Torino, settembre 1980. Emma, laureanda in matematica, lavora alla FIAT e di recente è stata trasferita nell'ufficio dell'ing. Silvio (che in realtà è il suo fidanzato). Una laurea e un matrimonio di prestigio costituiscono un giusto riscatto per il padre, operaio immigrato della prima ora, che ha sempre lavorato pensando solo alla famiglia senza farsi coinvolgere nelle lotte sindacali. Grande quindi è la sua delusione quando scopre che Emma ha deciso di andare a convivere con Sergio, un operaio che partecipa attivamente agli scioperi indetti dal sindacato l'indomani dell'annuncio del licenziamento di 14.000 operai...
La famiglia Kim (padre, madre, una figlia, un figlio) vive di sussidi di disoccupazione, saltuari lavoretti e abita in un umido seminterrato. Il figlio Ki-woo ha però un piano; stampando documenti falsi, riesce a farsi assumere come tutore in inglese dell’adolescente Da-hye, figlia maggiore dell’agiata famiglia Park. La giovane signora Park appare molto alla mano e ingenua e così Ki-woo sviluppa un nuovo piano: con degli stratagemmi riesce a far passare per maestra di disegno sua sorella Ki-jung che può così intrattenere il piccolo e ipercinetico Da-song Park. Infine con metodi truffaldini, riesce a far licenziare l’autista e la domestica tuttofare, per far assumere rispettivamente suo padre e sua madre, senza però mai denunciare i legami di parentela che esistono fra di loro. L’inganno sembra perfetto ma qualcosa di imprevisto accade....
Nel 1949 si concluse la guerra civile cinese con la vittoria del partito comunista e più di un milione di combattenti del Kuomintang furono costretti a rifugiarsi nell’isola di Taiwan spezzando l’unità di migliaia di famiglie. Solo quarant’anni dopo le autorità taiwanesi autorizzarono un solo viaggio all’anno ai suoi ex-combattenti per consentir loro di raggiungere la Cina Continentale per andare a trovare i propri parenti. Ne approfitta Liu Yansheng, ormai vecchio e vedovo, che decide di tornare a Shanghai per rivedere la sua prima moglie Yu-e che fu costretta ad abbandonare quando era incinta, senza aver mai potuto vedere il figlio. La situazione è complessa perché anche Yu-e nel frattempo si è unita con un matrimonio di fatto al soldato comunista Lu, dal quale ha avuto altri due figli…
David ha 24 anni, è un giovane tranquillo senza troppe ambizioni, gestisce l‘affitto di alcuni appartamenti del palazzo in cui vive e ha un impiego saltuario come giardiniere del comune di Parigi. Aiuta sua sorella Sandrine, insegnante di inglese, andando a prendere a scuola la nipotina di 7 anni, Amanda. La vita scorre tranquilla quando in un attentato terroristico, Sandrine viene uccisa. David si trova di fronte a un problema più grande di lui: Amanda ha solo lui come parente più vicino…
Alaska è la discoteca che nasce nel bel mezzo della storia del film, ma è soprattutto l’insegna al neon che emette la stessa luce fredda che illumina la maggior parte delle scene. Protagonisti di questa storia sono Nadine (Astrid Begès Frisbey), una giovane e bella francese di 20 anni, e Fausto (Elio Germano), un italiano che vive a Parigi e lavora come cameriere in un grande albergo. I due si incontrano per caso sulla terrazza dell’hotel e tra loro nasce subito un forte sentimento. Per fare colpo su Nadine, Fausto finisce in prigione per due anni durante i quali non smette di pensare e scrivere a lei. Intanto la giovane ragazza diventa una modella professionista. Uscito dal carcere Fausto ritrova Nadine e va a vivere con lei. I due cominciano una storia d’amore intensa ma ostacolata dal desiderio di lui di migliorare la propria condizione. Le loro vite sembrano dividersi, ma proprio quando Fausto sta per sposare la figlia di un ricco imprenditore, torna in aiuto di Nadine….
Jamie è un giovane che di mestiere fa il rappresentante farmaceutico con spregiudicatezza e intraprendenza ma a tempo pieno si dedica a sedurre ragazze, a volte per suo piacere, a volte per ricavarne un profitto professionale. Maggie è una giovane artista, afflitta precocemente dal morbo di Parkinson. Forse è per questo motivo che accetta con disinvoltura nuove relazioni sessuali: vuole evitare qualsiasi forma di legame duraturo perché sa che il suo stato peggiorerà e non vuole essere di peso a nessuno..
