LA SCELTA DI ANNE – L’Événement
Francia, 1963. Anne sta frequentando con profitto l’ultimo anno di liceo. Anche se i genitori sono solo proprietari di un bar di provincia, le stanno pagando il collegio femminile dove lei soggiorna per frequentare il liceo della città più vicina e sa che l’aiuteranno nella sua ambizione di frequentare l’università di Lettere. Un giorno scopre di essere incinta. Durante un week end estivo al mare, aveva conosciuto un ragazzo amante della letteratura come lei, con il quale aveva avuto un incontro in un albergo. Anne è irremovibile nel voler cercare di interrompere la gravidanza ma l’aborto è illegale: i dottori non hanno intenzione di aiutarla, quelle poche amiche (ma anche amici) con cui si confida restano inorridite al pensiero dell’aborto. Lei non ne vuole parlare con i genitori e intanto le settimane passano e un aborto procurato rischia di diventare sempre più pericoloso..
Valori Educativi
La regista e sceneggiatrice Audrey Diwan ha realizzato un film con onestà e cruda adesione alle pagine del libro autobiografico a cui si è aspirato, con tanto realismo da far scattare inevitabilmente pietà nei confronti di quel non-ancora-nato che affronta ogni possibile sevizia. Resta terribile l’atteggiamento della protagonista, chiusa nel suo soggettivo sforzo di “risolvere il problema” senza alcun pentimento, senza un pensiero per quel piccolo che sta crescendo in lei, senza confidarsi con i genitori
Pubblico
18+Scene esplicite di tentativi di aborto procurato in solitudine o con l’aiuto di una fattucchiera, con abbondanza di sangue. Visione del feto espulso. Molte nudità femminili integrali
Giudizio Artistico
L’autrice sembra aderire alle nuove tendenze stilistiche, una sorta di neorealismo espressionista, dove nulla viene risparmiato allo spettatore. Ma è un modo troppo facile per stravolgerlo emotivamente evitando momenti di riflessione. Molto brava la protagonista, Anamaria Vartolomei
Cast & Crew
Anamaria Vartolomei
Regia
Audrey Diwan
Our Review
Il film ha vinto il Leone d’Oro al Festival di Venezia 2021. Tratto dal romanzo autobiografico di Annie Ernaux , raggiunge in modo egregio l’obiettivo che si è prefissato: raccontare con uno stile duro e senza filtri, quel che di terribile accadeva nel 1963 a una ragazza che voleva assolutamente abortire e lo faceva con l’unico metodo possibile: quello clandestino.
Un premio che segue anche la tendenza presente in ormai quasi tutti i festival, di seguire le ultime correnti del politically correct (in particolare le tematiche LGBT, il diritto all’aborto). Conferire un premio significa quindi porre all’attenzione del vasto pubblico un film che affronta un tema sensibile nella giusta prospettiva secondo il punto di vista della giuria. A questo punto bisogna però capire come mai, in una città grande come Roma, il film sia stato proiettato in un numero esiguo di sale, per lo più in stile d’essai.
Non c’è niente da fare: al grande pubblico non piace la tematica dell’aborto. Tutti sanno che ci sono situazioni dolorose dove simili decisioni debbono venir fronteggiate con grandi incertezze e sofferenze ma non nel modo sfacciatamente ideologico con cui viene presentato in questo e in molti altri film precedenti.
E’ inutile negarlo: è in atto una vera e propria guerra mediatica dove i due partiti, il pro-life e il pro-choice si fronteggiano a suon di film e di serial Tv e conta poco il fatto che la legge, in tutti i paesi occidentali abbia ormai da tempo reso legale l’aborto. Prima di questo L’evenement, era uscito, con un approccio molto simile nel 2020, Mai raramente a volte sempre: la storia, ambientata all’oggi, di una ragazza che approda a New York presso una clinica della Planned Parenthood , una delle più grosse catene di cliniche per l’aborto. Ancor prima 4 mesi, 3 settimane, 2 giorni (2007) ambientato in Romania mentre nel 2006 era uscito quasi il capostipite della serie: Il segreto di Vera Drake . Su fronte del pro-life è arrivato di recente anche in Italia Unplanned (2019) e prima ancora, October Baby (2011). Da citare anche i film che prospettano, quando una giovane non si sente pronta ad essere madre, la soluzione dell’adozione, con i bellissimi Juno (2007) e In mani sicure (2018). Possiamo inquadrare fra i pro-life anche il recente Maid (2021). Non si parla di aborto ma mostra come una giovane donna, senza un lavoro e senza una casa, proprio perché è diventata madre, trovi l’energia e lo slancio (si tratta di un’altra storia vera) non solo per superare tutte le difficoltà ma anche per realizzare il suo sogno: studiare e diventare scrittrice.
