ROBIN HOOD

2010131\'10+  

Robin Longstride combatte come arciere al seguito di Riccardo Cuor di Leone che, dopo anni di crociate e prigionia, sta tornando in un’Inghilterra impoverita dalle sue guerre. Quando il re muore, Robin e alcuni suoi compagni tornano in patria, portando con sé la corona che passerà a Giovanni, principe inetto ma presuntuoso che non si accorge dei maneggi di Godfrey, suo amico d’infanzia che complotta con i francesi. Intanto Robin, insieme ai suoi “allegri compagni” va a Nottingham per riconsegnare una spada che forse ha a che fare con i ricordi confusi del suo passato. Qui incontra Lady Marion, che ha dovuto industriarsi per mantenere la proprietà del marito lontano, e Walter Loxley, suo suocero, che svelerà a Robin la verità su suo padre e lo spingerà a lottare per la giustizia.

Valori Educativi



Un arciere furbo che si accontenta di vivere di piccoli imbrogli trova la sua realizzazione nel difendere la città di Sherwood da spietati predatori

Pubblico

10+

Qualche violenza in battaglia ma sensa dettagli cruenti

Giudizio Artistico



La predominanza data ai conflitti socio-politici rispetto a quelli personali e interiori determina una certa debolezza del film che, pur reso indubbiamente coinvolgente da un’originale e shakespeariana storia d’amore così come da straordinarie scene di battaglia non riesce ad articolarsi con un climax realmente soddisfacente.

Cast & Crew

Our Review

Raccontare l’uomo prima della leggenda rievocando un passaggio storico particolarmente denso di implicazioni e risonanze epiche.

A metà strada tra Braveheart  e Il Gladiatore, Ridley Scott – un regista a volte troppo intelligente per il suo stesso bene…- con la storia dell’arciere di Sherwood in versione 2010 ha l’ambizione di dare un affresco storico degli anni che porteranno alla firma della Magna Charta, primo atto che pone un limite al potere del sovrano costringendolo a riconoscere alcuni minimi diritti ai suoi sudditi. Poco importa che all’epoca si trattasse di tutelare i privilegi di pochi nobili e non di promuovere la democrazia (come qui sembra immaginare il visionario padre di Robin e ripetere lui alle folle con eloquenza da condottiero), l’importante, sostengono un po’ sbrigativamente gli autori, è stabilire il principio…
Tanto carico di “pensiero” fa sì che, pure grazie al carisma del solito Russell Crowe l’eroe resta centrale, molte sono le figure che si contendono l’attenzione del pubblico, si moltiplicano le linee narrative e i conflitti  con il risultato che la pellicola non ha quella potente e univoca direzione che ci si aspetterebbe da un kolossal storico di questo genere e finisce per trascurare alcuni snodi narrativi dei protagonisti (Robin e Marion) a favore dell’intreccio politico-sociale.

Grazer, Scott e Crowe (qui anche produttore), hanno dato mandato a Brian Helgeland (già sceneggiatore del complesso L.A. Confidential) di soffermarsi sulle psicologie affascinanti e contraddittorie di Riccardo Cuor di Leone e Giovanni. Così mentre il primo è dipinto come un monarca “condannato” a fare il coraggioso condottiero, insofferente all’adulazione, consapevole dei suoi “peccati”, ma incapace di riconoscerli fino in fondo, l’altro è tratteggiato per certi versi copia sbiadita del Commodo del Gladiatore. Intorno a loro si muovono altri personaggi di rilievo: il consigliere Guglielmo (William Hurt) e la regina Eleonora, mentre viene snobbato il cattivo per eccellenza, lo sceriffo di Nottingham, affidando alla sola bravura di Mark Strong una vera e propria caratterizzazione del villain di turno, nemico del Paese prima che del protagonista.

Ed è forse proprio la predominanza data ai conflitti socio-politici (alcuni raccontati anche in termini non proprio storicamente accurati) rispetto a quelli personali e interiori la ragione di una certa debolezza del film che, pur reso indubbiamente coinvolgente da un’originale e shakespeariana storia d’amore così come da straordinarie scene di battaglia (compreso uno sbarco in stile D-Day…),  non riesce ad articolarsi con un climax realmente soddisfacente.

Non aiuta il fatto che alcuni snodi (l’alleanza finale con i fuorilegge del bosco – nella versione di Scott orfani della guerra ridotti a vivere di espedienti – ma anche la ricostruzione del passato di Robin tra la morte del padre e quando lo vediamo al seguito di Riccardo) siano saltati al montaggio finale (ne resta traccia nelle parole degli autori), contribuendo a sbilanciare l’insieme nel senso del racconto collettivo.

Tra l’altro spiazza e delude una chiusura che, tra il voltafaccia di re Giovanni e l’inizio della latitanza dell’eroe, potrebbe sembrare il gancio di un sequel.  Ora che Robin è finalmente il fuorilegge della foresta comincerà a fare a tempo pieno quello per cui tutti noi lo conosciamo?! Se pure l’idea degli autori era di evitare di ripetere quanto visto molte volte sullo schermo, questo non basta ad eliminare la sensazione di trovarsi di fronte a un’occasione in parte mancata.

Sarebbe stato interessante dare più spazio all’approfondimento del tema del legame padre-figlio, non semplicemente in termini di memoria da recuperare, ma di riconciliazione profonda e vera, che qui viene letta nel rapporto tra Robin e Walter Loxley (Max Von Sydow), ma lascia fuori di fatto il racconto di ciò che ha fatto del protagonista quello che è dopo la morte del padre sognatore…

Molto più convincente, seppur essenziale, la dinamica del rapporto tra Robin e Marion, messi in scena nel rispetto dell’età anagrafica degli interpreti e così giocati su una chiave di malinconico romanticismo non privo di ironia, in cui stona un po’ il finale irenico ed “ecologista” che li lega, di fatto, ai non-personaggi degli orfani delinquenti della foresta.

Autore: Luisa Cotta Ramosino

Details of Movie

Titolo Originale Robin Hood
Paese USA/Gran Bretagna
Etichetta
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