THE EQUALIZER 3 – SENZA TREGUA
Un Denzel Washington sempre magistrale porta a compimento, con questo terzo film, l’ultimo capitolo della saga ispirata alla serie televisiva statunitense Un giustiziere a New York (The Equalizer), prodotta dal 1985 al 1989. È il sequel del film del 2018 The Equalizer 2 - Senza perdono. Disponibile su Google Play Film, Apple tv, Chili, Amazon Prime, Youtube.
Dopo una vita condotta sulla scia di assassini “per mestiere”, Robert McCall, si ritrova in un paesino sperduto della Sicilia da dove, a seguito di una serie di omicidi sanguinari, è costretto a scappare dopo essere stato ferito. Arriva, senza neanche rendersene conto, perché aiutato da un giovane che si rivelerà essere un carabiniere, in un paesino della Costiera Amalfitana, Altomonte, dove è aiutato da un medico disposto a credere che, nonostante le ferite di arma da fuoco, si trova davanti ad una brava persona. È lì che – mentre si sta rimettendo in sesto per le brutte esperienze vissute – si rende conto delle angherie portate avanti dalla criminalità organizzata. Così, anche senza volerlo, per quel naturale senso di apparente giustizia che lo anima, si ritrova coinvolto in una vera e propria guerra personale…
Antoine Fuqua
Richard Wenk
Valori Educativi
Il film, anche se vuol trasmettere valori positivi nell’aiuto dei più deboli e indifesi, trasmette un’idea errata di giustizia che sembra nascere da una vendetta recondita e animata da una brutalità inaccettabile.
Pubblico
14+Scene di violenza con particolari sanguinosi che infastidiscono la visione
Giudizio Artistico
Rispetto ai due capitoli precedenti della saga Equalizer, il tutto sembra essere particolarmente scadente. La scenografia si muove tra vie e palazzi famosi nel mondo per la loro bellezza, ma questo non rimedia ad un narrato lento e poco originale.
Cast & Crew
Denzel Washington
Dakota Fanning
Eugenio Mastrandrea
Remo Girone
Regia
Antoine Fuqua
Sceneggiatura
Richard Wenk
Our Review
Denzel Washington (in questo film nei panni di Robert McCall) è sempre magistrale davanti ad una macchina da presa: ma non basta questo a tenere alto il livello di un film che – arrivato al terzo capitolo di una saga ispirata alla serie tv statunitense Un giustiziere a New York (prodotta tra il 1985 e il 1989) – dimostra di non avere altro da raccontare. Questo determina mancanza di originalità e presa narrativa. Probabilmente, lo stesso regista, Antoine Fuqua, rendendosene conto ha voluto esagerare con il sangue versato da parte delle vittime ed ha cercato di “deliziare” gli spettatori facendo immaginare scene raccapriccianti e seconde a nessun altro in quanto a manifestazione di vera barbarie. La pellicola, come è chiaro, è un sequel del film del 2018 The Equalizer 2 – Senza perdono.
È stato girato nel sud Italia, tra una sperduta località della campagna siciliana e i suggestivi paesini della Costiera Amalfitana, definendo, quindi, un frammisto tra i nemici da sconfiggere, che si confondono tra la trinacria Mafia e la campana Camorra. La cittadina in cui il disponibile giustiziere si trova ad operare (nel film con il nome di Altamonte) è Atrani (il più piccolo comune della Costiera Amalfitana) a cui si aggiungono le frazioni di Maiori e Minori, alcune scene nel capoluogo campano (tra la funicolare di Montesanto e piazza del Gesù Nuovo), oltre agli studi di Cinecittà. In definitiva un film che ha parecchio di made in Italy. Stando a quanto dichiarato dal protagonista questo sarebbe il suo ultimo coinvolgimento nella serie Equalizer, ma il regista (Antoine Fuqua) vorrebbe girare un prequel che racconti l’origine (misteriosa) del giustiziere. Sicuramente il film presenta una esagerazione nei dettagli della violenza perpetrata che sembrano quasi sottintendere un gusto sadico. Anche il candore del protagonista – che sembra voler essere esaltato all’inizio del film ponendolo in una speciale inquadratura dove la luce lo avvolge illuminandolo – non regge alla scia di sangue conseguenza di una quantità inaudita di violenza. C’è, nel nostro eroe, una esaltazione della logica machiavelliana secondo la quale tutto sembra essere permesso pur di arrivare ad una (solamente apparente!) situazione di giustizia. In questo caso, infatti, anche se si sta cercando la giustizia, di fatto, quella che si palesa è una perversione della vendetta per uno o più danni ricevuti (anche se a subirli sono persone sole ed indifese). Il film, a parte poche scene, si muove lungo atmosfere cupe e spietate che aiutano a dare un parere negativo al tutto.
La domanda finale, quindi, potrebbe essere: è un uomo buono?
Se la bontà porta tali frutti di vendetta e di giustizia spietata, allora siamo costretti a rivedere tutti i nostri canoni etici. E per tale ragione fatichiamo ad accettare ogni aggettivo di bontà per un assassino che senza pietà realizza la sua vendetta: in fondo, agisce perché toccano qualcuno a cui lui tiene. E aggiungo: anche se animato dal desiderio di ristabilire una situazione di giustizia, nel suo modo di fare si perdono del tutto i canoni estetici di una virtù così importante che vuole che si dia ad ognuno ciò che gli spetta. Ultima nota: la scena in cui si sta celebrando la processione mentre si sta compiendo l’ennesimo assassinio riporta alla memoria il macabro battesimo celebrato nel primo film della storica saga de Il Padrino.
Autore: Enzo Vitale
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