UNITED 93

Del film "Tora! Tora! Tora!" del 1970  veniva raccontato con dovizia di particolari come l'abile piano di attacco dell'ammiraglio Yamamoto, tutto giocato sul fattore sorpresa, riuscisse a assestare un duro colpo alla potente macchina da guerra americana. Con la spietata sincerità che contraddistingue tanto cinema (e giornalismo) americano, ci veniva presentata la incredibile sequenza di lentezze burocratiche, negligenze e valutazioni superficiali che portarono al pieno successo dell'attacco giapponese alla base militare di  Pearl Harbour nel giugno del '42.

Valori Educativi



Un gruppo di passeggeri coinvolto in una trama più grande di loro, trova l’orgoglio per un riscatto finale

Pubblico

14+

Per l’alta drammaticità delle scene

Giudizio Artistico



Il film costituisce una buona testimonianza dei fatti accaduti ma l'approccio è troppo documentaristico e impersonale

Cast & Crew

Our Review

In United 93, del regista e sceneggiatore inglese Paul Greengrass, buona metà del film è vissuta all'interno delle torri di controllo dei principali aeroporti coinvolti, nei centro operativi della FAA (Federal Aviation Administration) e in quello militare del NORAD.

Non è per pura ammirazione per la tecnologia che il regista ci fa partecipare alla decifrazione di quei simboli (uno per ogni aereo in volo) che appaiono in centinaia di monitor in queste sale affollate e che consentono di far volare senza incidenti in media 5.000 aerei  contemporaneamente nei cieli degli Stati Uniti.

Il vero shock del film sta proprio nel contrasto fra  l' "homo rationalis" che non si emoziona, che parla in termini professionali di "probabile dirottamento" e che attiva le procedure standard (individuazione di un'anomalia, segnalazione al superiore, individuazione di una controprova di controllo, richiesta di autorizzazione su come procedere ai gradi superiori,…) e la disarmante semplicità di uomini dotati di un semplice coltellino che, guidati da una strategia geniale quanto malefica, hanno saputo fare breccia nella fragilità strutturale del mondo occidentale.

Se la FAA si comportò alla fine in modo rigoroso (tutti gli aerei in volo vennero fatti atterrare e vennero chiusi i cieli nazionali a qualunque aereo in arrivo) non altrettanto si può dire delle forze militari: più volte ci vengono mostrati ufficiali che chiedono  insistentemente al telefono di conoscere le regole di ingaggio per ottenere l'autorizzazione ad abbattere gli aerei dirottati, ma il Presidente e il Vicepresidente risultarono in quei momenti irreperibili (si tratta di un vuoto decisionale in stridente contrasto con quanto avvenne nel '62 con la crisi di  Cuba così ben raccontato in Thirteen days – 2000: il presidente Kennedy durante l'embargo, entrò in contatto radio direttamente con alcuni comandanti delle navi coinvolte, per esser sicuro di mantenere il controllo della situazione).

Greengrass ha scelto la soluzione del Docu-fiction per raccontarci il tragico volo United 93 che partito alle 8.42 di quel fatidico 11 settembre da Newark e diretto a S. Francisco, verrà dirottato da 4 terroristi islamici, per dirigerlo verso Washington forse per farlo schiantare sulla Casa Bianca e che precipiterà invece alle 10,03 nella campagna della Pennsylavania. L'aereo era partito con 45 minuti di ritardo: sarà questa la casualità che consentirà ai passeggeri di venir informati via telefono dai loro familiari dell'attacco alle torri gemelle, di renderli pienamente coscienti delle intenzioni dei terroristi  e di decidere un eroico, quanto disperato tentativo di riappropriarsi dell'aereo.

Il film è frutto di una indagine approfondita realizzata sopratutto attraverso le interviste ai familiari dei passeggeri e agli operatori delle torri di controllo (alcuni hanno rappresentato nel film loro stessi). La sceneggiatura innesta molto bene i dati certi (ciò che è accaduto nelle torri di controllo, le registrazioni delle telefonate fatte in volo) con ciò che frutto di ragionevole fantasia (ciò che avvenne in quell'aereo in quell' unica ora di volo): la credibilità è ottenuta attraverso l'impiego della camera a mano e un realistico dialogo  spezzato e spesso concitato. 
Una dichiarazione appassionata di amore, la comunicazione della combinazione della cassetta di sicurezza dove è custodito il testamento, sono tutte telefonate realmente avvenute, mentre la lenta ma progressiva presa di coscienza nei passeggeri sulla ineluttabilità del loro destino è frutto del lavoro dello sceneggiatore-regista.  Il film è volutamente anti-divistico per rispettare in modo paritario tutte le vittime: perfino nei momenti prima della partenza, quando i passeggeri oziano in sala d'attesa ,  il regista non impiega il metodo classico di farli parlare fra loro per farceli conoscere e renderceli più intimi.

Si tratta di una decisione corretta ma che lascia un senso globale di freddezza al film. Greengrass non è nuovo alla tecnica della docu-fiction ma il suo Bloody Sunday – 2002 sull'uccisione di 13 manifestanti inermi  perpetrato dalle truppe inglesi nel '72 nella cittadina  irlandese di Derry innescava un maggior coinvolgimento nello spettatore proprio perchè i personaggi  erano stati meglio approfonditi.

Si può dire che il film fornisce un contributo onesto e professionale alla conoscenza di quel che è accaduto in quell' 11 settembre ma è ancora un piccolo tassello rispetto a quanto è ancora necessario per avere una comprensione approfondita non tanto su ciò che è accaduto ma su ciò che ha portato a quell' evento e che ha marcato così fortemente l'inizio del terzo millennio.

Lo stesso regista mette in rilievo, senza darcene una risposta, quello che è il cuore di tutte le domande: il film inizia con una splendida alba fra i grattacieli di New York. All'interno di una stanza di albergo, quattro giovani si inginocchiano in direzione della Mecca per le preghiere di rito. Sono giovani dalla faccia pulita, pregano Allah con fervore, sono quelli che potremmo definire dei "bravi ragazzi", sicuramente con una buona preparazione scolastica e professionale; non sono dei disperati che non hanno nulla da perdere.
Anche durante il volo, nei momenti più drammatici, continueranno ad invocare Allah perché li aiuti nella loro "santa missione". Il capo dei terroristi, nella sala di attesa dell'aeroporto, quando viene annunciata la partenza del volo, si concede una telefonata personale e dice semplicemente "ti amo". Avrà telefonato alla fidanzata? Avrà dato alla moglie un ultimo saluto? Si tratta di  un tocco di umanità che in questa persona  appare convivere con un profondo atteggiamento religioso, con la determinazione di compiere una missione che comporta la perdita della propria vita, con un odio sviscerato verso gli occidentali che gli consente di tagliar loro la gola senza troppi rimpianti.

Può convivere tutto questo in un essere umano? Perché? Come può accadere? E' questa la domanda che ancora non ha  una risposta cinematografica esauriente se non un primo, abbozzato tentativo in Paradise now .- 2005.

Autore: Franco Olearo

Details of Movie

Titolo Originale UNITED 93
Paese Gran Bretagna/USA
Etichetta
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