LITTLE MISS SUNSHINE (Braga)

La famiglia Hoover è decisamente insolita: il padre Richard propaganda un metodo tutto suo per avere successo nella vita  ma è il primo a non sfondare. Il figlio adolescente Dwayne, patito di Nietsche, ha deciso  di non parlare più finché non gli verrà concesso di entrare in aeronautica; la piccola e spiritata Olive sogna di partecipare al concorso di Miss California; il nonno sniffa coca nelle toilette e si alimenta di riviste pornografiche;  la madre Sheryl è  la roccia della famiglia,  mentre suo fratello ha appena tentato di suicidarsi.   Questa scombinata famiglia decide di partire su di uno vecchio pulmino Volkswagen per raggiungere Redondo Beach dove la piccola Olive parteciperà al concorso di bellezza....

Valori Educativi



Alternativa debolissima ad una società consumistica: per tirare avanti a testa alta basta un po’ di affetto in famiglia, fuggire le ansie da primato, convincersi che non è arrivare ciò che conta, ma la spontaneità.

Pubblico

14+

Turpiloquio e volgarità da parte del nonno, che sniffa coca e guarda riviste pornografiche

Giudizio Artistico



Regia e scrittura danno ritmo al film

Cast & Crew

Our Review

Manda al diavolo tutto e fai quello che vuoi. È questo il messaggio di una commedia dai toni dolci e amarissimi, ispirata ad idee progressiste quasi anarchiche.

Olive Hoover, 7 anni, bimba simpatica e occhialuta, affascinata dalla premiazione in Tv di Miss America, sogna, con ingenuità e purezza infantili, una corona da reginetta. Una telefonata la informa che, contro ogni previsione, è stata ammessa alla finalissima per un concorso di bellezza organizzato per le sue pari età in California. La trasferta da Albuquerque a Hollywood su di un malmesso pulmino Volkswagen darà alla derelitta famiglia di Olive occasione per riscattarsi. Gli Hoover torneranno a volersi bene, avendo imparato che bisogna fare solo quello che piace, in barba ad un sistema che ama chi vince e disprezza tutti gli altri.

Il gruppo di famiglia in trasferta è una cernita di personaggi falliti.

Richard, il padre di Olivia, è un inascoltato life coach, che in classi deserte insegna “i 9 passi” per avere successo. Il suo personaggio, simbolo di chi ottusamente crede nel sistema, aggancerà lo spettatore in un liberatorio percorso di disillusione.

Dwayne, il fratello di Olivia, è un teen ager dissociato che sogna di entrare in aeronautica. Da mesi non parla con nessuno, indossa una maglietta con la scritta “Gesù si sbagliava”, legge Nietzsche e nutre fantasie nichilistiche. Scisso tra superomismo e ribellismo, capirà che essere sé stessi è ciò che conta di più.

Al contrario di questi due personaggi, lo zio Frank, un intellettuale scampato al suicidio, era sulla retta via e si è smarrito. Persa la palma di massimo esperto di Proust, innamorato di un allievo che lo l’ha tradito con un rivale accademico, si è tagliato le vene. Rappresenta l’omosessuale che deve ritrovare il suo punto di vista privilegiato, la giusta distanza dalle malie del sistema.

È però il nonno l’autentico depositario dei valori. Inguaribile libertario e libertino, tossicodipendente e pornomane, vuole un gran bene alla nipote Olive. A sorpresa, egli aiuterà nel finale il ravvedimento collettivo.

Completa il gruppo mamma Sheryl. Partecipe delle disavventure dei familiari, è portatrice di speranza e tiene insieme il gruppo.  Il suo personaggio coinvolge lo spettatore nella preoccupazione per le sorti degli Hoover che, prima del viaggio, litigano tra loro e sembrano andare ciascuno per la sua deriva.

Regia e scrittura danno ritmo al film. Momenti di dramma acuto, con esistenze che hanno perso il bandolo, punteggiano il precipitare tragicomico degli eventi, fino alla conclusiva messa a soqquadro di un mondo falso e crudele. Una sarabanda che, complice il crescendo della musica, ha il respiro della rincorsa verso l’emancipazione.

A dispetto della forma da buon film indipendente, la pellicola veicola un messaggio molto poco costruttivo. Presi a bersaglio gli eccessi dell’America consumista, schiava dell’immagine, della televisione, dell’ascesa sociale, gli autori offrono un’alternativa debolissima, spacciandola come ricetta per ottenere quel minimo di felicità che la vita, comunque crudele, permette. Per tirare avanti a testa alta basta un po’ di affetto in famiglia, fuggire le ansie da primato, convincersi che non è arrivare ciò che conta, ma la spontaneità.    

Il film attacca un sistema che conosce solo le categorie di vincente e perdente e umilia due volte i derelitti, prima rendendoli tali, poi illudendoli con lustrini e miraggi di scalata sociale. La critica culmina nella perversa passerella delle piccole candidate Miss che si esibiscono truccate da adulte davanti ai fieri genitori. Gente snaturata di fronte alla quale far saltare gli schemi, affermare il proprio io ed essere ognuno come gli va appaiono una soluzione virtuosa. D’altra parte, come osserva zio Frank sulla scia di Proust, quello che sei lo devi non alla felicità, ma alle numerose infelicità che hai vissuto: tanto vale, dunque, rassegnarsi a questo mondaccio, addolcendolo con la tolleranza per il prossimo e per se stessi.

All’America senza mezze misure (o hai successo o non sei nessuno) si oppone un’alternativa altrettanto drastica – o sei un degenere indottrinato dal sistema, o sei in pace con te stesso perché ti sei rassegnato all’assenza di risposte –. In questo radicalismo sta la pecca del film, che omette di rappresentare la normalità, lasciando il vuoto tra la sincera stramberia degli Hoover e l’ipocrisia competitiva di tutti gli altri.  

Autore: Paolo Braga

Details of Movie

Titolo Originale Little Miss Sunshine
Paese USA
Etichetta
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