HAZZARD

Tornano i cugini Duke a cavallo della mitica “Generale Lee”, e con loro rivive il variopinto mondo della contea di Hazzard: le barzellette di zio Jesse, i sexy pants della cugina Daisy, e naturalmente  i piani malvagi di Boss Hogg da sventare…

Valori Educativi



L’atteggiamento sessuale dei due giovani è alquanto disinvolto

Pubblico

14+

Qualche volgarità verbale, riferimenti sessuali

Giudizio Artistico



La storia è prevedibile, i personaggi stilizzati, le gag a grana grossa. Una fredda operazione commerciale per rivivere un vecchio successo televisivo

Cast & Crew

Our Review

Rivendere vecchi successi televisivi in formato blockbuster è una tendenza dominante a Hollywood, come dimostrano i più o meno recenti Charlie’s Angels e Starsky e Hutch. Ma la sensazione è che il recupero dell’immaginario tv anni Settanta-Ottanta sia una facile “esca” per attirare il pubblico verso prodotti di rapida confezione, inevitabilmente mediocri. E di fronte a un film come Hazzard il dubbio diventa certezza.

La storia è elementare: i cugini Dukes, supportati dallo storico clan composto da zio Jesse e cugina Daisy, sventano i diabolici progetti di Boss Hogg, uomo d’affari senza scrupoli che vorrebbe trasformare la contea di Hazzard in un’enorme cava di carbone.

Per distogliere la gente di Hazzard dalle sue losche manovre, Boss Hogg organizza una gara automobilistica con tanto di guest star, proprio il giorno in cui in tribunale si svolgerà la votazione che potrebbe impedirgli di impossessarsi dei terreni della contea.

Il piano è astuto, ma Boss (e con lui gli sceneggiatori) commette l’errore di svelarlo troppo presto ai cugini Duke, che non si fanno certo pregare per partire alla riscossa, in sella alla fedele Generale Lee.

Il resto è presto detto: interminabili inseguimenti in auto, esplosioni roboanti in stile action movie e ancheggiamenti di Daisy a beneficio di uomini sbavanti.

Difficile che gli amanti della serie escano soddisfatti dalla sala: un vero fan delle avventure dei cugini Duke non potrà che sconfessare le semplificazioni, l’involgarimento e i continui tradimenti all’originale operati dall’esilissima sceneggiatura di Jonathan Davis e Jay Chandrasekhar. La cui colpa maggiore, al di là della risibilità della trama, è l’impoverimento nella caratterizzazione dei personaggi, che a volte diventa stravolgimento puro. A partire dai protagonisti, ridotti a due ragazzoni vitaminici e incontinenti: se i Bo e Duke televisivi erano delle “simpatiche canaglie”, per cui era naturale fare il tifo, i loro cloni cinematografici sono un playboy senza carisma (Luke) e un minus habens (Bo)!

Sulla caratterizzazione sciatta dei protagonisti pesa, poi, l’interpretazione poco espressiva di Seann William Scott e Johnny Knoxville, volti pressoché sconosciuti al pubblico italiano. Anche la scelta di Burt Reynolds per il ruolo di Boss Hogg non gioca a favore del personaggio: persa la sua inconfondibile shilouette extra large, perse le sue ossessioni e piccole manie, Boss Hogg perde anche molta della sua carica comica, e finisce per appiattirsi sul classico profilo del cattivone di ordinanza. Strizzata negli shorts di Daisy, Jessica Simpson regala ammiccamenti da ninfetta e generosa esibizione di curve, ma mai il carattere combattivo della “cugina” televisiva.

Se i nostalgici della serie si strapperanno le vesti di fronte a tanto scempio, il resto del pubblico probabilmente sbadiglierà.

La storia, come si è detto, è prevedibile, i personaggi stilizzati, le gag a grana grossa:  un susseguirsi di scazzottate e inseguimenti, senza calore. Non c’è nemmeno traccia di uno sforzo re-interpretativo: Charlies’s Angels aggiornava il mito del trio di super-donne al terzo millennio, Starsky e Hutch era un prodotto filologicamente ineccepibile per la perfetta ricostruzione dell’estetica anni 70, e molto accurato nello studio dei personaggi (diversi dagli originali tv, ma ripensati secondo precisi criteri drammaturgici). E questo Hazzard? Non lo si può definire né un remake filologico, né una rivisitazione in chiave attualizzante, neppure un omaggio veramente “sentito” alla serie tv.

Quello che pesa, insomma, è l’evidente mancanza, nei produttori, di voglia di spendere tempo ed energie sul progetto: il risultato è una fredda operazione commerciale, confezionata sui presunti bisogni del mercato. Se l’intento era di stimolare il rimpianto del mondo semplice e ruspante della contea, il film fallisce proprio perché non riesce a riprodurre genuinamente quello spirito.

In America, comunque, il richiamo nostalgico è bastato a sbancare il botteghino…

Autore: Franco Olearo

Details of Movie

Titolo Originale The Dukes of Hazzard
Paese USA
Etichetta
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