NOMADLAND

2021107 min10+  

La crisi del 2008 ha portato tante persone a vivere di nomadismo cercando lavoro dove capita. Fra loro c’è anche Stern, una donna che ha perso il marito. Un viaggio alla ricerca di ciò che è essenziale per vivere, nella materia come nello spirito. Su Disney+

Fern, dopo la chiusura della fabbrica in cui lavorava e dopo la perdita del marito a seguito di una lunga malattia, parte con il suo van (che chiama Avangard) per vivere da nomade fra le pianure e i deserti più sperduti d’America. Per qualche breve periodo lavora, poi riparte per esplorare nuovi luoghi e conoscere nuove persone, le loro storie, i loro sogni.


Valori Educativi



Persone ferite negli affetti o colpiti da una sorte avversa cercano di aiutarsi a vicenda e fare comunità

Pubblico

10+

Una storia un po’ triste non adatta ai più piccoli

Giudizio Artistico



Un poderosa Frances McDormand (al suo terzo Oscar) guida la storia ma la regista e sceneggiatrice Chloé Zhao ha saputo costruire panorami, incontri, eventi in perfetta assonanza con i suoi gesti discreti, con la sua trattenuta maliconia, uno spleen che pervade tutta la narrazione

Cast & Crew

Our Review

Frances McDormand in the film NOMADLAND. Photo Courtesy of Searchlight Pictures. © 2020 20th Century Studios All Rights Reserved

“I’m not homeless, I’m houseless” (si potrebbe tradurre “non sono una senza tetto, sono senza casa”): una battuta che in italiano perde la sottile sfumatura che la lingua inglese riesce a dare nel distinguere home (la casa intesa come luogo degli affetti e delle relazioni familiari) da house (la casa come edificio in muratura), ma che nel film è di fondamentale importanza. Il lungo viaggio della protagonista, infatti, è segnato proprio di incontri con numerose persone e con le loro storie. Un viaggio su strada che diventa metafora della vita: non esistono addii per sempre… ci vediamo lungo la strada si sente dire Fern da Bob, un uomo che come lei ha fatto del nomadismo la sua vita e ha radunato attorno a sé molte persone che hanno fatto la sua stessa scelta.

Un film meritatamente pluripremiato: tre Oscar (miglior film, miglio regia, miglior attrice protagonista), Leone d’Oro al Festival di Venezia (miglior film), due Golden Globe (miglior regia e miglior film drammatico) solo per citare i più famosi.

Basato sul libro reportage della giornalista Jessica Bruder, lo stile di regia è quasi documentaristico. Se la protagonista, la bravissima Frances McDormand (che con questo film si aggiudica il suo terzo premio Oscar), è un’attrice professionista, molte delle persone da lei incontrate invece sono dei veri “nomadi” statunitensi. Non è stata una scelta la loro, ma le circostanze della grande recessione del 2008 li ha costretti a questa vita: qualche sporadico lavoretto per mettere da parte qualcosa, un van che diventa una casa con poche cose essenziali, le intemperie che possono essere un serio problema di sopravvivenza, i guasti tecnici che mettono seriamente in crisi l’esito degli spostamenti.

Una vita dura che porta a dissimulare i propri sentimenti: significativo come in pochissime situazioni venga mostrata la commozione di un saluto o l’emozione nel raccontare la propria storia. Un’apparente serenità campeggia sempre sui volti dei personaggi, quasi a non voler mostrare la tanta sofferenza del cuore.

I numerosi primi (o primissimi) piani e i dialoghi commossi danno allo spettatore un grande senso di partecipazione alle storie che si sentono raccontare: vite di persone che hanno visto infrangersi il loro sogno americano e che hanno fatto dei van le loro case e delle vaste pianure i loro luoghi d’incontro e di condivisione.

Non solo la regista e la protagonista, ma anche la maggior parte delle persone di cui conosciamo la storia sono donne: sole, con esistenze complesse e cariche di sofferenza, ma resilienti, belle non perché particolarmente attraenti ma perché ricche di una femminilità e di un’interiorità che emergono in ogni loro azione e in ogni loro dialogo.

Anche il tema della morte trova ampio spazio nel racconto: trattato sempre con grandissima delicatezza, pur nella sua drammaticità. Persone care morte nel passato: Bo (il marito di Fern), il figlio di Bob Wells, la moglie di Dave… ma anche il pensiero che la propria morte sarà l’occasione per continuare il proprio viaggio e incontrare di nuovo le persone salutate lungo la strada.

Fotografia e colonna sonora elevano ulteriormente la qualità pellicola. I paesaggi e un commento musicale sempre discreto permettono di apprezzare ancora di più le vicende narrate: numerose le panoramiche delle pianure statunitensi in momenti particolari della giornata, con colori vivaci e luminosi. Interessante la scelta di mettere orizzonti sempre interrotti: catene montuose, foreste, … “ostacoli” che chiudono la visuale. Uno sguardo che è sempre limitato, che non può abbracciare tutto. Forse, un po’ come le decisioni della protagonista: il desiderio di mantenere la propria indipendenza e libertà, l’abbracciare come stile di vita quella che inizialmente è stata una scelta obbligata, la portano presto a fare i conti con i limiti stessi di questo stile di vita. Per poter restare quello che è, paradossalmente, deve rinunciare a tutto, anche a degli affetti (la proposta che la sorella le fa di vivere in casa sua, la proposta di Dave, un altro nomade che desidera tornare a piantare radici e rifarsi una vita insieme con lei).

Autore: Francesco Marini

Details of Movie

Etichetta
Paese  USA
Tipologia
Titolo Originale Nomadland
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