LA TIGRE E LA NEVE

2005118'Tutti  

Attilio (Roberto Benigni) è un poeta; insegna all'università e ha un sogno ricorrente: sposarsi con Vittoria (Nicoletta Braschi) , la donna che ama anche se non corrisposto. Vittoria va in Irak  ( la seconda Guerra del Golfo è alle porte) per intervistare Fuad (Jean Reno),un famoso poeta . Quando Attilio viene a sapere che lei si trova in un ospedale di Bagdad gravemente ferita, riesce a raggiungerla superando mille difficoltà e a trovare le medicine che consentiranno di farla uscire dal coma. Ma sul più bello  Attilio viene  imprigionato per errore dagli americani e Vittoria non sa chi è stato il suo salvatore..

Valori Educativi



Benigni ci insegna la "follia dell'amore" che supera ogni ostacolo, che alimenta la speranza oltre ogni speranza, che rende teneri i cuori più induriti

Pubblico

Tutti

Giudizio Artistico



Sceneggiatura incalzante e piena di poesia. La regia, semplice e discreta, si concentra sopratutto sul personaggio di Attilio e mostra alcune lentezze nella parte centrale.

Cast & Crew

Our Review

.. Roberto Benigni, è stato osservato da più critici, assomiglia sempre di più al grande Charlie Chaplin. Gli assomiglia per via di quel personaggio un po' clownesco dalla strana andatura e i vestiti fuori misura, gli assomiglia per la capacità di mescolare la comicità con il dramma. Ma le assonanze  finiscono qui.
 Charlot è  un vagabondo che vive ai bordi della legalità in  una società affarista ed egoista, di cui ne critica  debolezze e  iniquità. L'Attilio-Benigni non polemizza invece con nessuno ma si trova anch'esso fuori della società e della logica del mondo, semplicemente perché è un poeta e crede nell'amore. Mai come nei film precedenti, Benigni utilizza la maschera del comico per trasmettere un messaggio così esplicito.
In questa prospettiva La vita è bella (1997, tre premi Oscar nel 1999) ci appare quasi una prova generale di come una tragedia di portata universale (il genocidio degli ebrei) possa semplicemente venir stravolta, quasi sminuita se vista da una prospettiva superiore, il quel caso la bellezza della vita. Ma se ne la vita è bella il gioco poteva essere più facile perché i giudizi su quel periodo storico sono ormai consolidati,  qui Benigni ha osato di più, infilandosi in mezzo alle polemiche ancora calde sulla  guerra in Irak per trasfigurarla, questa volta in nome dell'amore e della poesia (tanti secoli fa, un altro personaggio, S. Francesco, aveva fatto lo stesso percorso verso l'oriente per farsi ricevere dal terribile Saladino, con nessuna altra  arma che la Buona Novella…).
Il ra Attilio   e il poeta Fuad davanti alla volta stellata di Bagdad che "perfino Allah scende talvolta sulla terra per poterla contemplare dal basso", ora sconvolta dalle scie dei razzi e delle bombe) ma è un pacifismo che non genera rancori verso nessuno: irakeni e americani ci appaiono nella loro tranquilla umanità,  a volte spaventati, sempre gentili con gli altri, mai in preda all'odio o a spirito di vendetta.

L'amore di Attilio per Vittoria costituisce la sua energia vitale, la sua ragion d'essere come uomo e poeta. Di fronte a una situazione di coma che appare irreversibile  in un ospedale senza più medicine, Attilio semplicemente ignora la realtà per come appare, la vede come la vede la sua speranza e  tenta tutto ciò che c'è da tentare;  perché senza di  lei  niente avrebbe più senso. Come non avrebbe più senso "tutta questa messa in scena del mondo che gira; portate via tutto, schiodate tutto, arrotolate il cielo, caricatelo su un camion con rimorchio. Spegnete la luce bellissima del sole, che mi piace tanto. Sai perché mi piace tanto? Perché mi piace  lei illuminata dalla luce del sole. Portate via l'aria, la sabbia, il vento, i cocomeri che maturano al sole, la grandine, il pomeriggio, maggio, giugno, luglio, il basilico, il mare, le zucchine…".
Quando il dottore irakeno gli conferma che tutto ciò che era umanamente fattibile è stato fatto per salvare Vittoria e che non resta che altro che pregare Allah, Attilio si inginocchia, chiede scusa ad Allah di saper parlare solo italiano, di conoscere solo il Padre Nostro e  si mette a recitarlo lì, accanto al letto di Vittoria. Solo Benigni poteva cinematograficamente sintetizzare, senza che per questo gli possano venir attribuiti messaggi di sincretismo che non ci sono, la necessità della preghiera, l'esistenza di un Dio che unisce tutti gli uomini e che supera i conflitti religiosi.

Un'altro messaggio universale che l'autore ci vuole trasmettere è quello della bellezza della poesia, che per lui è un modo di trasfigurare la realtà in base a ciò che si sente dentro: "Innamoratevi, sperperate allegria, trasmettete felicità" – dice ai suoi studenti. In un scena ad alta intensità drammatica Attilio viene fermato a un posto di blocco americano perché  sospettato di trasportare esplosivi. Tutta la tensione si scioglie quando lui dichiara di essere un poeta, semplicemente un poeta in mezzo a una guerra. Anche gli animali rivestono  un ruolo significativo nel film (un pipistrello, un cammello, una tigre, un canguro, due uccellini) ed anche nei loro confronti il linguaggio della poesia  sembra avere la sua efficacia (si  tratta di un altro riferimento a S. Francesco, neanche troppo implicito).

Il film, c'era da aspettarselo, è sorretto interamnete da Benigni e Nicoletta Braschi, forse in modo maggiore che nel passato, appare come sua semplice spalla. Ci sono alcune lentezze nella parte centrale (alcune scene ripetute nell'ospedale irakeno), per fortuna interrotte dai repentini guizzi del nostro clown. Le scenografie sono in parte realistiche e in parte chiaramente ricostruite in studio, molto felliniane con la loro luna dipinta sullo sfondo, ma se Fellini cercava di ricostruire un'atmosfera onirica, qui Benigni ha sopratutto un messaggio da trasmettere e lo trasmette forte e chiaro.

Autore: Franco Olearo

Details of Movie

Titolo Originale LA TIGRE E LA NEVE
Paese Italia
Etichetta
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