MISTERI DELLA FEDE

Nella presentazione della serie tv leggiamo: «Con un accesso senza precedenti ai luoghi sacri di tutto il mondo, “Misteri della Fede” esplora i segreti dei tesori più leggendari della cristianità». Con questo ci aspettavamo di vedere qualcosa di inedito ma l’attesa – che ci ha tenuti legati allo schermo – alla fine, oltre a non essere premiata, è stata delusa.

In questi primi quattro episodi si presentano, in un modo neanche troppo logico oltre che confusionario (qualcosa che è presentato nelle prime due puntate è poi ripreso nell’ultima) alcune delle reliquie che fanno parte del mondo cattolico (neanche tra le più importanti, anche se tra di esse, se ne segnalano di eccellenti): Santo Graal, corona di spine, Volto santo di Manoppello, frammenti della Santa Croce, camicia insanguinata del Beato Rosario Angelo Livatino.

Nel Catechismo della Chiesa Cattolica, al n° 1674, leggiamo quanto segue: «Oltre che della liturgia dei sacramenti e dei sacramentali, la catechesi deve tener conto delle forme della pietà dei fedeli e della religiosità popolare. Il senso religioso del popolo cristiano, in ogni tempo, ha trovato la sua espressione nelle varie forme di pietà che accompagnano la vita sacramentale della Chiesa, quali la venerazione delle reliquie, le visite ai santuari, i pellegrinaggi, le processioni, la “via crucis”, le danze religiose, il Rosario, le medaglie, ecc.». Certamente l’attesa serie Netflix non aveva in animo di essere una catechesi, ma ciò non toglie che manca del tutto dei caratteri di scientificità che ci saremmo aspettati da un documentario.

C’è un’approssimazione terminologica (confonde fede, mistero, storia, leggenda oltre ad altri concetti sparsi nel corso del racconto), poca esattezza nei fatti (riporta errori: ad esempio, per il ritrovamento delle reliquie della Santa Croce da parte di Sant’Elena a Gerusalemme, si racconta che per attestarne l’autenticità si usò un cadavere, mentre, si trattò di malati), incapacità di presentare un contraddittorio a tesi universalmente riconosciute come errate (la prova del Carbonio 14 per la datazione della Sacra Sindone da tutti, oggi, è scartata avendo, il sacro lino, subito contaminazioni dagli incendi a cui è stato esposto e le cui tracce sono chiaramente a tutti visibili).

A questi elementi aggiungiamo la confusione in merito alla presentazione di più reliquie per la stessa realtà. Nel caso del Santo Graal non si dice, da ultimo, che con le visite dei Papi San Giovanni Paolo II e Benedetto XVI alla cattedrale di Valencia, in Spagna (dove hanno anche celebrato Messa usando tale insigne reliquia) la Chiesa ha dato una chiara indicazione su quale fosse ritenuta autentica a dispetto delle altre, oltre, poi, a smontare del tutto la veridicità di alcune reliquie come succede per il Volto di Manoppello (presentato senza contraddittorio alcuno) e la già citata Sacra Sindone, che è stata venerata dagli stessi Papi sopra menzionati e da Papa Francesco.

Probabilmente, l’unico elemento positivo che possiamo accogliere è l’aver mostrato la fede dei semplici, dei piccoli, presentata attraverso testimonianze raccolte nel corso della serie: lo accettiamo come punto positivo perché oggi è sempre più spesso messa al bando ogni manifestazione religiosa (pensiamo, ad esempio, alle processioni visibili nella serie tv), ma ne constatiamo il chiaro sbilanciamento a favore di devozionismo, misticismo se non addirittura – come nell’abitudine di portare il crocifisso al collo – di superstizione, in quanto il crocifisso è ridotto ad un amuleto portafortuna.

Non vi è dubbio che ci si aspettava qualcosa di molto più serio e scientifico, magari accompagnato da una consulenza teologica probabilmente mancante: la stessa presentazione fatta da alcuni membri del clero intervistati, sembra essere strumentalizzata ai fini della serie al punto che si parla di “Vaticano” quasi fosse una organizzazione mirante a diffondere cialtronerie e falsi storici, senza minimamente aiutare lo spettatore a comprendere come la stessa scienza archeologica sia alquanto moderna e, quindi, assai povera in documenti miranti a conservare la memoria storiografica di oggetti o realtà che hanno accompagnato per secoli la vita dei fedeli.

Infine, sottolineiamo l’eccessivo (esagerato) rimando al concetto di “leggenda” per spiegare origine e devozione alle reliquie. Ci sembra davvero ingeneroso e ci lascia alquanto perplessi il ricorso a questa categoria concettuale che, di fatto, si scontra con le testimonianze storico-architettoniche che ancora oggi sono la più eccellente manifestazione di qualcosa che difficilmente potrebbe considerarsi originato da una favola.