KIND OF KINDNESS
Tre episodi con un significato misterioso e immagini spesso repellenti. Il regista Yorgos Lanthimos si autocompiace di sviluppare un cinico esperimento che può comprendere solo lui. In Sala
“Kinds of Kindness” è un film del 2024 diretto da Yorgos Lanthimos, costituito da tre episodi. Nel primo di questi, il protagonista, Robert, idolatra a tal punto il suo capo da assecondare le sue richieste più assurde, tra cui anche la perversa prescrizione di non avere figli. Quando, però, si rifiuta di essere coinvolto nell’incidente che avrebbe causato la morte di R. M. F., un personaggio misterioso presente in tutti gli episodi, viene scaricato dal capo e successivamente dalla moglie.
Nel secondo episodio, il protagonista, un poliziotto di nome Daniel, è turbato dalla scomparsa della moglie in seguito a un naufragio. Dopo che questa viene salvata da un elicotterista, R. M. F., è ossessivamente persuaso che la donna non sia realmente sua moglie, ma un sosia.
Nel terzo, Emily ed Andrew, adepti di una misteriosa setta dedita al culto dell’acqua, per ordine del loro capo, cercano disperatamente di trovare una donna in grado di resuscitare un morto, R. M. F. Emily, dopo essere stata drogata e aver subito violenza dall’ex marito, che aveva abbandonato per entrare a far parte della setta, viene “contaminata” e, non riuscendo a essere curata, viene abbandonata dalla setta. Nonostante ciò, non cesserà la sua ricerca…
Valori Educativi
Nessun personaggio è portatore di valori morali né traspare un distanziamento del regista, compiaciuto della sua arte, dall’immoralità che permea l’intera pellicola
Pubblico
14+La presenza di immagini repellenti, racchiuse soprattutto nel secondo episodio, può rendere la visione indigesta a un pubblico giovane
Giudizio Artistico
Ben lontano dal successo di pubblico e critica di Poor things, Kinds of Kindness è uno degli esperimenti più audaci del regista, ma la mancanza di coesione e la grande quantità di immagini repellenti rendono il film difficilmente digeribile.
Premio per la miglior interpretazione maschile a Jesse Plemons al Festival di Cannes 2024
Cast & Crew
Regia
Yorgos Lanthimos
Our Review
In quest’ultima opera visionaria di Yorgos Lanthimos i tre episodi, uniti dal medesimo cast, che interpreta tuttavia personaggi di volta in volta diversi, e dalla misteriosa presenza di R. M. F., sembrano, almeno a una prima visione, del tutto sconnessi tra loro. La sensazione percepita dallo spettatore è, infatti, quella di assistere a tre pellicole distinte, inserite in unico film. Oltre a ciò, la lunghezza di ciascun episodio, quella circa di un mediometraggio (50 minuti), rende la visione estremamente impegnativa.
Il primo episodio, forse il più riuscito dei tre, intende mostrare in modo piuttosto grottesco fin dove l’uomo è in grado di spingersi per quello che viene ambiguamente chiamato “amore”. Si assiste, in effetti, a un vero scontro tra amore e morale, a cui Robert reagisce inizialmente mettendo da parte i sentimenti per il capo ma, una volta abbandonato, non riuscirà a convivere con la solitudine e l’amore trionferà sulla morale. Nonostante il ritmo non sia tra i più sostenuti, la tensione narrativa riesce a tenere lo spettatore incollato allo schermo, grazie anche all’ottima interpretazione di Willem Dafoe, che interpreta il ruolo del capo subdolo e glaciale di Robert.
Il secondo episodio è forse il più disturbante e foriero di immagini disgustose e gratuite. Emblematica, in tal senso, è la scena in cui Daniel, abbattuto dalla scomparsa della moglie, decide di trovare consolazione costringendo una coppia di amici a riguardare insieme un video pornografico con protagonisti Daniel, la moglie e la stessa coppia di amici. La gratuità della scena deriva dal fatto che uno spettatore attento, allorché Daniel insiste ossessivamente a proporre di visionare il filmato, senza esplicitare di che cosa si tratti, già intuisce il contenuto di questo. Tuttavia, Yorgos Lanthimos costringe lo spettatore ad essere partecipe della sua perversione.
Dopo che la moglie viene ritrovata, Lanthimos si diverte a esibire la paranoia di Daniel, che sfocia in un grave “incidente” quando è in servizio. A questo punto, costretto a casa dopo l’accaduto, la mano del regista può finalmente sbizzarrirsi fino a toccare delle vette di splatter prive di senso. La macchina da presa diventa ora lo strumento con cui scandalizzare e torturare lo spettatore con immagini rivoltanti: tra le altre, dita tagliate e fegati spappolati. L’interpretazione piatta degli attori, soprattutto quella di Emma Stone, che pure era stata memorabile nel ruolo di Bella in Poor Things dello stesso regista, contribuisce ad annoiare lo spettatore, già in difficoltà a seguire i risvolti di una trama tanto assurda.
Attraverso una sorta di klimax, Il terzo episodio è, senza dubbio, il più sconnesso e difficile da seguire: la ricchezza di simboli, difficilmente decifrabili a una prima visione, rende l’episodio estremamente sconnesso e poco piacevole. La ricerca di un effetto che getti smarrimento sembra, un tratto stilistico voluto dall’autore, che cerca di ammaliare lo spettatore con immagini sconnesse e talvolta repellenti, che sfociano in un manierismo molesto.
Il successo di pubblico e critica di Poor things è ormai lontano. Lo stesso critico Paolo Mereghetti per il Corriere della Sera lo definisce: “di rara insipienza”.
Autore: Carlo Maria Biotti
There are no reviews yet.