Ma cogliamo anche qualcosa di ironico, sovrapposto dal regista, che si appresta a lanciare non poche stoccate verso una società che lui considera ipocrita e impostata su una correttezza solo formale nei confronti degli immigrati. L’abilità del regista si coglie in ogni aspetto: nelle riprese, nella colonna musicale, nella recitazione degli attori. Un perfetto accordo di strumenti impiegato non per sviluppare un armonioso e commovente racconto ma la storia della distruzione di un uomo geniale e il trionfo di una società tronfia e ipocrita.

Possiamo definirlo un film non di fatti, o di persone ma di grandi passioni, che sono almeno tre.

L’amore fra László e sua moglie  Erzsébet. Un amore forte ma vero perché pieno di contrasti, di litigi ma fondato da una profonda intesa incapaci entrambi di vivere l’uno senza l’altra.

La passione per l’architettura, una architettura funzionale fondata sul cemento a vista e su marmo senza decori, come si configurava  appunto l’architettura brutalista negli anni 50’. Ne abbiamo una chiara indicazione nella presentazione di László al suo committente del modello di cartone del complesso che sta per edificare e nel viaggio che compiono  László  e Harrison  in Italia perammirare i marmi di Carrara. Se tristi vicende, anche recenti – commenta László – possono sconvolgere l’umanità, gli edifici rimangono perché sono per sempre.  

La terza passione espressa dal regista è quella dell’odio, del disprezzo verso chi ha il potere che gli proviene dai dollari di cui dispone. Come un annoiato sovrano può impulsivamente entusiasmarsi a un progetto, investire dei soldi in esso ma con altrettanta leggerezza decidere di abbandonarlo e licenziare coloro che vi stavano lavorando. Anche gli esseri umani sono soggetti alla sua volubile condiscendenza. Stendono la mano concedendo ai loro subordinati una fonte per vivere (sono dei “tollerati”: sentenzia il figlio di Harrison) ma basta che diano loro una risposta non gradita per allontanarli o addirittura considerali degli strumenti utili per  soddisfare i propri impulsi sessuali. Mentre le prime due “passioni” sono raccontate con efficace realismo, la polemica che alimenta la terza finisce per deformare i personaggi coinvolti, trasformandoli in maschere deformi.

Il regista Brady Corbet (L’infanzia di un capo, Thirteen) lavora molto sui corpi, sui volti. Fra parenti ci si abbraccia, con i propri dipendenti i boss danno pacche sulle spalle, mentre fra coniugi si resta vicini uno all’altra, la guancia vicino  all’altra.

The Brutalist è un film complesso, ricco di temi, scolpiti senza sfumature  con qualche tendenza al melodramma.

Prestazione straordinaria di Adrien Brody già apprezzato in Il pianista

Autore

Autore: Franco Olearo

Details of Movie

Paese  USA
Tipologia
Tematiche-dettaglio
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