X-Men – Il film nelle recensioni di Claudio Siniscalchi e Luisa Cotta Ramosino è un riuscitissimo prequel del franchise Marvel dedicato ai Mutanti. La pellicola è estremamente godibile nonostante la sua lunghezza ed ha come nocciolo tematico la riflessione sull’identità dei Mutanti e il senso di responsabilità nei confronti dei “semplici” umani
Dopo la morte prematura della madre oceanografa la piccola Nim vive su una bellissima isola del Sud Pacifico insieme al padre Jack, biologo marino, immersa nella natura e nella lettura delle avventure del suo eroe preferito, il coraggioso Alex Rover. Tutto l’opposto di quanto accade alla scrittrice Alexandra Rover, che quelle avventure si limita a inventarle, mentre se ne sta rinchiusa nel suo appartamento preda di mille paure. Poi però Jack scompare in mare e spregiudicati “pirati” minacciano l’isola di Nim così la ragazzina non trova di meglio che chiedere aiuto a quello che crede essere il suo eroe in carne ed ossa. Dopo molte esitazioni Alexandra comincia un tragicomico viaggio, mentre Nim usa tutto quello che ha imparato in anni di vita all’aria aperta per difendere il suo paradiso…
Harry, Ron ed Ermione sono alla ricerca degli horcrux dove sono nascosti I pezzi dell’anima di Voldemort per distruggerlo. La loro ricerca si conclude proprio nel castello di Hogwarts, dove i futuri maghi studiano ora sotto il controllo di Piton e dei Mangiamorte. L’arrivo di Harry scompiglia le carte e risveglia la resistenza, ma l’ultima battaglia si avvicina e per salvare il mondo e i suoi amici il giovane mago dovrà compiere un sacrificio…
Barry Bee Benson è un'ape; si è appena laureato (il corso è durato 3 giorni, secondo i tempi compatti delle api) e ora dovrebbe presentarsi alla grande fabbrica di miele per iniziare un lavoro che lo dovrà impegnare per il resto della sua vita, come per tutti gli altri. Barry è però curioso di sapere cosa esiste al di fuori di quel suo mondo così ben pianificato e si unisce a un gruppo di api che parte in missione per raccogliere il polline dai fiori dei giardini di New York. Barry ben presto si smarrisce e fa quello che non avrebbe mai dovuto fare: inizia a parlare con gli umani, in particolare con Vanessa, una gentile fioraia. che si prende cura di lui...
Vers è uno dei guerrieri della Starforce dei Kree, in lotta con gli alieni mutaforme Skrull. Quando viene presa prigioniera e giunge sulla terra, però, scopre che i suoi pochi ricordi vengono proprio da lì. Solo unendo le forze con Nick Fury e il neonato Shield potrà forse trovare la spiegazione di chi è veramente…
Quattro fratelli, costretti a trasferirsi in campagna per sfuggire ai bombardamenti di Londra durante la Seconda Guerra Mondiale, sono ospitati da uno scorbutico professore nella sua grande casa. Mentre giocano, la più piccola, Lucy, entra per caso in un grande armadio e si trova proiettata nel fantastico mondo di Narnia, imprigionato da una Strega cattiva in un perenne inverno. Alla fine tutti e quattro i fratelli faranno il loro ingresso a Narnia, partecipando alla battaglia che oppone la crudele Strega all’eroico leone Aslan, difensore del Bene.
1926, lo zoologo del mondo magico Newt Scamander ha appena terminato un viaggio in giro per il mondo alla ricerca di rare creature magiche da studiare e salvare. Arrivato a New York incrocia per caso un No-Mag (termine americano per indicare un ‘Babbano’) di nome Jacob. I due per errore si scambiano le valigie e inconsapevolmente Jacob libera alcune delle creature magiche che Newt custodiva nel suo bagaglio incantato. Con l’aiuto di altre due streghe, Tina e Queenie, si mettono alla ricerca delle creature magiche fuggite prima che queste possano causare problemi sia nel mondo magico che in quello dei No-Mag. Ma un pericolo più terribile e oscuro minaccia i due mondi.
Il colonnello della Wermacht Claus von Stauffenberg, di nobile famiglia e cattolico bavarese, è convinto che Hitler vada fermato. Si unisce a un gruppo di cospiratori militari ma anche politici che stanno cercano di riportare la democrazia in Germania. Dopo che il colonnello riesce a far esplodere una bomba nella sala riunioni dove si trova anche Hitler, l'operazione Valchiria sembra all'inizio avere successo ma realtà Hitler è rimasto illeso...
