LA SOCIETA’ DELLA NEVE
La storia del disastro aereo del volo 571 schiantatosi sulle Ande il 13 ottobre 1972: a bordo 40 passeggeri e 5 membri dell’equipaggio tra cui una squadra di rugby: sopravvissero solo in 16 resistendo alla fame e alle temperature glaciali. Un caso reale di come sia possibile aiutarsi in una situazione di estrema sofferenza. Disponibile su Netflix
uno sperone della montagna, precipita tra la Cordigliera delle Ande, una zona impraticabile e in cui è anche difficilissimo procedere con le ricerche: fino a quel momento, a seguito di incidenti analoghi, non risultavano mai esserci stati dei superstiti. Il gruppo di amici, unito dal comune desiderio di restare in vita, con tutti i mezzi, cerca soluzioni per riuscire a sopravvivere e trovare una via di fuga, mentre, con il passare dei giorni, una parte di loro muore a causa delle ferite subite nel momento del disastro e per il freddo e la mancanza di cibo. Per sopravvivere decidono di nutrirsi con i corpi dei compagni di viaggio morti. Il coraggio e la determinazione di alcuni, aiutati dal sacrificio di tutti, permetteranno di riuscire a contattare i soccorsi dopo un lungo peregrinare tra le montagne del Cile.
Valori Educativi
La capacità di aiutarsi in una situazione di estrema sofferenza. Il cannibalismo (raccapricciante al solo pensiero e loro unica possibilità di salvezza) è moralmente accettabile in questo contesto. La fede come elemento determinante per nutrire la speranza di salvezza.
Pubblico
16+All’inizio e alla fine del film ci sono rapide immagini di nudo integrale maschile. Particolarmente cruento il momento dell’incidente aereo ed alcune situazioni vissute nel corso del film
Giudizio Artistico
Il film, accompagnato da una colonna sonora adatta alla drammaticità degli eventi narrati, appare lento nella sceneggiatura, ma serve per aiutare a riflettere su quanto vissuto dai superstiti e quale sia stato il dolore di coloro, tra i superstiti, che hanno visto la morte in modo particolarmente atroce.
Cast & Crew
Regia
Juan Antonio Bayona
Sceneggiatura
Juan Antonio Bayona
Bernat Vilaplana
Jaime Marques-Olarreaga,
Nicolás Casariego
Our Review
«Vengo da un aereo che è caduto nelle montagne. Sono uruguaiano. Sono dieci giorni che stiamo camminando. Ho un amico ferito. Nell’aereo aspettano 14 persone ferite. Abbiamo bisogno di andarcene velocemente da qui e non sappiamo come. Non abbiamo da mangiare. Siamo debilitati. Quando ci vengono a prendere? Per favore, non possiamo più camminare. Dove siamo?»: queste le parole che uno dei sopravvissuti riesce a scrivere su un pezzetto di carta al primo uomo che incontra dopo aver camminato per 50 km per una decina di giorni tra le montagne innevate delle Ande. E da quel momento il film, fino a quel momento lento nel suo svolgersi, mostra tutta la frenesia per arrivare a salvare gli altri superstiti rimasti in attesa e pieni di speranza nella possibilità che Fernando Parrado e Roberto Canessa riuscissero nell’impresa di arrivare a chiamare i soccorsi. Questo, però, solo nella parte finale di un film che tiene attaccati allo schermo per la tragicità di una situazione al limite del reale.
Il film è un adattamento del libro La società della neve (La sociedad de la nieve) di Pablo Vierci in cui sono proposti i racconti dei 16 sopravvissuti di un incidente aereo del 13 ottobre 1972. Il film ha due precedenti: Alive – Sopravvissuti del 1993 e I sopravvissuti delle Ande del 1976. Si tratta di 45 persone (40 passeggeri e 5 membri dell’equipaggio) precipitate sulla Cordigliera delle Ande e di come cercarono di sopravvivere per 72 giorni (fino al 22 dicembre 1972) senza mangiare e a temperature che arrivavano a 30 gradi sotto lo zero: la maggior parte di loro erano giocatori di rugby dell’Old Christians Club.
Lo spettatore è coinvolto dalla gioia indicibile dei superstiti nel momento in cui arrivano gli elicotteri del salvataggio. E, in questo modo, la lentezza del film – che, in certi momenti, presenta una sceneggiatura apparentemente troppo attenta a marcare il dolore – aiuta a comprendere quale miracolo ricevono i protagonisti, dei ragazzi, che si sono comportati da uomini, che hanno avuto la consapevolezza che tutti, nessuno escluso, era fondamentale per la salvezza di ognuno, sia essi vivi, sia essi morti di stenti, fame e freddo. In tal senso sono particolarmente toccanti le scene in cui si aiutano reciprocamente con un’attenzione delicata a chi stava soffre di più per il gelo e per le ferite causate dal disastro aereo.
Una battaglia per sopravvivere resa possibile dall’aiuto reciproco e che sembra avere il centro della pellicola nel ritrovamento, addosso ad uno dei protagonisti (morto), questa frase del Vangelo di san Giovanni: «non c’è amore più grande di dare la vita per i propri amici» (Gv 15,13). Una frase che si comprende anche alla luce di quell’offrirsi reciprocamente come cibo per permettere agli altri di nutrirsi per evitare la morte. Anche se non appare chiaramente nel film, i racconti dei sopravvissuti testimoniano di come, il gruppo di amici, si fosse accordato nel concedere che gli altri potessero nutrirsi dei rispettivi corpi pur di evitare di morire di stenti.
La voice over di uno dei protagonisti (Numa Turcatti) racconta qualcosa che, in realtà, è solo un balbettare di quanto queste persone siano state capaci di sopportare, aiutandosi, grazie al profondo desiderio di vita.
Si tratta del racconto di un’avventura di risurrezione per coloro che erano considerati morti e che si sentivano morti tra le montagne. E che continueranno a sentirsi «morti come coloro che sono morti».
Il film trasuda di elementi di fede: da quando il pilota morente, rendendosi conto della situazione in cui si trovano, riesce solo a balbettare «che Dio vi accompagni» ai vari momenti in cui i protagonisti pregano con forza sentendo il pericolo avvicinarsi e la disperazione avere la meglio. Solo la certezza di avere un Dio amico che li accompagna e che non li abbandona ha potuto dar loro la forza di non lasciarsi morire.
Ad un certo punto, verso la fine, la voce narrante pone una domanda a chi guarda il film: «Perchè non siamo tornati insieme? Che senso ha?… Datelo voi un senso. Prendetevi cura gli uni degli altri»: un invito a trasformare una tragedia che umanamente è impossibile da razionalizzare in un invito al bene verso ogni forma di vita umana che deve sempre e comunque essere custodita e amata. Il film diventa, così, la testimonianza di come qualcuno riesce a comprendere che c’è un senso a tutto, che c’è una missione da compiere per ognuno, anche se umanamente, per la propria condizione di sofferenza, ci si ritrova ad essere inutili e incapaci di sostegno agli altri.
Ultima curiosità: il film, nell’originale in lingua spagnola, è stato scelto per rappresentare la Spagna agli Oscar del 2024.
Autore: Enzo Vitale
Details of Movie
Paese | Cile Spagna Uruguay |
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Tipologia | Film |
Titolo Originale | La sociedad de la nieve |
Tematiche (generale) | Biografico Da una storia vera |
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