V PER VENDETTA

La giovane provinciale Jessica arriva a Parigi, nell’elegante quartiere dei teatri, che conosce grazie ai racconti della nonna che l’ha cresciuta; vincendo la diffidenza di un burbero capocameriere, trova lavoro nell’unico caffè della zona. Nei tre giorni successivi la sua vita incrocia quella di alcuni dei protagonisti di quel mondo: un pianista in crisi alla vigilia di un concerto, una famosa attrice televisiva alla sua prima prova teatrale e un ricco collezionista che ha deciso di mettere all’asta tutti i suoi pezzi. Il giorno della verità è per tutti lo stesso, ma per Jessica potrebbe esserci spazio anche per l’amore.

Valori Educativi



Film ideologicamente confuso. che getta nello stesso calderone i kamikaze in Israele ed Iraq insieme a chi si rivoltò contro la follia nazista

Pubblico

18+

Molte scene violente

Giudizio Artistico



A V per vendetta manca la grandezza di saghe come X-Men o anche l’approfondimento psicologico convincente dei recenti Spiderman e Batman begins.

Cast & Crew

Our Review

Dopo aver chiuso in calando la trilogia di Matrix i fratelli Wachowski mettono mano, questa volta solo come sceneggiatori e produttori, ad un altro affresco futuribile. Non proprio fantascienza, in questo caso, ma fantapolitica, basata su un graphic novel scritto ai tempi del governo Tatcher.

La vicenda, non a caso, mette sotto accusa un governo autoritario che mima i fasti nazisti, ma invoca, invece della purezza razziale neopagana di Hitler, un patriottismo nazionalista in salsa anglossassone appoggiato ad una fede ipocrita amministrata, guarda caso, da preti pedofili.

Tra i perseguitati in prima fila gay e lesbiche, ma anche i musulmani (usati come capri espiatori di un attentato da migliaia di morti – si seguono forse le leggende metropolitane più rivoltanti sull’11 settembre?), tanto che possedere una copia del Corano può costare la pena di morte.

La vita della gente comune, per la verità, abituatasi con una certa facilità alle limitazioni di un regime che promette benessere e sicurezza, non sembra diversa da quella di tante famiglie di oggi, che criticano i programmi televisivi, ma poi, in mancanza di alternative, continuano a stare incollate al televisore…

Proprio per questo la tesi degli autori del romanzo e della pellicola è che a scuotere le coscienze sia necessario un misterioso vendicatore che si rifà, questo è curioso, ad un ribelle cattolico di inizio ‘600, un cattolico in lotta contro le persecuzioni anticattoliche di Giacomo I. Che ai Wachowski interessi poco la difesa, pur estrema, della libertà religiosa, e più l’idea della polvere da sparo sotto il Parlamento appare quasi subito evidente. Anche l’intreccio delle motivazioni del misterioso V (che resta ignoto anche a fine film, fedele allo spunto che morto l’uomo resta l’Idea che rappresenta…), tra vendetta personale e anarchismo con ambizioni più vaste: il progetto “politico” di V si ferma al caos opposto all’Ordine imposto e disumanizzante; cosa verrà poi è tutto da vedere…

La pellicola ha l’ambizione di problematizzare la legittimità dell’uso della violenza da parte dei cittadini contro un governo oppressivo e a sua volta violento (la protagonista Evey, che ha perduto i genitori attivisti per mano del Governo, rischia di essere violentata e uccisa dalla polizia segreta); non sono mancate le dichiarazioni provocatorie ad uso stampa che, incoscientemente, gettano nello stesso calderone ideologico i kamikaze in Israele ed Iraq insieme a chi si rivoltò contro la follia nazista (ma di V si sottolineano soprattutto gli “omicidi mirati”, un affare molto più personale), e, sull’onda di un’incitamento alla rivolta contro il conformismo (il tema della maschera è trasparente), trasformano questo fumetto dai connotati visivi molto glamour in un manifesto in difesa di tutte le diversità contro chi governa dall’alto per interessi economici (e tornano in ballo le industri farmaceutiche attaccate in The Constant Gardner,  e volontà di potenza.

Nonostante queste premesse e nonostante il tentativo di rendere più problematica anche l’identità dell’eroe mascherato dall’eloquio demodé (è il bravo Hugo Weaving di Matrix e de Il signore degli anelli), prima concentrato unicamente sulla sua missione (di liberatore delle masse) e di vendicatore (dei torti subiti da sé e da altri compagni di prigionia), poi, forse, riaperto (troppo tardi) all’amore e alla vita, a V per vendetta manca la grandezza di saghe come X-Men o anche l’approfondimento psicologico convincente dei recenti Spiderman e Batman begins. I personaggi, perfino quelli principali, benché ben recitati e dotati di un carico di disgrazie davvero imponente, coinvolgono fino ad un certo punto.

All’uomo comune, allo spettatore cioè, si voleva forse suggerire un ardito (e scorretto) paragone con chi oggi (nella visione degli autori) promette sicurezza in cambio di una diminuzione di libertà (magari invocando una fede marcia come pezza d’appoggio, e siamo quasi certi che il bersaglio non siano affatto i fanatici mediorientali…). Sarà, ma la scena finale, con l’esplosione del Parlamento inglese, simbolo dell’oppressione, ridotto in briciole sulle note fragorose di pezzo di classica, con la gente che si toglie la maschera scoprendo volti di vivi e vittime precedenti, mentre ricorda un po’ il finale di una recente campagna pubblicitaria di abbigliamento sportivo, ci ammannisce una morale un po’ semplicistica (liberarsi dalla paura, distruggere i simboli del potere e forse anche gli uomini del potere per poter ricominciare) evitando astutamente, sull’onda dell’esaltazione finale, di dare una risposta alle domande più complesse proprio su quel groviglio di legittima rivolta e (ir)ragionevole vendetta su cui è fondato l’intero racconto.

Autore: Laura Cotta Ramosino

Details of Movie

Titolo Originale V for Vendetta
Paese USA
Etichetta
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