Piombino. Anna e Francesca, amiche inseparabili, sono due adolescentidi quattordici anni che vivono nelle case popolari sullo sfondo delle acciaierie che danno lavoro e disperazione a mezza città. Provengono da situazioni familiari disastrate (una ha in padre in carcere, l’altro è un violento) e in balia di loro stesse finiscono per fare scelte sbagliate o frettolose. Solo Alessio, il fratello di Anna, non disprezza di fare l’operaio nell’acciaieria e non cerca di fuggire da Piombino…
L’occasione per una rievocazione obiettiva degli eventi del 1980 viene persa a vantaggio della nostalgia per una rivoluzione che poteva esserci e non c’è stata
Pubblico
14+
Due coppie di giovani decidono di convivere. E’ necessaria una certa maturità e preparazione per analizzare criticamente quanto ci viene presentato
Giudizio Artistico
Il valore didattico-simbolico assegnato ai protagonisti della vicenda li rende scarsamente reali
L’idea di fondo del film era interessante:raccontare, sopratutto alle nuove generazioni che non l’hanno vissuto direttamente, quel passaggio nodale per la storia del nostro paese che furono i 35 giorni dell’80 che videro un braccio di ferro fa la FIAT, decisa a licenziare fino a 24.000 operai e gli operai che avviarono uno sciopero ad oltranza. I temi in ballo furono tanti: la nostra grande società automobilistica impegnata a superare la sua più grave crisi strutturale; il sospetto che il gesto violento del licenziamento di massa fosse ispirato alla volontà di riacquisire il controllo della fabbrica dopo che negli anni ’70 i sindacati avevano conseguito importanti miglioramenti (ma anche eccessivi livellamenti salariali) del tenore di vita degli operai; il rischio che i gruppi rivoluzionari approfittassero della situazione per innescare una destabilizzazione del paese; la decisa presa di posizione del PCI (la famosa visita di Berlinguer agli scioperanti davanti ai cancelli di Mirafiori) a sostegno dei lavoratori; la sintonia d’intenti fra gli studenti e la classe lavoratrice; la marcia dei 40.000 quadri intermedi, per la prima volta nella nostra storia, per reclamare il ritorno alla normalità; infine il compromesso accettato dalle tre confederazioni ma contestato dalla base e l’inizio, da quel momento, di una tendenza di riflusso che vide un diminuzione progressiva dell’influenza dei sindacati, minor interesse dei giovani verso l’impegno politico per un loro ripiegamento su tematiche individualiste.
La soluzione adottata dalla regista è quella di porsi a cavallo del documentario (molte sequenze sono tratte da filmati d’epoca) e il romanzo popolare, dove le storie private dei componenti di una famiglia operaia vengono travolte dagli eventi esterni. Se il metodo è consueto, adottato con frequenza nelle rievocazioni televisive, la forma scelta è particolare: i protagonisti appaiono scopertamente degli archetipi, dei simboli delle forze in lotta: l’ing. Silvio rappresenta la dirigenza conservatrice; il padre di Emma l’immigrato meridionale di prima generazione, arrivato a Torino per seguire il mito del posto fisso e tendenzialmente crumiro; Sergio, il giovane sindacalista pronto alla rivoluzione; solo Emma, il personaggio meno riuscito, mostra una evoluzione nel suo atteggiamento, frutto più di volubilità che di maturazione, forse simbolo dell’opinione pubblica dell’epoca: passa dalle posizioni conservatrici del padre alle istanze rivoluzionarie del suo amante per poi ripiegare sul compromesso, quando tutto ritorna alla normalità. Il vedere sempre, in filigrana, nella storia privata dei protagonisti, un simbolo sotteso, costituisce la parte più debole del film, sopratutto se la confrontiamo con altri ritratti di operai “veri” come nei film di Ken Loach. Gli attori, tutti bravi “in potenza” sono costretti a volte ad alcuni passaggi difficili da comprendere (come fa Emma, innamorata del suo fidanzato, con una relazione che non denota alcun segno di crisi, a diventare in poco tempo l’amante di Sergio? Come fa Antonio, l’amico di Sergio, tossicodipendente e gravemente depresso, appena riesce ad avere una relazione sentimentale, a recuperare una vita normale fino a desiderare di avere 1000 bambini?).
Il ripercorrere quegli eventi a distanza di più di 25 anni poteva essere l’occasione per una loro ricostruzione serena ed obiettiva; al contrario il film (sintomatiche sono le didascalie finali) non nasconde il suo rammarico per una rivoluzione mancata, rei quei 40.000 pantofolai, amanti della vita tranquilla che manifestarono per il ritorno alla normalità facendo il gioco dei padroni. Naturalmente la storia vera è più complessa: se all’annuncio del licenziamento dei 14.000 operai si era generata verso di loro un’ampia solidarietà non solo da parte della città di Torino, ma dell’intero paese, la decisione di continuare a bloccare i cancelli anche quando la FIAT aveva annullato i licenziamenti a favore di una cassa integrazione a rotazione per 23.000 operai (decisione contrastata anche all’interno del sindacato, come racconta Piero Fassino nel suo libro di memorie: Per passione) aveva innescato una progressiva perdita di consenso. Una frase ambigua detta da Berlinguer davanti ai cancelli della FIAT era inoltre rimbalzata sui giornali del paese come volontà del PCI di sostenere i lavoratori anche in caso di occupazione delle fabbriche e aveva contribuito al determinarsi, in una Italia ancora sotto scacco dalle azioni delle Brigate Rosse e dalle turbative dei movimenti extraparlantari, una controreazione che spinse la maggioranza silenziosa a scendere in piazza.
Ultima annotazione antistorica: il racconto di Emma che va a convivere con Sergio è poco realistica se riferita in particolare a una solida famiglia dell’epoca di origine meridionale; agli inizi degli anni ’80 la famiglia non era ancora sotto la pressione di forze disgregatrici come lo è oggi.
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