“X-Men – L’inizio” diretto Matthew Vaughn, quinto episodio della fortunata serie cinematografica, dimostra come il fumetto rappresenta una vena pressoché inesauribile per il cinema contemporaneo americano. Quando finirà questa serie? Quando la barra degli incassi penderà verso il basso. Se ciò non accadrà, più o meno ogni ventiquattro mesi verrà sfornata una nuova puntata, focalizzata sul prima, sul durante e sul dopo la vita del gruppo di mutanti con poteri straordinari, in perenne lotta per far trionfare il bene sul male. In “X-Men le origini: Wolverine” veniva spiegato come all’eroe spuntarono gli artigli. Adesso in “X-Men – L’inizio” Wolverine (interpretato dall’attore Hug Jackman) appare pochi secondi. Sta bevendo al bar e rifiuta di unirsi alla compagnia. Lo rivedremo in futuro. Stavolta apprendiamo come il Professor X e Magneto, in gioventù erano Xavier e Erik. Amici inseparabili, hanno prestato servizio per la CIA, nella missione di reclutamento e costituzione di una compagnia di mutanti. Xavier incarna la faccia dell’integrazione umana del mutante; Erik la diffidenza, poiché convinto che gli uomini li considereranno una risorsa in caso di necessità, e poi un pericolo. La quasi totalità dell’intreccio narrativo serve per inseguire il cattivo Sebastian Shaw (Kevin Bacon), prima ripreso in apertura in un campo di concentramento nazista intento a torturare prigionieri ebrei. La scena poi, con un bel salto di tempo, si sposta in Unione Sovietica. Sebastian adesso è impegnato a scatenare la terza guerra mondiale nel corso della crisi missilistica di Cuba. Quindi l’ambientazione visiva del film è tipica dell’età di Kennedy, gli anni Sessanta del secolo passato. Maniera astuta per attenuare lo scenario fantascientifico e aumentarlo di veridicità. Abbiamo così un film realistico di eroi al servizio di una buona causa (bloccare la distruzione del pianeta causata dalla scontro atomico, un fatto storico realmente accaduto, poiché la decisone di installare missili sovietici a Cuba e americani in Turchia, si arrestò ad un passo dalla catastrofe). Ma dietro la storia c’è la fantasia. Ecco allora che i destini dell’umanità sono retti dai mutanti, i soli in grado di dare un senso benefico agli eventi. Ormai il cinema hollywoodiano realizza film con uso infinito di effetti speciali (film predisposti per un pubblico globalizzato, pronto a recepirli innanzitutto sul grande schermo e, successivamente, nelle svariate modalità della fruizione), semplici e schematici, che almeno da un trentennio abbondante dominano l’immaginario collettivo. La storia dell’umanità è immancabilmente alla fine. Stanno per schiudersi le porte dell’apocalisse. L’Armageddon è prossima. Chi ci salverà? I mutanti, gli X-Men. La condizione di solitudine e disprezzo nel mutante era stata esplorata attraverso un sentiero complesso in “Blade Runner” (1982) di Ridley Scott. Gli eroi tragici di quel film crepuscolare e geniale, oscuro e notturno, piovoso e maestoso, per continuare a vivere
sullo schermo avevano bisogno di una semplificazione. I mutanti di “X-Men” sono appunto questo. Il laboratorio creativo della Marvel, marchio di culto per l’universo giovanile e perno dell’industria culturale, tra fumetto, giocattoli, videogiochi e cinema, è riuscito nel miracolo della semplificazione. Il primo film della serie “X-Men” venne diretto da uno dei più creativi talenti affermatisi nell’ultimo ventennio a Hollywood, il newyorkese Bryan Singer (classe 1965, autore de “I soliti sospetti”, “Superman Returns”, “Operazione Valchiria”, che in “X-Men – L’inizio” ritroviamo in veste di produttore), e si rivelò inaspettatamente un capolavoro di un nuovo genere ibrido, mescolanza di fantascienza e strisce di carta disegnate. Gli appuntamenti successivi, per cause di forza maggiore, hanno perso un po’ di smalto. Gli spettatori ideali della serie “X-Men” sono rappresentati, nella stragrande maggioranza, dalle giovani generazioni: adolescenti e ventenni. La “X-Men mania” è un misto di sogno, tecnologia, malinconia, videogiochi, eroismi, incertezza del presente e paura del futuro, trionfo della positività senza definitiva cancellazione della negatività. A molti interpreti questi film di successo appaiono come il logico risultato della decadenza, della perdita di ogni contatto con la realtà, della regressione della condizione umana adulta a quella infantile, del culto della violenza e del combattimento, della crisi di creatività artistica rimpiazzata dal ricorso a universi simbolici erroneamente ritenuti. Certo questa innegabile superficie la si ritrova anche in “X-Men – L’inizio”. Ma è solo la superficie di una galassia culturale molto più complessa. Se la serie di “X-Men” ha avuto un così ampio e stratificato successo vi sono anche altre ragioni. Un tempo gli eroi a Hollywood alla fine erano felici, gratificati del loro lavoro. La differenza tra gli eroi di ieri e quelli di oggi di “X-Men”, sta nella malinconia di quest’ultimi. Sono supereroi d’acciaio, indistruttibili, ma tutto sommato preferirebbero somigliare agli uomini e vivere con le loro debolezze.
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