SHALL WE DANCE?
John Clark lavora in uno studio legale. E' un professionista apprezzato, ama sua moglie, ha due figli affettuosi e conduce una vita discretamente agiata. Tutto va bene quindi. Ma quando si avvia verso sera, avvolto nel suo anonimo impermeabile beige a prendere la metropolitana, sente che il suo animo è spento, intristito...
Valori Educativi
Amicizia ed amore coniugale ravvivano la vita semplice di persone qualunque
Pubblico
14+Per alcuni riferimenti sessuali
Giudizio Artistico
Buona caratterizzazione di tutti i personaggi. Alcune lentezze nel racconto
Cast & Crew
Produzione
Simon Fields per Miramax Films
Regia
Peter Chelsom
Sceneggiatura
Audrey Wells
Our Review
In una delle sequenze iniziali, John è a tavola assieme alla moglie e ai suoi due figli adolescenti: stanno festeggiando il suo compleanno con molta semplicità ed allegria intorno alla torta con le candeline e ai pacchettini dei regali. In una scena successiva John incontra per caso in strada suo figlio; questi lo invita ad entrare con lui in un locale per presentargli la sua ragazza…così, semplicemente! Bastano questi accenni per capire che siamo mille miglia lontani da American Beauty (5 Oscar nel 2000) , il film che si era impegnato a dimostrarci quanto oramai la famiglia-media americana fosse in dissoluzione, lacerata dalle incomprensioni e dall'egocentrismo senza freni dei suoi componenti.
Certo, John si sta immalinconendo; non riesce più a vivere la vita in famiglia con la freschezza e la serenità di una volta. Poi un giorno, attratto dal volto di una ragazza che intravede dalla finestra di una scuola di danza, decide di togliesi l'abito serioso del professionista affermato ed inizia, da principiante, ad imparare a ballare. All'inizio John non se la sente di confessare la sua "debolezza" alla moglie e questa non comprendendo come mai arriva sempre tardi dall'ufficio inizia ad insospettirsi….
Fa molto piacere vedere che Shall we dance, dopo più di un mese di programmazione, si mantiene fra i primissimi posti del Box Office. Snobbato dalla maggior parte della critica ( "morale banale per un happy end che non scardina i rapporti e l'ordine costituito"- Enrico Magrelli su FilmTV; "racconto con certe svolte romantiche vicine al patetismo" – Gian Luigi Rondi sul Tempo) è invece piaciuto molto al pubblico.
Perché? Perché c'é Richard Gere, sicuramente (i miei informatori femminili mi hanno comunicato che è più bello adesso rispetto a quando era giovane) ed c'è anche Jennifer Lopez, brava e molto professionale quando balla con classicità e purezza di movimenti.
Ma evidentemente c'è qualcosa di più: il film trasmette la felicità di una vita normale, vissuta fra gli affetti familiari e l'amicizia. John, quando verrà il momento di dire la verità alla moglie, le confesserà di essersi vergognato per non sentirsi felice con lei ed i figli, così come sarebbe stato giusto esserlo. In un'altra sequenza lo sceneggiatore assegna alla moglie (Susan Sarandon) l'incarico di tessere un elogio laico alla forza del matrimonio: quella di sapere che la tua vita non scorre inosservata, ma che che c'è un testimone, c'è colui che se ne sta prendendo cura.
Questo film ha una sua peculiarità: tutti i personaggi sono trattati con ugual cura, quasi non ci fosse differenza fra protagonisti e deuteragonisti e se succede ben poco nelle due ore di spettacolo, molto si sviluppa nell'animo dei personaggi.
Paulina (Jennifer Lopez) dopo una doppia delusione sentimentale e professionale, ritrova la voglia di ricominciare non grazie all'amore, soluzione classica e prevedibile, ma per il calore dell'amicizia dei suoi allievi che la riconfermano nella sua capacità di trasmettere la passione per la danza.
Lo scatenato Stanley Tucci nei panni di un timido impiegato sfoga la propria esuberanza sulla pista da ballo; Omar Benson Miller interpreta un gigantesco ragazzo di colore che spera con il ballo di conquistare la ragazza che ama ed infine Lisa Ann Walter, nei panni di una rotondetta domestica che spende tutti i suoi soldi per comperare scintillanti vestiti da indossare durante le gare di ballo e che non smette mai di chiacchierare con tutti perché è sempre sola ed in cerca di compagnia.
Forse bisogna ritornare indietro nel tempo, fino a quel "L'uomo dal vestito grigio " del 1956 (il libro di Sloan Wilson da cui era stato tratto il film è stato recentemente riproposto nei tascabili Einaudi) per trovare una simile scelta orgogliosa della normalità.
Se Richard Geere, nel suo impermeabile beige fa la spola fra casa ed ufficio con la metropolitana, similmente Gregory Peck, con un anonimo vestito di flanella grigia arrivava ogni mattina alla Central Station di NewYork.
Ma la somiglianza non è solo esteriore: il John del 2004 ed il Tom del 1956 (non a caso sono stati usati nomi molto comuni) sono entrambi delle persone riflessive, che meditano prima di prendere una decisione; non cercano facili fughe ma sono coscienti dei binari lungo i quali sta scorrendo la loro vita, binari da loro stessi scelti. Entrambi hanno commesso una leggerezza (Tom aveva avuto un figlio da un'italiana durante la guerra) ma entrambi si danno da fare per rimettere ordine nella loro vita.
Autore: Franco Olearo
Details of Movie
Titolo Originale | SHALL WE DANCE |
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Paese | USA |
Etichetta | FamilyOro |
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