VISION
Hildegard von Bingen, di nobile famiglia, all'età di 8 anni lascia la sua casa per essere affidata alle cure delle suore di un Monastero Benedettino. Ben presto lei si accorge di avere delle visioni e chiede il permesso di metterle per iscritto...
La biografia di una santa e dottore della Chiesa raccontata in modo esauriente con l’ausilo di un’ottima fotografia, ma il racconto privilegia soprattutto la sua posizione di femminista ante litteram
ARD Degeto Film
Celluloid Dreams
Clasart Film + TV Produktions GmbH
Valori Educativi
Il racconto della vita di santa Ildegarda è aderente agli avvenimenti biografici, meno alla sua spiritualità
Pubblico
TuttiGiudizio Artistico
Ottima fotografia e buona interpretazione di Barbara Sukova
Cast & Crew
Produzione
ARD Degeto Film
Celluloid Dreams
Clasart Film + TV Produktions GmbH
Regia
Margarethe von Trotta
Sceneggiatura
Margarethe von Trotta
Our Review
Margarethe von Trotta è sempre stata interessata alle donne forti della storia. Dopo “Rosa Luxemburg “(1985) non poteva non restare affascinata dalla figura di Ildegarda di Bingen, dichiarata santa attraverso una canonizzazione equipollente da Benedetto XVI il 10 maggio 2012 e pochi mesi dopo, il 7 ottobre 2012, proclamata anche dottore della Chiesa.
E’ indubbio che l’autrice abbia voluto cogliere nella biografia in questa badessa benedettina del XII secolo (1098-1179) un anticipo di istanze femministe (che in effetti ci furono) ma bisogna riconoscere che il ritratto che ne scaturisce nelle quasi due ore del film è sostanzialmente corretto e in diversi momenti vengono pronunciate dalla protagonista alcune meditazioni o visioni ricavate direttamente dalla sua opera principale, Scivias.
Le prime sequenze sembrano soprattutto voler rimarcare la distanza temporale di quelli che l’autrice percepisce come secoli bui: atteggiamenti millenaristici, mortificazioni con il cilicio nella vita di clausura, la liceità di inviare Ildegarda, bambina di soli 8 anni, alla clausura femminile annessa all’abazia benedettina di Disibodenberg in qualità di oblata.
A questa oscurità iniziale fanno da contrasto lo spirito e le iniziative di Ildegarda, diventata “magistra” della clausura a trentotto anni. Dotata di una mentalità curiosa di esplorare le ricchezze del creato, si rivela esperta nelle arti mediche, non disdegna di comporre inni e cantare lei stessa, in abiti di scena con le sue sorelle, proprie composizioni in onore degli ospiti della clausura. E’ un modo cinematografico per ricordare che Ildegarda, di nobili origini, disponeva di una buona cultura e che interpretò la regola benedettina con equilibrio spirituale evitando estremismi ascetici.
Si trattava di un atteggiamento coerente con la sua spiritualità, tutta orientata a lodare i prodigi della creazione, segno tangibile della mano di Dio (all’inizio del film viene letto un elogio della creazione ricavato dalla sua opera).
Anche Il suo interesse verso le scoperte dei medici arabi di Cordova vuole sottolineare la sua convinzione sull’esistenza di una razionalità del mondo percepibile da gli uomini di tutte le fedi.
Un altro filone del racconto è costituito dalle continue lotte che deve sostenere con le gerarchie ecclesiastiche (tutte maschili) che cercano di ridurre le sue preprogative di magistra e di donna. Riesce ugualmente a raggiungere una serie ripetuta di successi, grazie alla sua fama di santità: il riconoscimento di Bernardo di Chiaravalle del valore delle sue visioni, l’autorizazzione del Papa Eugenio III a metterle per iscritto: l’autorizzazione a costruire un convento solo femminile alla confluenza fra il Reno e il Nahe.
Più complessa la rappresentazione della vita all’interno della clausura; la regista ricostruisce con un po’ di libertà situazioni molto plausibili di gelosie e di insubordinazioni ma più difficile comprendere la storia di un rapporto affettivo quasi morboso di Ildegarda con un una giovane consorella vista come una sua figlia, dalla quale caparbiamente non si vuole staccare. Una Ildegarda debolmente umana e poco santa.
La magistra ebbe rapporti diretti o epistolari con il Papa e i grandi del tempo. In una breve sequenza la vediamo far visita a Federico Barbarossa con il quale ebbe un rapporto di schietta cordialità. Non vengono citati invece i momenti successivi di grande tensione: la santa ebbe verso di lui parole durissime quando osò contrappore tre antipapi al papa legittimo Alessandro III.
Il film stranamente si chiude proprio alla vigilia dell’episodio più clamoroso: l’inizio del primo dei tre viaggi apostolici durante i quali Ildegarda predica nelle cattedrali ma anche nelle pubbiche piazze: evento assolutamente inusuale per una donna e una monaca di clausura. Non viene neanche citato il motivo che la spinse a uscire dal convento: l’impellente necessità di difendere i fedeli dall’eresia catara, proprio per la sua valutazione negativa sul creato, la donna e il matrimonio.
Il film beneficia dell’ottima interpretazione di Barbara Sukova ma soprattutto di una eccellente fotografia sia negli esterni, dove viene ricostruita una Germania medioevale ricca di boschi, sia negli interni, dove deboli luci illuminano gli abiti blu e bianchi delle monache che si muovono frettolose lungo le mura possenti del monastero.
Complessivamente un film non perfetto, che non ha forse trovato il centro di gravità dello spirito della santa, ma comunque aderente ai fatti salienti della sua biografia.
Il film è disponibile in DVD ma attualmente è solo in lingua tedesca
Autore: Franco Olearo
Details of Movie
Titolo Originale | Vision - Aus dem Leben der Hildegard von Bingen |
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Paese | Germania Francia |
Etichetta | FamilyOro |
Tematiche (generale) | Ispirazione Cristiana |
Tematiche-dettaglio | Uomini e Donne di Chiesa |
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