Dicevamo che i due film più recenti pro-choice sono molto simili. Sia in Mai raramente a volte sempre che in La scelta di Anna – L’evenement lo spettatore viene subito informato che la ragazza è rimasta incinta. Nel primo non veniamo neanche a sapere chi è il padre; nel secondo ci viene presentato brevemente ma risulta evidente che non ci troviamo di fronte a un grande amore maturato da tempo ma piuttosto l’incontro di una notte. E’ evidente che in entrambi i film lo spettatore viene da subito escluso da un’eventuale storia romantica. Il diritto all’aborto è incondizionato: non ci sono dei se, dei forse o delle motivazioni previe. Nel film francese, in modo più evidente che in quello americano, viene indicato che strettamente collegato al diritto di abortire, c’è il diritto al libero amore. Anne, che aveva accettato di incontrarsi in una stanza d’albergo con un giovane incontrato sulla spiaggia, in seguito, nei momenti critici, quando il suo problema non era stato ancora “risolto”, non si nega una notte d’amore con un ragazzo incontrato in un locale da ballo. Il film abbonda di nudi femminili integrali, non solo di Anne ma di altre ragazze: sembra quasi che la protagonista del film non sia una persona ma il corpo della donna.
Non possiamo ora trascurare di parlare dello stile narrativo adottato dalla regista. Nulla viene risparmiato allo spettatore (ma soprattutto alle spettatrici): né quando Anna cerca di abortire da sola utilizzando un attizzatoio da camino né quando vediamo la mammana clandestina infilare terribili ferri nel corpo di Anne per poi estrarli sporchi di sangue. Eppure il feto non muore. In quei momenti, ci sembra proprio di fare il tifo per lui, di scoprire quanto la natura cerchi di proteggere quell’essere che tenta in tutti i modi di restare in vita. Alla fine lo vediamo anche noi, quel bimbo che doveva nascere: è un grumo di carne e sangue caduto in fondo al water ma ancora legato con il cordone ombelicale a quella madre che avrebbe dovuto accudirlo.
E’ questo il grande dubbio che suscita questo film. Perché tanta esplicita crudeltà? Ci troviamo di fronte a una nuova estetica neorealista che nulla lascia all’immaginazione (basti pensare ai contemporanei: La scuola cattolica e Squid Game) o piuttosto che lo sforzo di portare avanti la causa Pro-choice sia sempre più difficile e bisogna far ricorso a mezzi estremi?
Non dobbiamo dimenticare che oggi viviamo immersi in un mondo dominato dalle comunicazioni mediali e bisogna essere capaci di coglierne le astuzie. E’ appena iniziata la promozione sul referendum per la liberalizzazione delle droghe leggere ma naturalmente gli spot, le interviste non vanno al cuore del problema, cioè se queste droghe siano l’anticamera di quelle pesanti ma il vero problema, dicono, è che le carceri si stanno sovraffollando. In modo analogo ritornare indietro ai tempi in cui l’aborto era vietato come in questo film francese oppure indignarsi perché lo stato della Pennsylvania richiede l’approvazione dei genitori per autorizzare l’aborto per una minorenne, come nel film americano, è deviare dal tema principale. Legge o non legge il dilemma che deve affrontare ogni ragazza o donna che si trova in quelle condizioni, ci sarà sempre, oggi come negli anni ’60.
E il cuore del problema resta invariato: conciliare, per una donna, la legittima aspirazione a realizzarsi professionalmente, a trovare un uomo che si ama, ricambiata, con cui costruire una famiglia e diventare madre. Scelte ideologiche che spingono verso un estremo (libertà sessuale, libertà di aborto) o verso l’altro (dovere inderogabile di essere madre) non portano da nessuna parte e la guerra continuerà. Se di legge dobbiamo parlare, parliamo di leggi che facilitino la terza via, quella di portare a compimento la gestazione e poi dare in adozione il bambino.
In questa prospettiva, sia la protagonista del film francese che quella del film americano risultano dei “mostri di disumanità”. Concentrate caparbiamente nel loro unico obiettivo, prive di ogni rimpianto per aver compiuto un gesto non responsabile, prive di ogni umana, comprensibile, incertezza su ciò che è giusto fare, senza un grammo di attenzione verso quel bimbo che hanno in grembo, senza ascoltare nessuno, come l’americana che rifiuta la proposta di dare il figlio in adozione o la francese, che non si confida con i suoi magnifici genitori, una coppia molto affiatata che ha tanto affetto per lei. Le motivazioni psicologiche ci sono tutte: l’Anne francese, è presa dal panico: fugge da tutto e da tutti, non ascolta nessuno, deve solo raggiungere l’obiettivo di liberarsi dell’intruso che sta dentro di lei. L’americana Autumn si difende al contrario, attraverso l’apatia: evita ogni coinvolgimento emotivo e intellettivo e continua caparbiamente a ripetere che “non ho provato niente di particolare”.
Autore: Franco Olearo
Details of Movie
Etichetta | Non classificato |
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Paese | FRANCIA |
Tematiche (generale) | Aborto Adolescenti |
Tipologia | Film |
Titolo Originale | L'Evenement |
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